Pittrice, modella, cantante, attrice, conduttrice tv e molte altre cose ancora: Amanda Lear è un’icona assoluta, famosa non solo in Italia ma in molti Paesi del mondo per il suo talento camaleontico e, soprattutto negli ultimi anni, per il suo umorismo tagliente e inflessibile. Non stupisce che una storia e una carriera come la sua siano oggetto di produzioni a livello internazionale, e questa volta tocca all’americana Hbo aver dedicato un documentario alla sua figura, anche se verrebbe da dire più che altro a un aspetto particolarmente ambiguo della sua biografia. Presentato in anteprima allo scorso festival di Sundance e in arrivo il 24 giugno appunto su Hbo negli Stati Uniti Enigma, diretto da Zackary Drucker, artista e attivista transgender, affianca Lear a April Ashley, altra grande icona nota in particolare tra gli anni Cinquanta e Settanta, mettendo a confronto come le due donne hanno affrontato le continue ipotesi e i continui pregiudizi sulla loro identità di genere.
April Ashley, infatti, era una modella, attrice e socialite britannica, divenuta molto celebre nel mondo dello spettacolo del Regno Unito. Nel 1961, tuttavia, il giornale The Sunday People le fa outing dichiarando che è una donna transgender: il tribunale annulla così il suo primo matrimonio con quello che sarebbe divenuto il terzo barone Rowallan e per molto tempo lei stessa farà fatica a lavorare (nel 2012, però, è stata insignita dell’onorificenza dell’Order of the British Empire, anche per il suo impegno per la causa transgender). Morta nel 2021, Ashley appare in Enigma tramite interviste d’archivio, in cui dichiara: “Sono biologicamente maschio e socialmente donna”, ribadendo poi che si è sempre sentita in tutto e per tutto donna, a parte per un “petit incovénient”. Nell’autobiografia di Ashley, poi, si legge che avrebbe incontrato proprio Amanda Lear negli anni Cinquanta a Le Carousel, celebre night club di Parigi famosissimo per le sue ballerine transgender.
Ashley è piuttosto chiara nel dire che Amanda Lear, dunque, è una donna transgender, testimonianza che si accoda a decenni di illazioni e confusioni sull’identità della celebre soubrette. Intervistata da Drucker appositamente per Enigma, Lear ribadisce che lei non è transgender: “I am what I am”, dice. Ammette però di aver assecondato lei stessa le voci agli inizi della sua carriera, per creare un personaggio che la rendesse intrigante agli occhi dell’opinione pubblica. Nel documentario Hbo compaiono spezzoni di diverse trasmissioni storiche italiane in cui intervistatori come Gianni Boncompagni o Mara Venier pongono quasi ossessivamente le stesse domande: “È vero che eri un uomo?“. In passato Lear giocava sull’ambiguità appunto, mentre negli ultimi decenni ha sempre ribadito con decisione che quella stessa ambiguità fosse un espediente per far parlare di sé.