Seleziona una pagina
domenica, Gen 15

Idrogeno, le startup italiane che ci scommettono



Da Wired.it :

L’Italia è il quinto paese dell’Unione europea per numero di brevetti legati all’idrogeno, un combustile pulito dalle grandi potenzialità: lo si può ricavare dall’energia rinnovabile, non rilascia anidride carbonica quando viene bruciato ed è in grado di sostituire il petrolio e il gas naturale in tutte quelle applicazioni – negli stabilimenti chimici, nelle acciaierie, nei trasporti pesanti non elettrificabili – sprovviste di alternative low-carbon.

Bruxelles vuole arrivare a produrre 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile (o “verde”) sul territorio comunitario entro il 2030, sostenendo questo sforzo con una apposita “banca” da 3 miliardi di euro. Ad oggi l’idrogeno viene generato quasi esclusivamente da fonti fossili. La questione del passaggio al più costoso green non è soltanto economica e industriale, ma anche politica: la manifattura di elettrolizzatori alcalini, i macchinari necessari alla produzione di idrogeno dall’elettricità rinnovabile, si concentra infatti in Cina, da cui l’Europa rischia di diventare dipendente se non svilupperà delle filiere proprie.

article image

Realizzato da Rolls-Royce e testato con easyJet, ha dato ottimi risultati, che segnano una pietra miliare per l’aviazione e un passo avanti verso la decarbonizzazione del settore

L’Unione è prima al mondo per brevetti 

L’Unione europea, però, risulta prima al mondo – con una quota del 28 per cento – nella registrazione di brevetti di tecnologie per l’idrogeno dal 2011 al 2020; seguono, nello stesso periodo di tempo, il Giappone con il 24 per cento e gli Stati Uniti con il 20. I dati provengono da uno studio dell’Agenzia internazionale dell’energia e dell’Ufficio europeo dei brevetti (Epo) pubblicato pochi giorni fa, intitolato Hydrogen patents for a clean energy future. Dove viene tuttavia fatto notare come l’innovazione si focalizza principalmente sul settore automobilistico e ancora poco sulle altre possibilità di utilizzo dell’idrogeno, per esempio per la generazione energetica, per il riscaldamento o per la produzione di acciaio. Sul fronte delle ricerche, invece, secondo un’analisi di Elsevier, uno dei più importanti editori scientifici al mondo, la Cina è in prima linea: tra il 2017 e il 2021 conta 6mila progetti di ricerca contro i duemila degli Stati Uniti. 

Il contributo del nostro paese alla quota di brevetti europei è numericamente inferiore a quello della Germania (che vale l’11 per cento del totale globale) e della Francia (il 6 per cento). Ma nel rapporto viene citata un’importante azienda chimica italiana, De Nora, che realizza elettrodi alcalini per gli elettrolizzatori e che, per quantità di brevetti depositati in questo segmento, è preceduta solo dalla giapponese Asahi Kasei. Danieli, società bresciana di impianti siderurgici, figura invece tra i massimi fornitori di soluzioni a base di idrogeno.

Pale eoliche, energia rinnovabile

Dalle industrie pesanti al riscaldamento domestico, fino ai mezzi di trasporto. È la promessa di una rivoluzione green che potrebbe diventare concreta già nel 2030. Ma ci sono ancora molti ostacoli: a cominciare dal prezzo delle rinnovabili

Il ruolo delle startup italiane

Ma a spingere l’innovazione non sono solamente le imprese grandi e strutturate. L’Epo sottolinea il ruolo delle startup, che in Italia sono molte e orientate verso le tecnologie pulite. Alcune di queste hanno depositato dei brevetti presso l’organizzazione: ad esempio Hysytech, fondata nel 2003 a Torino; SolydEra, che ha sede in provincia di Trento e punta a raggiungere lo status di unicorno (si chiamano così le startup non quotate valutate più di 1 miliardo di dollari) entro il 2025; o StoreH a Rovereto.

Hysytech ha sviluppato H2Genio, una tecnologia per la generazione di idrogeno dal biogas, che a sua volta è ottenuto dai rifiuti organici o dalle acque reflue. Oltre a permettere il riutilizzo di materiali di scarto, l’azienda afferma che il suo metodo consente di produrre idrogeno con un consumo di elettricità venti volte inferiore rispetto all’elettrolisi, il processo che impiega gli elettrolizzatori. Hysytech ha messo a punto un impianto sperimentale per l’idrogeno da biogas, BioroburPlus, in grado di fornire 50 Nm3/h (metri cubi normali, cioè a condizioni standard, all’ora, un’unità di misura) di combustibile pulito, a parte un ridotto apporto di energia fossile necessaria ad azionare processore e pompe: il progetto è stato finanziato dalla Commissione europea attraverso il programma sulla ricerca Horizon 2020.



[Fonte Wired.it]