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venerdì, Set 25

Il coronavirus potrebbe essere diventato più contagioso (ma non più aggressivo)



Da Wired.it :

Un ampio studio indica che il nuovo coronavirus è mutato, aumentando in contagiosità. E anche se non causa più casi gravi o decessi, le mutazioni a cui andrà incontro diminuiscono le nostre capacità di controllarlo con un vaccino

coronavirus

Il nuovo coronavirus sarebbe mutato in una forma più contagiosa. Lo dimostra l’ondata di casi registrata lo scorso giugno a Houston, in Texas, così come in molte altre parti del mondo. È questa l’ipotesi di un team di ricercatori coordinato dallo Houston Methodist Hospital che in un nuovo studio, tra i più ampi svolti finora, ha osservato un continuo accumulo di mutazioni genetiche del coronavirus (ritenuto finora relativamente stabile) una delle quali potrebbe appunto averlo reso più contagioso, ma non più aggressivo. La ricerca, non ancora sottoposta a peer-review, e quindi da prendere con le pinze, è stata appena pubblicata sul sito pre-print medRxiv.

Sebbene il Sars-Cov-2 sia relativamente stabile, come tutti i virus accumula mutazioni genetiche quando si replica, anche se la maggior parte è insignificante e non ha alcun impatto. Ma ogni mutazione, raccontano i ricercatori, è come fare un tiro di dadi: con l’enorme numero di casi negli Stati Uniti, il virus ha avuto innumerevoli opportunità di cambiare, apportando modifiche al genoma che lo hanno aiutano a diffondersi. “Abbiamo dato a questo virus troppe possibilità”, ha commentato al Whastington Post l’autore dello studio James Musser.

Per capirlo, i ricercatori hanno esaminato oltre 5mila sequenze genetiche del coronavirus, provenienti da due diverse ondate di Covid-19 nell’area metropolitana di Houston (Texas), una in primavera e una in estate. Dalle analisi i ricercatori hanno osservato che il 71% dei ceppi virali arrivati inizialmente era caratterizzato da una particolare mutazione, già osservata in Europa e chiamata D614G
(in riferimento alla sostituzione dell’acido aspartico o D, con la glicina, G), che cambia la struttura della proteina spike, quella che consente al virus di infettare le cellule umane. Nella seconda ondata, i ricercatori ha identificato che questa mutazione era aumentata di frequenza, arrivando al 99,9%. I ricercatori, inoltre, hanno scoperto che i pazienti con questo ceppo virale presentavano una maggior quantità di particelle del virus nelle vie respiratorie superiori rispetto ad altre persone risultate positive al coronavirus. Vale a dire, chiariscono i ricercatori, che molto probabilmente erano anche più contagiosi.

Il ceppo virale, secondo quanto emerso dallo studio, non sembra essere più pericoloso, sia per letalità che per gravità della Covid-19 (non sarebbe conveniente per il virus uccidere l’ospite perché non potrebbe più replicarsi e diffondersi così efficacemente). Ma c’è un problema: se il coronavirus sta mutando nel tempo, diminuiscono le nostre capacità di controllarlo e quindi, di trovare un vaccino realmente efficace nel combatterlo. “I risultati indicano la forte possibilità che il virus, mentre si è diffuso attraverso la popolazione, sia diventato più trasmissibile e ciò potrebbe avere implicazioni sulla nostra capacità di controllarlo”, ha commentato al Washington Post David Morens, virologo del National Institute of Allergy and Infectious Diseases. Il virus, aggiunge l’esperto, potrebbe potenzialmente imparare a rispondere, attraverso mutazioni casuali, alle strategie che abbiamo finora messo in atto per limitarne la diffusione. “Indossare mascherine, lavarsi le mani e altre misure sono barriere alla trasmissibilità o al contagio, ma poiché il virus è più contagioso, statisticamente diventa più capace di aggirare queste barriere”.

Le mutazioni del coronavirus potrebbero avere importanti implicazioni anche per lo sviluppo del vaccino. Man mano che le persone acquisiscono l’immunità, tramite l’infezione o il vaccino, il virus potrebbe essere messo sotto pressione selettiva e in grado di aggirare la nostra risposta immunitaria. “Anche se non lo sappiamo ancora, è molto probabile che questo coronavirus, quando la nostra immunità a livello di popolazione diventerà abbastanza alta, troverà un modo per aggirare la nostra immunità”, continua Morens. “Se ciò accadesse, saremmo nella stessa situazione dell’influenza. Dovremo inseguire il virus e, poiché muta, modificare il nostro vaccino”.

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[Fonte Wired.it]