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martedì, Mar 03

Il coronavirus spiegato con la matematica: l’epidemia in Italia ancora “nella fase iniziale”



Da Wired.it :

Le stime sono il frutto di analisi condotte dal biologo Enrico M. Bucci, insieme al fisico Enzo Marinari e con la supervisione del fisico Giorgio Parisi. Alla data del 2 marzo il tempo con cui i casi sono raddoppiati è di poco più di 2 giorni. E non bisogna abbassare la guardia, ecco perché

coronavirus
(foto: ArtistGNDphotography via Getty Images)

Un biologo e due fisici e il gioco è fatto. Tre esperti italiani, il biologo Enrico Bucci, insieme al fisico della Sapienza Enzo Marinari e con la supervisione del fisico Giorgio Parisi, hanno analizzato il comportamento del nuovo coronavirus Sars-Cov-2 in Italia per capire meglio cosa sta accadendo. L’epidemia si troverebbe ancora nella sua fase iniziale, motivo per cui il livello di guardia deve essere massimo. I risultati sono riportati in un’analisi tecnica pubblicata il 2 marzo sulla pagina Cattivi scienziati di Enrico Bucci, autore dell’omonimo libro, che è docente alla Temple University a Philadelphia.

Il “tempo di raddoppio” e altre misure

Sulla base dei dati resi noti dalla Protezione civile, gli esperti hanno svolto un’indagine e prodotto alcuni grafici che mostrano l’andamento della diffusione del nuovo coronavirus. In particolare, prendendo soltanto i casi gravi, quelli in terapia intensiva, e i decessi, dal 24 febbraio al 1° marzo, i tre scienziati hanno mostrato che il tempo in cui casi raddoppiano è di poco superiore ai 2 giorni (2,4 giorni). Qui sotto il grafico col tempo di raddoppio.

(foto: screenshot del grafico tratti dall’analisi di Enrico M. Bucci insieme a Enzo Marinari e alla supervisione di Giorgio Parisi)

In un altro grafico, poi, gli autori hanno mostrato l’andamento dei casi critici, decessi, pazienti ospedalizzati e positivi al nuovo coronavirus, che è esponenziale, dunque molto rapido, per gli ultimi giorni, dal 24 febbraio al 2 marzo. Ma che ovviamente potrà rallentare (e probabilmente accadrà così) entro una o due settimane, non appena si potranno osservare gli effetti delle misure adottate. Al 2 marzo l’andamento somiglia a quello osservato nella Corea del Sud, che ha 4.335 casi (vedi la mappa del contagio mondiale), seconda solo alla Cina, mentre noi siamo il terzo paese al mondo per numero di contagiati).

Coronavirus in “siamo nella fase iniziale”

“Nel nord Italia è in questo momento in pieno sviluppo un’epidemia nella sua iniziale fase di crescita esponenziale”, scrivono nel documento pubblicato il 2 marzo. “Crescita sulla quale non si riflettono ancora gli effetti delle misure di contenimento messe in atto”. Mentre gli effetti e l’efficacia di queste restrizioni “potrà essere valutata non prima di una settimana, dati i tempi di incubazione e di sviluppo della carica virale nei soggetti di nuova infezione”. L’incubazione, infatti, può arrivare fino a 14 giorni e i casi che stanno emergendo oggi si riferiscono a persone contagiate anche una o due settimane fa, prima che fossero state adottate le attuali misure per contenere dell’epidemia, dalla quarantena e l’isolamento al contact tracing, fino alla diagnosi e alla cura dei malati.

Le raccomandazioni degli scienziati

Sulla base dei dati, gli esperti forniscono delle indicazioni anche sui comportamenti individuali da adottare per minimizzare i rischi e per favorire il contenimento dell’infezione. L’epidemia è ancora in un primo stadio, scrivono, e per questo è quanto mai importante ridurre al minimo il numero di contatti potenzialmente a rischio, soprattutto nelle zone rosse, in Lombardia e in alcune aree del Veneto e dell’Emilia Romagna.

Dal telelavoro a minori contatti sociali

“A questo proposito si è giustamente sottolineato il ruolo del telelavoro, della diminuzione degli spostamenti non necessari, dell’evitare gli assembramenti, del prolungamento della chiusura delle scuole”, scrivono gli autori. “Sebbene queste misure non possano, alla lunga, impedire la diffusione del contagio, possono ovviamente abbattere il numero di nuovi contagi giornalieri, dando modo di non sovraccaricare il sistema sanitario di pazienti anche gravi”. Ampliare l’estensione delle zone rosse e chiedere alle persone qualche sacrificio a livello sociale e organizzativo può aiutare a salvare delle vite, precisano. Per questo la comunicazione istituzionale e dei media “deve quindi richiamare fortemente la responsabilità individuale dei cittadini all’applicare tutte le misure suggerite”, scrivono ancora. “Ed in primis quella dell’innalzamento di opportune barriere sociali di cui al punto precedente per coloro che si trovano nelle regioni che ospitano focolai accertati e soprattutto nelle grandi città di queste regioni”.

Anche l’individuazione dei casi può essere effettuata al meglio. Per studiare lo sviluppo dell’epidemia e mantenere diagnosi di qualità altissima “si suggerisce di spostare la conferma di secondo livello da poche sedi centrali alle stesse sedi periferiche. In questo modo, secondo gli esperti, le nuove diagnosi potrebbero essere gestite ancora meglio, anche nell’ottica di uno scenario in cui stiamo avendo un numero sempre crescente di casi.

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[Fonte Wired.it]