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martedì, Ott 29

I migranti soccorsi dalla Ocean Viking sbarcheranno a Pozzallo


La nave, con 104 persone a bordo tra cui diversi minori e due donne incinte, aspettava indicazioni da più di una settimana: segno che col nuovo governo finora per le ong del Mediterraneo è cambiato poco

La nave Ocean Viking (foto: ALESSANDRO SERRANO/AFP/Getty Images)

Martedì 29 ottobre il governo ha autorizzato lo sbarco in Italia dei 104 migranti che erano stati soccorsi dieci giorni fa dalla Ocean Viking, la nave gestita dalle ong Medici senza frontiere e Sos Méditerranée. Tra di loro ci sono 41 minori e 10 donne, di cui due incinte. Il Viminale, che ha dato la notizia, ha fatto sapere che i migranti arriveranno a Pozzallo, nel Sud della Sicilia (provincia di Ragusa), e che 70 di loro verranno poi ricollocati in Francia e Germania.

La Ocean Viking aveva chiesto sia all’Italia che a Malta un porto dove sbarcare più di una settimana fa ma non aveva ottenuto risposte; lo stesso peraltro era accaduto alla Alan Kurdi, un’altra nave di una ong con decine di migranti a bordo. Medici senza frontiere ha annunciato su Twitter che è stato trovato un accordo anche sul destino di queste persone, ma per ora non sappiamo altro.

Il modo in cui il governo ha reagito a questo ennesimo caso che coinvolge una ong mostra diversi punti di continuità con quello gialloverde: ora il ministro titolare degli Interni non è più Matteo Salvini e non vengono più firmati divieti di ingresso alle navi, ma l’esecutivo continua di fatto a non autorizzare gli sbarchi fino a che non trova un accordo con le altre cancellerie europee sul ricollocamento dei migranti; la differenza, semmai, è che il tempo che le navi trascorrono in mare prima di ricevere l’autorizzazione allo sbarco è calato, passando da una media di 9 a 6 giorni.

Le mosse del governo

Luciana Lamorgese, il nuovo ministro di stanza al Viminale, avrebbe voluto automatizzare la procedura di ricollocamento e aveva per questo messo a punto un nuovo accordo sulla ripartizione dei migranti insieme ai suoi omologhi di Francia, Germania e Malta. L’intesa prevedeva che i migranti che fossero arrivati in Europa tramite una ong sarebbero stati ricollocati negli altri stati e il paese di primo ingresso non avrebbe dovuto più farsi carico da solo della loro accoglienza (come previsto dal famoso regolamento di Dublino).

Ad oggi, però, questo sistema appare ancora monco: come mostra quest’ultima vicenda, la ricollocazione non è ancora automatica ma frutto di lunghe trattative. Inoltre, quasi tutti i paesi del blocco si sono rifiutati di implementarlo, e gli unici che hanno dato la loro disponibilità sono stati Irlanda, Portogallo e Lussemburgo.

Per ovviare a questo problema, Lamorgese ha incontrato la scorsa settimana alcuni rappresentanti delle ong e ripetuto più volte che bisogna rafforzare i corridoi umanitari, cioè i trasferimenti diretti di alcune persone considerate particolarmente vulnerabili. Tuttavia, il governo non ha ancora messo a punto una strategia sull’immigrazione: non applica ma nemmeno abroga i decreti sicurezza, come aveva inizialmente chiesto il Pd durante le trattative che avevano portato all’alleanza col Movimento 5 stelle, e continua a valutare caso per caso.

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