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venerdì, Giu 12

Il Family Act è un piano ambizioso ma la strada è piena di ostacoli



Da Wired.it :

Approvato il disegno di legge delega, svelato lo scorso anno. Rimane fuori l’architrave del provvedimento, affidato a un percorso in teoria più rapido. Fra risorse e insidie parlamentari, gli ostacoli rischiano di rallentarne la corsa

(Foto: Salvatore Laporta/Kontrolab/LightRocket via Getty Images)

Il governo ha approvato il Family Act. Poi un giorno capiremo davvero come e quando – dal Jobs Act di Renzi? – abbiamo preso il viziaccio di ribattezzare leggi e affini come “act”, neanche fossimo pronipoti di Lincoln. Il provvedimento, presentato dalla ministra delle pari opportunità Elena Bonetti di Italia Viva è un tentativo ambizioso. L’idea è in sostanza riformare la legislazione di sostegno ai nuclei famigliari per aiutare economia domestica, natalità e occupazione, specialmente femminile, riordinando il labirinto di bonus e detrazioni in un unico strumento sintetico: l’assegno universale mensile.

Vi sembra di averne già sentito parlare? Certo, era stato svelato alla scorsa Leopolda. Di fatto, è un fiore all’occhiello dell’ex premier Renzi. Fra tempi di gestazione e coronavirus, si è arrivati all’approvazione del ddl solo ora. Si tratta appunto di un disegno di legge delega: significa che dovrà affrontare l’iter parlamentare necessario per delegare appunto il governo a legiferare sulla specifica materia. Il primo rischio è che il percorso alle Camere gli cambi almeno in parte i connotati, come d’altronde accade spesso sulle materie più disparate. Dopodiché, fissati i paletti e il margine di manovra dell’esecutivo, delegherà appunto il governo a preparare i decreti legislativi. La strada, dunque, è davvero molto lunga. E in un clima del genere, con un governo debole nel pieno di una pandemia e senza un quattrino in tasca a esclusione di ciò che ci arriverà dagli strumenti europei, chissà se si riuscirà ad arrivare al traguardo. Anche tenendo presente che spesso i decreti delegati si fanno aspettare per mesi o anni, dopo l’approvazione di una legge delega.

Questo riguarda le misure che ruotano intorno all’assegno famigliare. Per esempio la riforma dei congedi parentali che istituisce un minimo di dieci giorni obbligatori di paternità e i permessi retribuiti per i colloqui con gli insegnanti. Poi un contributo per le rette di asili nido e scuole materne che, sempre incrociando i parametri reddituali, potrà salire fino al 100% dell’importo. Ancora: l’integrazione del reddito per le madri che tornano al lavoro erogata dall’Inps, l’armonizzazione fra vita privata e impiego con misure premiali, sostegni o detrazioni di vario genere per assistenza ai minori affetti da patologie fisiche e per libri, gite, palestre attività culturali di vario tipo, strumenti informatici. Questo pacchetto, davvero molto ricco, viaggerà nella legge delega, con il percorso visto prima. Auguri e speriamo di non perderci per strada troppi pezzi.

Peccato che l’architrave del provvedimento, per il solito, sfibrante tira e molla di maggioranza fra Iv e Pd, sia stato in qualche modo sganciato dal ddl: l’assegno universale, che dovrà togliere 16 miliardi da detrazioni, assegni e bonus attuali e rimodularli in un unico versamento mensile dal settimo mese di gravidanza ai 18 anni di età del figlio, procederà infatti secondo un altro schema. Una proposta di legge con primo firmatario il capogruppo dem a Montecitorio Graziano Delrio che prevede contributi fino a 240 euro per i minori e 80 per quelli fino a 26 anni (senza limiti per i figli con disabilità). Ma cifre e limiti sono senza dubbio destinati a cambiare. Da lunedì si comincia in commissione alla Camera: l’obiettivo, di cui d’altronde si parla da tempo, è posare quel primo mattone più rapidamente del resto e calarci sopra l’impianto del Family Act quando sarà pronto.

Il tutto senza dimenticare i problemi legati alle risorse. Con la rimodulazione vista prima, molte famiglie, specie quelle con reddito medio basso, rischiano di percepire meno benefici. Insomma, alla fine di perderci. Per questo serviranno solo in partenza, ad esclusione delle risorse da redistribuire, circa 7 miliardi aggiuntivi per bilanciare questo lavoro di metti e togli. Insomma, un provvedimento che – se riuscirà a schivare gli ostacoli discriminatori e a riservare i benefici a tutti i nuclei famigliari di qualsiasi genere – ci farà fare un bel passo avanti in termini di welfare famigliare. Ma la corsa è caotica e le insidie dei turbocattolici, che potrebbero ridisegnarne beneficiari e altri aspetti, sempre in agguato.

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[Fonte Wired.it]