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Il cinema italiano e il suo nuovo spauracchio, l’intelligenza artificiale

da | Mag 9, 2025 | Tecnologia


Al contrario come si può tollerare che, quando qualcuno a livello istituzionale tenta di aprirsi al nuovo, si scateni una reazione di sdegno e condanna senza volutamente cogliere il punto? È accaduto recentemente con SophIA, un laboratorio che offre servizi di pre-produzione e post-produzione in AI per audiovisivo, che ha creato un concorso di sceneggiature “scritte con il supporto di chatbot e modelli linguistici generativi (LLM)”, sostenuto come media partner da Rai Cinema, il principale produttore italiano. In palio c’è la realizzazione del corto con il laboratorio di SophIA e la possibilità che Rai Cinema Channel valuti “l’eventuale acquisto e distribuzione del cortometraggio vincitore”. Parliamo del minimo sindacale, come dire: “se poi ci piace, forse lo compriamo”.

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Eppure, puntuale è arrivata l’indignazione: “È inaccettabile che in questo particolare momento storico Rai Cinema, finanziata anche dallo Stato e dal canone pubblico, possa acquistare e distribuire opere generate dall’intelligenza artificiale”, ha dichiarato WGI Italia, una delle associazioni di categoria degli sceneggiatori, che in quanto tali sanno benissimo leggere e comprendere il testo e quindi sanno perfettamente che non si parla di opere generate dall’AI, ma realizzate con quegli strumenti, cioè il loro futuro. Sanno bene che si tratta di osservare come viene usata la tecnologia e quali risultati possa dare. Si parla di offrire possibilità, per quanto limitate (un corto forse da produrre che forse verrà comprato) per portare avanti il settore, non per sostituire qualcuno.

E di nuovo come nel caso dell’esempio precedente, l’insurrezione di WGI Italia, che di certo non è sola ma gode dell’appoggio di personalità del cinema italiano, ha anche motivazioni fondate: il settore del cinema è fermo da un anno, ci sono problemi grossi da affrontare, una legislazione da aggiornare, lavori a rischio e l’esigenza ancora una volta di impedire un uso distorto della tecnologia da parte delle produzioni lavorando sui contratti e sulle garanzie. Tutto giusto. Ma vista la sproporzione tra queste esigenze e problemi e il concorso di cortometraggi vagamente appoggiato da Rai Cinema, è anche chiaro che in questo caso i grandi problemi sono un mantello per giustificare l’ennesima battaglia di principio contro l’intelligenza artificiale, che ne vuole fraintendere le possibilità per proteggere le categorie che non intendono aggiornarsi.

Indietro su tutto da sempre il cinema italiano non vede le possibilità di cambiamento e di novità nemmeno quando ce le ha davanti. O forse le vede e le capisce bene e per questo le combatte senza sosta, senza quartiere.





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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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