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Il fungo ‘maledetto’ della tomba di Tutankhamon potrebbe essere una nuova arma contro i tumori

da | Lug 2, 2025 | Tecnologia


Da assassino a prezioso alleato. Si tratta del fungo della tomba di Tutankhamon che si ritiene abbia provocato la misteriosa morte di diversi esploratori che scavarono la tomba del faraone egizio e che oggi abbiamo scoperto avere potenti proprietà antitumorali. A riferirlo in un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Chemical Biology è stato un team di ricerca guidato dalla University of Pennsylvania secondo cui, una nuova classe di molecole, estratte dal fungo e ingegnerizzate, potrebbe colpire e interrompere la divisione cellulare nella leucemia. “Questa è l’ironia della natura”, ha commentato Sherry Gao, tra gli autori dello studio. “Lo stesso fungo un tempo temuto come causa di morte potrebbe ora contribuire a salvare vite umane”.

Il fungo di Tutankhamon

Il fungo di Tutankhamon, chiamato ufficialmente Aspergillus flavus, appartiene a un vasto genere di circa 250 specie e cresce, in tutto il mondo, nel terreno, nel fieno, nei cereali e nella vegetazione in decomposizione. L’esposizione cronica alle sue spore, che possono rimanere dormienti per anni finché non vengono disturbate, come nel caso delle tombe, può scatenare allergie, asma, infezioni sinusali e patologie polmonari più gravi e fatali, anche se il motivo del decesso degli archeologi venuti a contatto con il fungo di Tutankhamon è ancora oggi oggetto di dibattito.

Da tossico a benefico

Per far luce sulle sue proprietà, i ricercatori del nuovo studio hanno estratto dal fungo della tomba di Tutankhamon alcuni composti chimici specifici appartenenti a un gruppo noto come peptidi sintetizzati ribosomialmente e modificati post-traduzionalmente (RiPP), che, come suggerisce il nome, vengono prodotti nel ribosoma, cruciale per la sintesi proteica. “La sintesi di questi composti è complessa”, ha commentato il primo autore Qiuyue Nie. “Ma è anche questo che conferisce loro questa straordinaria bioattività”. I ricercatori hanno quindi identificato quattro diversi RiPP, chiamati asperigimicine, scoprendo che due di questi avevano un impatto significativo sulle cellule tumorali, o meglio presentavano forti proprietà antileucemiche, ossia erano in grado di bloccare la proliferazione cellulare, e per migliorarne l’efficacia hanno poi aggiunto molecole lipidiche simili a quelle presenti nella pappa reale. Manipolando alcuni interruttori genetici nelle cellule tumorali, il team ha anche notato come un gene, SLC46A3, consenta alle asperigimicine di entrare in massa nella cellula. “Questo gene agisce come una passaggio”, ha spiegato Nie. “Non solo aiuta le asperigimicine a entrare nelle cellule, ma potrebbe anche consentire ad altri ‘peptidi ciclici’ di fare lo stesso”.

Contro le leucemie

Dai primi test è emerso che le asperigimicine hanno avuto effetto solo sulle cellule leucemiche e non su quelle di altre neoplasie, come seno, fegato o polmoni. Questa selettività, secondo gli esperti, le rende molto promettenti come potenziali nuovi trattamenti e farmaci e per ridurre al minimo gli effetti collaterali indesiderati. Inoltre, sebbene migliaia di RiPP siano già state trovate nei batteri, sono molto rare nei funghi e difficili da isolare e ciò significa che probabilmente ce ne saranno molte altre da scoprire. “Questa è una regione inesplorata con un enorme potenziale”, ha aggiunto Nie. L’obiettivo dei ricercatori è ora testare i loro nuovi composti su modelli animali per poi arrivare alla sperimentazione umana. “I funghi ci hanno dato la penicillina, ha concluso Gao. “Questi risultati dimostrano che molti altri farmaci derivati ​​da prodotti naturali devono ancora essere scoperti”.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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