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Il Como calcio si dà al venture. Perché le startup diventano la nuova partita da vincere

by | Nov 1, 2025 | Tecnologia


Il nuovo filone del venture capital non è, però, né deve essere maquillage. È governance vera e propria: valutazione e selezione dei potenziali investimenti, misurazione d’impatto, diritti di proprietà intellettuale, gestione di conflitti (soprattutto nella multi-club ownership). È anche disciplina finanziaria: in pratica, i club investono con criterio e soprattutto nelle fasi iniziali (pre-seed, seed, Series A), dove non conta solo il denaro. Mettere a disposizione stadio, dati e tifosi come laboratorio vivo può avere un valore pari a un assegno.

E quando un prodotto funziona (ticketing intelligente, wearable clinico, strumenti di produzione media con AI, soluzioni di mobilità locale) il ritorno si moltiplica: equity upside, royalties, contratti B2B, reputazione. Il tutto con una ricaduta operativa sia sul fronte gestionale sia sul fronte sportivo: meno infortuni, più personalizzazione dell’esperienza, migliori decisioni sul campo grazie ai dati. Proviamo a fare un esempio: una startup di sensori per la prevenzione degli infortuni ottiene dal club la possibilità di fare un test con la prima squadra, validazioni mediche e visibilità allo stadio. In cambio offre una quota di equity o condizioni economiche favorevoli. Per la startup, quel “pacchetto di test + dati + vetrina” può valere quanto un investimento in denaro nella stessa fase.

I club di calcio si muovono quindi come venture capitalist, ma il vero successo non sta nel numero di progetti lanciati, ma in quanti raggiungeranno la fase di commercializzazione e impatto reale.

Il caso Como Venture

Dentro questa mappa, il caso Como 1907 è interessante perché rende ancora più esplicita la tesi: il club, insieme a The Players Fund, ha varato Como Ventures, una piattaforma che selezionerà startup e le farà crescere usando il territorio e l’ecosistema del marchio come banco di prova. Le aree sono sei e raccontano l’ambizione di parlare al mondo “oltre i 90 minuti”: health tech e human performance; hospitality di lusso e travel; media technology e nuovi format; next-gen mobility; infrastrutture per merchandising e retail; sostenibilità e tutela dell’ambiente. Il programma offre esposizione di brand, ambienti reali per sperimentazioni continue e accesso a partner con capitali da investire; con la maturità di questa esperienza, è prevista l’operatività di un fondo interno focalizzato su pre-seed, seed e Series A.

La cornice strategica è sintetizzata da Ryan Shelton, Chief Revenues Officer del Como calcio: il club è “molto più di una squadra di calcio”, un’azienda di entertainment, media e tecnologia con la squadra come “mozzo della ruota”. L’iniziativa di venture trasforma dunque quel mozzo in un living lab dove le startup fanno esperimenti pilota su pilota nell’ambito di hospitality, mobilità, retail, media, wellness e sostenibilità, creando nuovi ricavi per il club (licensing, joint venture, servizi, quota di equity) e affinando allo stesso tempo il core business sportivo. In una destinazione globale come il Lago di Como, l’innovazione dovrebbe dunque diventare anche motore turistico: esperienze premium, permanenze più lunghe, una narrazione internazionale che alza il valore del brand e del territorio.

Attenzione a questi segnali

Siamo tuttavia arrivati alla valle dei però… Da un lato bella l’idea di trasformare i club di calcio in venture capitalist, ma l’innovazione non si gestisce con un colpo di fischietto. Serve know-how vero: saper valutare e selezionare progetti promettenti, proteggere la proprietà intellettuale, orchestrare collaborazioni tecnologiche e giocare secondo le regole dell’open innovation. Serve anche avere risorse interne con competenze tecnologiche e manageriali, per non restare in balia di startup o partner esterni. Occorre stabilire metriche precise, gestire rischi elevati, integrare nuove tecnologie nei processi esistenti e coordinare team multidisciplinari capaci di trasformare idee in prodotti scalabili. Tutto questo è un mondo lontano dalle abitudini dei club, abituati a gestire squadre e tifosi, non portafogli di innovazione ad alto rischio. L’innovazione non basta averla: va giocata bene.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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