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mercoledì, Set 09

Il curioso caso del “Festival della bellezza“ senza donne (e con problemini di copyright)



Da Wired.it :

In programma a Verona dall’11 al 19 settembre, il Festival della bellezza ha pensato bene di invitare quasi esclusivamente uomini. E non bastasse, l’artista autrice dell’opera che campeggia sul suo materiale promozionale, Maggie Taylor, si è lamentata dell’uso improprio del suo lavoro

L’opera di Maggie Taylor scelta dagli organizzatori del festival (foto: Facebook/Maggie Taylor)

A due giorni dal suo inizio, il Festival della bellezza di Verona – in programma dall’11 al 19 settembre nell’Arena della città scaligera – è finito nel gorgo delle polemiche per il suo programma composto quasi esclusivamente da invitati maschili: 24 ospiti, tra i quali lo scrittore Alessandro Baricco, il critico Vittorio Sgarbi, il giornalista Michele Serra, e poi ancora Mogol, Morgan, Bennato e Cacciari. Fanno eccezione la pianista Gloria Campaner, che accompagnerà Baricco in uno dei suoi incontri, e l’attrice Jasmine Trinca, che invece avrà l’onore di avere il palco tutto per sé.

L’accaduto ricalca in effetti quella che sembra essere la regola nei festival italiani degli ultimi dieci anni, nei quali la partecipazione femminile si aggira in media intorno al 15%. E a segnalare la situazione è stata la lettera aperta dall’associazione delle giornaliste professioniste e pubbliciste Giulia, che ha parlato di “mancanza di sensibilità, di curiosità e di voglia di innovazione” da parte degli organizzatori del festival. In una nota di giustificazione il comitato ha risposto che il programma attuale non riflette quello originario, che avrebbe visto la partecipazione di Charlotte Rampling, Ute Lemper, Jane Birkin e Patti Smith, assenti a causa dell’emergenza Covid. Anche le “molte figure femminili” che erano state invitate “non se la sono sentita di intervenire in un periodo difficile, in un contesto particolare come l’arena di Verona”. Una serie di affermazioni che stentano a stare in piedi, soprattutto se si guardano i dati sul numero di donne presenti nelle scorse edizioni del festival: dalla sua prima edizione nel 2014, solo otto donne sono salite sul palco dell’Arena e del teatro romano di Verona per partecipare alla rassegna.

Nessuno degli invitati al festival, invece, sembra aver qualcosa da ridire. Eppure, il rifiuto di Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud e la coesione territoriale, di partecipare a giugno a un convegno di soli uomini sulla ripartenza delle città italiane dopo l’epidemia avrebbe dovuto fare scuola. Se infatti spesso non è possibile sapere chi saranno gli altri partecipanti prima della pubblicazione del programma di un evento, una locandina del genere dovrebbe spingere i più sinceri paladini del progresso ad alzare la voce. In ogni caso, tendenza a organizzare i manel – così sono detti, in inglese, gli all-men panels, le conferenze di soli uomini – sembra esser dura a morire in Italia e nel mondo (con alcune felici eccezioni come il festival letterario La grande invasione di Ivrea, al quale parteciperanno 42 donne e 44 uomini).

Per il Festival della bellezza però i guai non finiscono affatto col rapporto tra uomini e donne. Sui social infatti si parla anche delle accuse di violazione di copyright da parte dell’artista americana Maggie Taylor, la cui opera Girls with a Bee dress è stata usata senza il suo consenso per la locandina e il sito del festival. Avvisata da un fan, l’illustratrice ha espresso la sua indignazione su Facebook, aggiungendo di esser stata sconvolta dalla scelta di utilizzare una bambina, dato che quest’anno il tema della rassegna sarà l’eros. I suoi disegni erano già stati utilizzati in passato da Idem, la stessa associazione culturale che si occupa del festival per realizzare il quinto numero della sua rivista nel 2012. In quell’occasione, il nome dell’artista era stato indicato insieme a quello della galleria d’arte Paci Contemporary di Brescia.

Questa mattina, dalla pagina Facebook dell’evento sono arrivate altre scuse: questa volta si tratterebbe di “un’incomprensione sull’utilizzo” dell’immagine, che però a dire degli organizzatori aveva ricevuto l’autorizzazione dal rappresentante italiano dell’artista. Il mistero s’infittisce, come si dice, ma a prescindere da come sia andata davvero una cosa rimane certa: nel 2020 appropriarsi del lavoro di un’artista su internet e usarlo per la promozione di un evento che coinvolge volti così noti dimostrerebbe, nel caso, una grave mancanza di comprensione del mondo che ci si propone di raccontare con un evento (e lo stesso discorso vale per la rappresentanza femminile: possibile che a nessuno sia venuto in mente che comunicare un “festival della bellezza” popolato esclusivamente da signori di mezza età non avrebbe fatto alzare sopraccigli?).

In attesa di sviluppi della vicenda, Wired ha provato a chiedere a Maggie Taylor di raccontare la sua versione dei fatti, ma l’artista ha preferito rimanere silente in attesa di concordare una strategia col suo legale rappresentante.

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[Fonte Wired.it]