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mercoledì, Gen 13

I rischi (e le opportunità) del revival di Sex and the City



Da Wired.it :

Appena abbiamo appreso dell’imminente ritorno di Carrie, Charlotte e Miranda ci siamo domandati: sarà all’altezza della fama che lo precede? Senza Samantha e in un mondo completamente rivoluzionato, la paura del flop è concreta

Bastava osservare, nelle scorse ore, le reazioni sui social alla notizia della conferma ufficiale di un revival di Sex and the City. Giubilo generalizzato in apparenza, ma anche qualche remora, qualche barlume di timore: e se non fosse poi un’ idea così brillante? Perché il dubbio c’è, ed è comune a tanti progetti simili che hanno interessato titoli più o meno cult del passato, da Beverly Hills 90210 a Una mamma per amica, da Will & Grace a Streghe e così via. Certo è che Sex and the City è molto più di una serie da ricordare: è stata un fenomeno di costume, una rivoluzione culturale, uno spartiacque nella rappresentazione femminile. Insomma, una vera e propria pietra miliare del piccolo schermo alle soglie dei 2000, nonostante con gli anni ci siamo accorti dei difetti che la rendevano comunque figlia dei suoi tempi: scomodare questa eredità così prestigiosa e complessa può essere un’arma a doppio taglio. Quali possono essere, allora, i rischi (ma anche le opportunità) di un’operazione nostalgia del genere?

1. L’assenza di Samantha

Ad accompagnare la notizia che Hbo Max ha ordinato 10 nuovi episodi con le protagoniste originarie di Sex and the City, anche quella – a dire il vero data per ovvia – dell’assenza di Samantha: sono anni l’attrice Kim Cattrall ripete di non voler più avere a che fare con le ex colleghe, accusandole di ogni tipo di violenza psicologica. Non è il primo caso di un ritorno con un cast sguarnito rispetto all’originale, eppure la perdita di Samantha, che era l’anima più disinibita e sarcastica del gruppo di amiche, è molto rilevante. Soprattutto se pensiamo a come veniva trattato il sesso nelle prime stagioni: rispetto ad approcci più romantici, pudici o timorosi delle altre, Samantha era la voce dell’eros genuino, liberato, emancipato e senza freni. Perché una serie che ha il sesso nel titolo deve esplorare anche questa dimensione più dirompente. La speranza è che vengano introdotti nuovi espedienti per colmare la lacuna.

2. Il sesso che cambia

Il sesso, appunto. Da quando Sex and the City è finito nel 2004, il modo di vivere la sessualità è molto cambiato. Innanzitutto, anche un telefilm di questo tipo ha aiutato a sdoganare il discorso erotico e a renderlo più mainstream. Poi, si sono evolute proprio le modalità: ora c’è Tinder, c’è la fluidità, c’è il poliamore, ci sono – in tempi di pandemia – i fuckpod. Non che Sex and the City, con la consueta lungimiranza, non abbia anticipato alcune tendenze che imperversano oggi. Però, appunto, anche il revival dovrà essere all’altezza della sua fama, continuando a raccontare le relazioni in modo davvero contemporaneo, non solo soffermandosi al languore romantico e zuccherino che aveva caratterizzato in particolare le ultime stagioni e i film.

3. Una nuova età

È stato confermato che i nuovi episodi di Sex and the City vogliono descrivere la vita di Carrie, Charlotte e Miranda ormai cinquantenni. Il che è un obiettivo di grande interesse, visto che non si vedono spesso racconti franchi e realistici su personaggi femminili over 50, che invece rappresentano sempre più una spina dorsale fondamentale, vivace e molto originale della nostra società. Sono innumerevoli gli spunti che possono venire da questa fascia d’età, soprattutto evitando di cadere nelle trappole dei cliché e degli stereotipi (a proposito di Samantha, il suo personaggio di certo non ha ricevuto giustizia venendo dipinta nei film come quasi esclusivamente alle prese con le sue caldane). C’è bisogno di un discorso liberato, sincero, avvincente sulle 50enni di oggi, e Sex and the City potrebbe avere le carte in tavola per farlo.

4. Una maggior inclusività

Un altro rischio del revival parte dal fatto che la serie possa essere invecchiata “male”. A vederla con gli occhi di oggi è espressione purissima del suo tempo: racconta la vita di quattro donne bianche, (quasi del tutto) eterosessuali, privilegiate, urbane. Negli anni si sono moltiplicati i racconti che hanno ampliato la rappresentazione televisiva, ma Sex and the City è finita troppo presto per partecipare a questa ondata. Su alcuni argomenti, come la rappresentazione delle persone Lgbt+ o la partecipazione di personaggi di colore, la produzione mostra oggi lacune e stereotipi, e ad ammetterlo è stata la stessa protagonista e produttrice Sarah Jessica Parker. Il revival offre una specie di seconda possibilità dorata, dunque, un’altra chance per introdurre personaggi e storie diversificate, inclusive, che vadano al di là delle piccole quote dovute alle minoranze. Un racconto intelligente e innovativo potrebbe essere nelle corde di Sex and the City.

5. Effetto Emily in Paris

Inutile negarlo, gli emuli di Sex and the City negli anni non sono mancati. Ultimo in ordine di tempo: Emily in Paris, serie Netflix che fra l’altro ha in comune con SATC il creatore Darren Star e la costumista, la mitica Patricia Field. Però, proprio rispetto a Emily in Paris non sono mancate le critiche, soprattutto per la rappresentazione di un mondo della moda che non è più attuale, con un glamour ormai vintage e certi meccanismi che oggi, con il boom dei social e degli influencer, sono totalmente rivoluzionati. Carrie Bradshaw è diventata nel frattempo una webstar alla Chiara Ferragni? Difficile prevederlo, ma l’importante è che Sex and the City riesca a star al passo con i tempi anche in materia di storytelling e di comunicazione della moda, che sono stati colonne portanti del corso originale. Spesso i revival generano molte (troppe) aspettative, dunque il rischio di delusione è amplificato; ma nel caso di Sex and the City, che è stato un prodotto culturale e televisivo amato e rivoluzionario, non possiamo comunque non sperare che l’asticella sia spostata sempre più in alto.

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[Fonte Wired.it]