Da Wired.it :

Il brano **Rasti **di cui vi mostriamo il video in anteprima è la versione Mombao di Rasti moj zeleni bore, un canto tradizionale serbo riarrangiato a due voci e pesantemente ibridato con voci artificiali da Damon e dal produttore Giacomo Carlone durante la fase di lavorazione in studio. Ci ritroviamo così una versione tecno-pagana di una melodia che si ritrova sia in contesti profani che in alcuni contesti sacri. Il loro approccio è estremo e vive dell’ibridazione fra generi e le lingue. Trasformano un canto chiesastico in robot che pregano in una cattedrale di un metaverso abbandonato, un culto nell’etere di un mondo post-internet.

Giulio Favotto

Il primo album dei Mombao, Sevdah, non è ancora uscito. Il lavoro è cominciato qualche anno fa quando vi è stato l’incontro con Giulio Favotto, regista e artista visivo che ha apprezzato il progetto e ha deciso di imbarcarsi in questo imprevedibile viaggio. Tutto ciò ha portato il gruppo a una continua ricerca parallela, cercando di restituire nel mondo visivo i nostri vettori di ricerca: il passato, il futuro, la mescolanza fra umano, animale e vegetale, la linea sfocata fra il sogno e la realtà. Racconta Damon: “In quel periodo frequentavo una rete di persone che si stavano occupando di nuove tecnologie fra cui Rosa Cinelli, Federica Sasso e il collettivo Kokoschka Revival. La loro ricerca si occupa, rispettivamente, di analizzare la capacità di rappresentare il reale di alcune tecnologie immersive, fra cui la fotogrammetria, del rapporto fra corpo e l’identità digitale e di design interattivo tramite l’utilizzo di camere 3D come la Kinect. Dopo i primi tentennamenti mi sono accorto di esserne profondamente affascinato, così abbiamo così deciso di sperimentare”.

E il risultato nel video è evidente, spiega sempre Damon: “Ci siamo ritrovati così in mano questi idoli tridimensionali, corpi umani trasformati in cyborg dorati con delle gonne nere da dervisci, come fossimo dei sacerdoti di un culto solare alieno, sostenendo uno strano animale vegetale creato da Maria Bollettini, la nostra ‘flower arranger’ preferita. Siamo riusciti così a connettere tutti i punti: il passato, il futuro, l’utopia, il vegetale, il corpo umano, l’animale, le nuove tecnologie, la macchina e la poesia



[Fonte Wired.it]