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martedì, Nov 12

Il fascino dell’emulazione: quanto ci può influenzare un’opera di finzione?


Dalla violenza estetizzante di Arancia meccanica all’assassino di Lennon che si credeva il giovane Holden, quando una storia è più forte di chi la fruisce

Ottobre del 1999, ho appena visto Fight Club in un cinema così pieno che mi sono dovuto sedere per terra, una di quelle cose che puoi giusto fare se hai appena compiuto 18 anni come me all’epoca. Uscendo dal cinema con gli amici c’è chi dice “ok, quale palazzo facciamo saltare?”, chi vuole andare sputare nei piatti dei ricconi come fanno nel film e chi si mette in guardia nel parcheggio di fronte al cinema per mimare un po’ di botte e pensa che tutto sommato sarebbe interessante mimarsi con gli estranei.

Ma potrei citarvi l’impennata di arruolamenti nell’aviazione avvenuti negli Stati Uniti dopo Top Gun, i casi di stupro che hanno seguito Arancia meccanica, Mark David Chapman che ispira il proprio stile di vita antisociale al protagonista de Il giovane Holden di Salinger e poi spara a John Lennon, i giocatori di roulette russa legati a Il cacciatore, quelli che hanno deciso di suicidarsi dopo aver letto I colori del giovane Werther, i ragazzini di Napoli che citano Gomorra e quelli di Roma che si fanno chiamare “Libano”, le dita puntate contro Doom, GTA e Mortal Kombat dal Congresso degli Stati Uniti, chi ha pensato di farsi le canne vedendo Bob Marley, i depressi che credono di essere Bojack Horseman e via fino a chi pensa che il Joker di Phoenix sia uno specchio della sua vita di persona sola e incompresa che non riesce neppure ad avere una relazione stabile.

Ma anche, se vogliamo, i molti ragazzi che deciso di diventare insegnati dopo L’attimo fuggente.
L’arte, in tutte le sue forme e in tutte le sue epoche ha sempre raccontato non solo grandi storie di rivalsa, coraggio, amore e trionfo, ma ha dato il meglio di sé quando si è avventurata nei nostri lati più oscuri: dolore, invidia, disperazione, vigliaccheria e violenza. Per questo motivo l’arte, anzi, non scomodiamo termini controversi, parliamo proprio della produzione umana di opere, al di là del loro intento artistico (perché tanti hanno cercato una MILF dopo aver scoperto cosa volesse dire il termine in American Pie), ha sempre suscitato lo scandalo, la censura, il dibattito sull’opportunità o meno di mostrare determinate cose.

Di sicuro c’è differenza tra un’opera che ti presenta il male, ma ti offre anche una bussola morale per ricordarti che stai vedendo qualcosa di sbagliato che verrà punito, e tutti quei prodotti in cui i gangster diventano tutto sommato figure positive, amichevoli, anche se fanno una brutta fine, ma il punto è un altro.
Avremo sempre opere controverse, opere che spesso utilizzano quella violenza anche come catarsi. Vale per i videogiochi violenti, vale per i film violenti, vale per romanzi come American Psycho o Lolita, vale per V per Vendetta. Il fascino del male è senza tempo, così come il fascino dell’immedesimazione in qualcosa di altro da noi, anche negativo. L’idea di vivere in un mondo che non mostra mai il suo lato peggiore mi spaventa e mi sembra decisamente noiosa.

Trio 2. Christian Bale

Ci sarà sempre una minima percentuale di persone influenzate, questo lo dobbiamo accettare, ma soprattutto dobbiamo accettare il fatto che la cultura pop, in ogni sua forma, viene definita dall’individuo e lo definisce. Ciò che ci piace in un certo senso ci rappresenta, in mille forme differenti, mostra il nostro senso estetico, la capacità di gestire qualcosa di alieno e diverso. Ma ancora di più siamo definiti dal senso che troviamo nelle opere.

Pensiamo che le persone deboli siano influenzate da ciò che vedono, solo perché le loro reazioni sono più estreme, ma tutti siamo influenzati da ciò che vediamo, che finisce per cambiare le nostre aspirazioni, il modo in cui ci rapportiamo agli altri, i nostri acquisti (e ve lo dice uno che si è preso una katana dopo aver visto i film di Kurosawa). Tutti abbiamo bisogno di rendere la nostra vita parte delle opere che amiamo. Perché? Beh, non credo di dover ricordare ancora i motivi che rendono le storie e la narrazione uno degli strumenti più potenti al mondo, ci pensa il mondo attorno a noi a darci lezioni in tal senso. Di sicuro non è sempre facile alzarsi la mattina ed essere se stessi quando film, fumetti, videogiochi, serie tv e persino le narrazioni social di mostrano esempi molto più interessanti.

doom

Siamo dunque spugne in balia di ciò che assorbiamo? No, o almeno, non sempre. Perché ci resta la nostra capacità di scelta, la nostra capacità di vedere qualcosa senza esserne schiavi, la capacità di scegliere ciò che potrebbe definirci. L’importante è tenere la barra salda e non cedere mai al ricatto di chi vorrebbe un mondo privo di scossoni, ma anche la sensibilità di capire quando lo scandalo generato da un’opera è solo marketing mascherato e fastidioso.

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