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lunedì, Ott 14

I koala si stanno evolvendo sotto i nostri occhi e la colpa è di un virus


Un virus simile all’hiv rende i koala vulnerabili alle infezioni, ma ci sta aiutando a capire uno dei meccanismi più inaccessibili dell’evoluzione, e a conoscere un po’ di più anche noi stessi

koala
(foto: Getty Images)

Poveri koala. Decimati dalla distruzione del loro habitat, dagli attacchi dei cani, dagli scontri con le automobili e dalle malattie, qualcuno sostiene che siano funzionalmente estinti. Ma proprio questa loro vulnerabilità ci sta regalando scoperte inaspettate. Un team di ricercatori internazionale ha infatti identificato il motivo per cui questi animali sono così sensibili alle infezioni (come la clamidia) e ad alcuni tipi di tumori (leucemie e linfomi): è il retrovirus KoRv, un patogeno simile a hiv che si integra nel genoma delle cellule debilitando l’organismo, ma costringendolo anche a evolvere (e sta accadendo sotto i nostri occhi) nuovi meccanismi immunitari. Da puccioso animale sfigato, insomma, il koala è diventato il nostro nuovo oblò sull’evoluzione. E potrebbe svelarci molto anche su noi stessi.

Che la clamidia e i tumori del sangue fossero un problema per i koala era già noto, ma per molti esperti un’incidenza così elevata doveva nascondere qualcosa. Questo qualcosa si è dimostrato essere un particolare tipo di virus che i ricercatori – dalle pagine di Cell – chiamano KoRv. Si tratta di un gammaretrovirus, cioè un virus a rna che (come hiv) infetta l’ospite, converte il proprio materiale genetico in dna e lo integra nel genoma delle cellule continuando a replicarsi. KoRv si è infiltrato anche nella linea germinale dei koala, cioè nelle cellule uovo e negli spermatozoi, per cui ormai fa parte del genoma degli animali e passa di generazione in generazione.

Niente di nuovo fin qui: si sa infatti che il dna dei mammiferi è costellato di sequenze di origine virale inattivate (cioè non più infettive) nel tempo, che modificandosi hanno anche contribuito in migliaia e migliaia di anni all’evoluzione di ogni specie. Basti pensare che si stima che l’8% del genoma dell’essere umano sia costituito da materiale genetico virale e che una di queste sequenze – giusto per fare un esempio – abbia contribuito all’evoluzione della placenta. Come dire che forse i mammiferi non sarebbero esistiti nella forma attuale senza quella ancestrale infezione.

Ci sono dei meccanismi che l’organismo mette in pratica per sopravvivere alle infezioni dei retrovirus e, dicono i ricercatori, i koala in questo momento si trovano nel bel mezzo del processo di evoluzione di una di queste strategie, offrendoci un’occasione davvero unica (perché in tempo reale) per comprendere come si è trasformato anche il nostro genoma.

“Quello che stanno attraversando è il processo che ha guidato l’evoluzione di ogni animale sul pianeta”, ha commentato William Theurkauf della University of Massachusetts Medical School e uno degli autori dello studio, che ha definito i koala una miniera d’oro per chi studia l’evoluzione.

Il team ha individuato nel koala un meccanismo immunitario innato che, usando come foto segnaletiche le sequenze virali endogene, riconosce i virus che attaccano le cellule durante una nuova infezione come qualcosa di estraneo e cerca di bloccarli, dando il tempo ai meccanismi dell’immunità adattativa di predisporre difese specifiche.

Questo sistema però è ancora immaturo: funziona ma non benissimo e forse anche per questo il retrovirus KoRv è così pericoloso per i koala. Ci sono evidenze infatti che sia in grado di risvegliare altre sequenze virali endogene.

“Una cosa davvero curiosa”, ha concluso Theurkauf, che però ha sottolineato come queste scoperte cambino sostanzialmente il modo in cui da ora in poi guarderemo al genoma: non è un’entità indifesa ma che reagisce ai colpi della selezione naturale.

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