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mercoledì, Set 04

Il cancro è la prima causa di morte tra le persone di mezza età nei paesi ricchi


Secondo uno studio canadese le morti per cancro nei Paesi più abbienti sarebbero circa il doppio di quelle per malattie cardiovascolari: una transizione epidemiologica da cui poter imparare

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(foto: Getty Images)

Se hai tra i 35 e i 70 anni e vivi in un Paese ad alto reddito, hai maggiori probabilità di morire di cancro che di infarto. È questa la conclusione di uno studio della McMaster University (Canada) condotto su oltre 160mila persone in 20 Paesi del mondo e appena pubblicato sulle pagine della rivista Lancet. Un trend che secondo gli esperti era prevedibile, ma registrare il sorpasso conferma il successo delle strategie di prevenzione e trattamento dei problemi cardiovascolari e aiuterà a capire come implementare le azioni sanitarie nei Paesi a basso reddito.

Lo studio

La ricerca canadese è la più grande del suo genere. I dati derivano dal progetto Prospective Urban Rural Epidemiology (Pure), e riguardano i decessi e le relative cause in una popolazione di 162.534 adulti trai 35 e i 70 anni, raccolti tra il 2005 e il 2016. Lo studio include Paesi a basso (Tanzania, Zimbabwe, Bangladesh, Pakistan e India), medio (Filippine, Iran, Sudafrica, Colombia, Cina, Brasile, Malesia, Turchia, Polonia, Argentina e Cile) e alto reddito (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Canada e Svezia).

I risultati

Analizzando i dati, i ricercatori hanno osservato che complessivamente le malattie cardiovascolari rimangono la prima causa di morte a livello globale, ma confrontando i Paesi per fascia di reddito si nota come invece nei Paesi ad alto reddito siano i tumori a detenere il triste primato per la popolazione considerata. Per la precisione, scrivono i ricercatori, nei Paesi a basso reddito “le morti per malattie cardiovascolari superavano di tre volte quelle per cancro”, mentre nei Paesi ad alto reddito “le morti per cancro sono circa il doppio di quelle per malattie cardiovascolari”.

A corollario di questo studio, alcuni degli autori hanno pubblicato (sempre su Lancet) un altro lavoro in cui hanno indagato i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, concludendone che, a fianco della triade accertata ipertensione – fumo – grassi, siano da annoverare anche il basso grado di istruzione e l’inquinamento sia ambientale sia domestico. Tutti fattori modificabili.

I limiti

Anche se si tratta del più ampio studio nel suo genere, non serve essere degli esperti per notare che il campione è ancora abbastanza limitato. Basti considerare che tra i Paesi ad alto reddito mancano gli Stati Uniti (anche se ricerche precedenti su dati Usa avevano già sottolineato l’inversione di tendenza tra tumori e malattie cardiovascolari). Le più grosse lacune però, fanno notare in un editoriale (ancora su Lancet) Stephanie Read, del Women’s College Research Institute e del Women’s College Hospital di Toronto, e Sarah Wild, dell’Università di Edimburgo nel Regno Unito, riguardano l’Africa e il Medio Oriente.

Per confermare questa “transizione epidemiologica” nei Paesi ad alto reddito saranno sicuramente necessarie altre indagini, dunque.

Tuttavia studi di questo tipo secondo gli esperti permettono di osservare se e come le strategie per combattere le malattie cardiovascolari abbiano funzionato, di individuare i punti di forza delle azioni sanitarie e di capire se sia possibile esportare il modello anche nei Paesi più svantaggiati.

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