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I “nanocorpi” di lama e cammelli potrebbero rivoluzionare la cura delle patologie cerebrali, come Alzheimer e schizofrenia

by | Nov 10, 2025 | Tecnologia


I nanocorpi potrebbero essere la prossima grande rivoluzione terapeutica in neurologia. Meglio conosciuti come anticorpi a dominio singolo, si tratta di frammenti di anticorpo molto più piccoli dei loro precursori, ma stabili e precisi nel colpire il proprio bersaglio (a volte anche più degli anticorpi tradizionali). E secondo un gruppo di esperti dell’università di Montpellier e del Center National de la Recherche Scientifique (Cnrs) francese, potrebbero presto portare allo sviluppo di una nuova generazione di farmaci, finalmente efficaci e sicuri, per una moltitudine di patologie neurodegenerative e neuropsichiatriche, come Alzheimer e schizofrenia, per cui oggi le alternative terapeutiche sono estremamente limitate.

La sorpresa nel sistema immunitario dei cammelli

L’individuazione dei nanocorpi risale agli inizi degli anni ‘90, quando un gruppo di scienziati belgi isolò queste molecole – all’epoca sconosciute – nell’organismo dei camelidi (la famiglia di mammiferi di cui fanno parte cammelli, lama, alpaca e simili). Si tratta di frammenti di anticorpi dotati di due catene proteiche pesanti, come di consueto, ma privi delle due leggere presenti di norma in queste molecole. Più piccoli e leggeri di un anticorpo tradizionale, quindi, ma altrettanto capaci di legarsi selettivamente a uno specifico antigene.

Sono stati studiati per le loro potenziali applicazioni terapeutiche. Ma per lungo tempo si è pensato che non fossero particolarmente adatti per colpire bersagli all’interno del cervello, perché le dimensioni contenute li fanno eliminare velocemente dai reni una volta all’interno del flusso sanguigno, e faticano ad attraversare la barriera ematoencefalica che protegge il cervello, con il risultato che di norma spariscono dall’organismo prima che possano esplicare la propria funzione sulle cellule neurali. Problemi che – scrivono i ricercatori in un commento pubblicato sulla rivista Trends in Pharmacological Sciences – sono però in larga parte stati superati dalle ricerche degli ultimi anni.

Una nuova classe di farmaci

I nanocorpi prelevati dai camelidi sono stati ingegnerizzati ormai da diversi gruppi di ricercatori in modo da ottimizzarne la capacità di attraversare la barriera ematoencefalica. E questo li rende estremamente promettenti come farmaci indirizzati al sistema nervoso centrale, perché le dimensioni contenute (la porzione responsabile di riconoscere e legarsi agli antigeni è 10 volte più piccola di quella degli anticorpi completi) li rendono più economici da produrre, e perfetti per colpire il bersaglio desiderato evitando di interagire negativamente con altri gruppi di cellule neurali. Riducendo così – almeno in teoria – il rischio di effetti collaterali, che ad oggi risulta invece tra i principali problemi degli anticorpi monoclonali sviluppati per agire a livello cerebrale.

Si tratta di piccole proteine altamente solubili, che possono entrare nel cervello in modo passivo”, spiega Pierre-André Lafon, ricercatore del Cnrs che ha collaborato al paper. “Al contrario, i farmaci a piccole molecole che sono stati sviluppati per attraversare la barriera ematoencefalica sono per natura idrofobici, caratteristica che ne limita la biodisponibilità e che aumenta il rischio di legami off-target, e quindi di effetti collaterali”.

Le ricerche sono agli albori

Per ora, i ricercatori francesi ammettono che i nanocorpi sono farmaci promettenti, per i quali però mancano ancora robuste prove di efficacia. In una ricerca precedente dello stesso team, i nanocorpi hanno dimostrato su modello murino di poter raggiungere il cervello, e di poter invertire il declino cognitivo associato ad un modello animale di schizofrenia (agendo sul circuito cerebrale dell’N-metil-d-aspartato, considerato uno dei possibili meccanismi alla base di questa malattia). Nonostante simili risultati, estremamente incoraggianti, la strada è ancora lunga, prima di poter immaginare di iniziare le sperimentazioni su pazienti umani.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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