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sabato, Mar 18

I rifiuti spaziali stanno diventando un problema serio, anche per la Iss



Da Wired.it :

Lo spazio si va facendo sempre più trafficato. E con ogni satellite che viene messo in orbita, si creano nuovi detriti destinati a trasformarsi in rifiuti spaziali. La comunità scientifica lo sa bene, tanto che ha deciso di lanciare un appello chiedendo uno sforzo globale per eliminare i rifiuti che orbitano attorno al nostro pianeta. Così come la Nasa, che di recente ha dedicato al problema un rapporto, in cui analizza i pericoli che corrono ogni giorno la stazione spaziale internazionale e i satelliti in orbita terrestre a causa dei rifiuti spaziali, le possibili soluzioni e il loro costo.

Un po’ di numeri

Per comprendere le dimensioni del problema è utile iniziare dando un’occhiata alle stime più aggiornate elaborate dallo Space Debris Office dell’Esa. Dal 1957 i lancia spaziali sono stati in totale 6.370, per circa 15mila satelliti inseriti in orbita, di cui 9.790 ancora nello spazio, e 7.200 ancora in funzione. Esplosioni, collisioni e incidenti di vario tipo sono avvenuti circa 640 volte, producendo un’enorme mole di frammenti che ora intasano l’orbita terrestre: le stime dell’Esa parlano di 36.500 detriti di dimensioni superiori ai 10 centimetri, un milione compresi tra uno e 10 centimetri, e 130milioni tra il millimetro e il centimetro.

In questo caso, non bisogna farsi ingannare dalle dimensioni. I rifiuti spaziali più piccoli e più abbondanti in realtà sono anche i più pericolosi, perché viaggiando a 28mila chilometri orari anche un frammento di pochi millimetri può provocare danni ingenti. Per farsi un’idea, diversi finestrini degli Space Shuttle, negli anni precedenti al loro pensionamento, sono stati sostituiti a causa dell’impatto di detriti spaziali che le analisi hanno poi dimostrato essere niente altro che microscopiche croste di vernice staccatesi da qualche satellite dopo decenni di onorato servizio nello spazio.

Nei decenni, gli incidenti spaziali causati dall’impatto con micrometeoriti e rifiuti spaziali (spesso difficili da distinguere gli uni dagli altri) non sono quindi mancati. Come nel caso del microsatellite militare francese Cerise, che nel 1996 si scontrò con un detrito proveniente dallo stadio superiore di un razzo Ariane 1, perdendo il suo stabilizzatore a gradiente di gravità (una lunga barra di metallo che serve a stabilizzare passivamente i satelliti). O in quello del satellite per le comunicazioni russo Ekspress AM11, distrutto da un oggetto non identificato (ma ritenuto quasi certamente spazzatura spaziale) nel 2006. O ancora, nel caso del satellite della Nasa Aura, dedicato allo studio dell’atmosfera, che nel 2010 ha perso metà dei suoi 11 pannelli solari in seguito all’impatto con detriti spaziali non identificati.

I rischi per la Iss

Veniamo alla stazione spaziale internazionale, sicuramente il più importante manufatto umano posizionato stabilmente nell’orbita terrestre. È facile immaginare che una struttura di quasi 100 metri, per 80 di larghezza, debba avere qualche problema a navigare uno spazio sempre più ingolfato da satelliti e pericolosa spazzatura. E in effetti è proprio così. Quando un detrito potenzialmente pericoloso di cui è nota l’esistenza si avvicina troppo alla stazione (ovvero quando la sua orbita lo porta a passare entro 50 chilometri dall’Iss), i protocolli della Nasa richiedono che venga messa in atto una procedura di evitamento, per scongiurare il rischio di una collisione. E la frequenza di questi interventi è in aumento da anni. Proprio in questo inizio di 2023 l’Iss ha già dovuto attivare i suoi motori due volte, a distanza di poco più di una settimana, per dribblare un incontro ravvicinato con due diversi satelliti. Dal 1999 è già accaduto 32 volte, con costi non indifferenti per ogni manovra, che ha calcolato il recente rapporto Nasa. Servono 70 chili di propellente per spostare la Stazione spaziale internazionale dalla sua orbita, e altrettanti per riportarla su quella precedente una volta superato il pericolo. Tutto considerato, parliamo ci circa un milione di dollari per manovra, per evitare danni stimati (nella peggiore delle ipotesi, cioè la distruzione della stazione o l’impossibilità di proseguire le operazioni) in circa 2-300 milioni di dollari.

È tempo di agire

Al momento, il rischio che corrono satelliti, stazioni spaziali e razzi che partono dal nostro pianeta è considerato ancora relativamente basso. Ma gli esperti assicurano che è destinato ad aumentare velocemente nei prossimi anni, in assenza di interventi decisi in ambito internazionale. Uno dei primi a sollevare la questione, negli anni ’70, è stato l’astrofisico della Nasa Donald Kessler, ideatore di quella che viene definita sindrome di Kessler: uno scenario ipotetico in cui la densità di satelliti e rifiuti in orbita attorno al nostro pianeta diventa così elevata, che una singola collisione tra due oggetti di dimensioni relativamente elevate (qualche decimetro di diametro), crea una reazione a catena, in cui i detriti prodotti provocano nuove collisioni, nuovi detriti, e così via. Il risultato, un tale affollamento di frammenti in orbita da rendere impossibile lanciare nello spazio nuovi strumenti, satelliti o razzi per decenni, in attesa che la gravità faccia il suo corso, portando la spazzatura spaziale a rientrare nell’atmosfera e disintegrarsi ricadendo sulla superficie.



[Fonte Wired.it]