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giovedì, Mar 16

Identità digitale europea, inizia la resa dei conti (e riguarda anche Spid)



Da Wired.it :

A spingere è la Germania, che ha investito sulla carta di identità elettronica, assegnata a tutti i cittadini. Tuttavia proprio dalla Germania Bitkom, associazione di categoria che rappresenta 2.700 aziende dell’economia digitale, si è schierata contro la scelta di un livello alto. Una posizione che la avvicina all’italiana Assocertificatori, che rappresenta gli operatori di Spid, o il Cloud signature consortium che dà voce agli operatori italiani, spagnoli e francese. Nel mirino il fatto che un livello di sicurezza alto richiede dispositivi come lettori di smart card e altri requisiti tecnici che minerebbero l’esperienza utente. Dati 2022 dell’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) dimostrano che, se Spid e Cie contano un numero di iscritti pressoché identico (33,5 milioni il primo contro i 32,7 della seconda), il sistema pubblico di identità digitale è stato usato per effettuare un miliardo di accessi ai servizi pubblici, contro i 21 milioni della carta di identità elettronica. In Germania ci sono 60 milioni di carte di identità elettroniche, ma sono state usate solo 11 milioni di volte nel 2021.

Il caso firme elettroniche

Dalla commissione Itre è uscita anche la proposta di garantire le firme elettroniche qualificate gratis per i cittadini. Bitkom ed European signature dialog, altra associazione di categoria, contestano la scelta, perché la gratuità viene garantita a tutti (che siano persone o aziende) e siccome per tenere in piedi l’infrastruttura informatica per offrire questi servizi occorre spendere, toccherà agli Stati foraggiare gli operatori. Quel che il cittadino non paga direttamente, sarà compensato dalla tasse. 

E non è detto che a quel punto gli Stati garantiscano lavoro per tutti, scommettendo magari su un solo fornitore o su una rosa ristretta e tagliando le gambe agli altri, che oggi in Europa muovono un mercato da 2 miliardi. Per Bitkom va fatta chiarezza anche su chi sarà autorizzato a gestire il wallet europeo. Oggi l’articolo 6 del regolamento prevede tre casi: gestione diretta dello Stato, mandato del governo a un fornitore e mercato libero. Quello che non è chiaro è se le tre condizioni possono coesistere (cosa che piace alle aziende, come nel caso dei contratti Spid) o se è una esclude l’altra, riducendo così, nel caso delle prime due, le opportunità di business.

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Sorveglianza digitale

Eidas è un regolamento combattuto anche a livello politico. È un attimo che si trasformi nel cavallo di Troia di una schedatura digitale su larga scala. O di sorveglianza sulle attività delle persone, per esempio, se un cittadino usa la app per confermare la maggiore età a un sito porno. Patrick Breyer, eurodeputato del Partito pirata, sottolinea come la proposta del Parlamento prevede che i dati nel wallet “devono essere archiviati sul dispositivo dell’utente, salvo che non scelga esplicitamente che sia creata una copia esterna su cloud” e “protegge il diritto a usare i servizi digitali in modo anonimo”. 



[Fonte Wired.it]