Da Wired.it :
Stati come Filippine, Siria, Yemen e Camerun hanno accolto l’appello del segretario generale dell’Onu Guterres a proclamare una tregua nei conflitti per combattere la pandemia: uno dei pochissimi lati positivi dell’emergenza globale
Antonio Guterres, segretario generale della Nazioni Unite, il 23 marzo si era rivolto a tutti i paesi in guerra nel mondo chiedendo un cessate il fuoco per impedire che, in zone già devastate e indebolite dai conflitti in atto, il coronavirus potesse mietere ancora più vittime.
Today I am calling for an immediate global ceasefire in all corners of the world.
It is time to put armed conflict on lockdown and focus together on the true fight of our lives – the #COVID19 pandemic.https://t.co/F6JRA6ekvZ pic.twitter.com/7WgtFMk5GC
— António Guterres (@antonioguterres) March 23, 2020
Un appello che nessuno, a partire dagli altri funzionari dell’Onu, pensava venisse accolto. E invece nelle Filippine, in Siria, in Camerun, nello Yemen e in molti altri paesi è stato trovato un accordo tra le fazioni in campo nei conflitti. A riferirlo sono i rappresentati delle Nazioni Unite nei paesi in guerra. Ad esempio Martin Griffiths, emissario nello Yemen, un paese dove si combatte quasi ininterrottamente da cinque anni, i ribelli houthi e il governo yemenita hanno annunciato una tregua. Lo stesso è accaduto in Camerun e nelle Filippine. In Siria, le forze democratiche si sono dette disponibili a fermare ogni azioni militare, così come richiesto da Guterres, ma è ancora attesa la risposta dello stato islamico e degli altri protagonisti del conflitto.
Inoltre, secondo una fonte diplomatica anonima, presto si dovrebbero unire all’appello del segretario generale anche i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza. I dettagli non sono chiari, ma all’origine di quest’operazione ci dovrebbe essere la Francia.
È un’idea, però, che potrebbe trovare alcuni ostacoli. Il primo è la Russia, che è contraria all’idea che il Consiglio si occupi anche di questioni di tipo sanitario. Il secondo è costituito dagli Stati Uniti, i cui rapporti con la Cina non sono ancora del tutto distesi dopo le dichiarazioni di Trump, che ha chiamato ripetutamente il coronavirus “virus cinese”.
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