Hai sentito parlare dei nuovi rilevatori di luce, minuscoli quanto uno spessore di capello? Sembra incredibile, ma sono stati creati da un gruppo di ricerca dell’Università di Bristol, nel Regno Unito, guidato da Jonathan Matthews e con la partecipazione dell’italiano Giacomo Ferranti.
Questi innovativi dispositivi potrebbero rivoluzionare le future connessioni quantistiche, rendendole più facili e veloci, o essere utilizzati come strumenti estremamente sensibili per rilevare le onde gravitazionali. I nuovi rilevatori sono dieci volte più veloci dei modelli precedenti e ben cinquanta volte più piccoli, occupando appena 80 per 220 micrometri su un chip in silicio.
Questa miniaturizzazione è fondamentale per il futuro delle comunicazioni quantistiche, in grado di trasportare informazioni tra computer quantistici nelle reti internet del domani. I rilevatori homodyne, come vengono chiamati, sono essenziali nelle applicazioni dell’ottica quantistica e possono essere utilizzati a temperatura ambiente.
Jonathan Matthews ha sottolineato l’importanza della fabbricazione scalabile della tecnologia quantistica, evidenziando che è fondamentale per sbloccare il potenziale benefico di questa tecnologia. Sfruttando strumentazione accessibile sul mercato, il team di ricerca ha dimostrato che è possibile realizzare dispositivi quantistici all’avanguardia senza la necessità di costose attrezzature.
In conclusione, i nuovi rilevatori di luce rappresentano un passo avanti fondamentale verso un futuro in cui la tecnologia quantistica sarà una realtà quotidiana. Il lavoro del team di ricerca di Bristol apre la strada a nuove possibilità nelle comunicazioni, nella ricerca scientifica e nello sviluppo di computer quantistici sempre più potenti.



