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domenica, Mag 07

“Il Garante ha agito di urgenza? No, eravamo già in ritardo” | Wired Italia



Da Wired.it :

La reazione degli utenti è stata viscerale, elevando il modello di linguaggio generativo ad altezze di necessità pari a tool molto più consolidati e presenti nell’immaginario pubblico, come i social. Ma paradossalmente, spiega Scorza, è stato proprio il successo di Open Ai e del suo chatbot a far riflettere il Garante. “Il rischio che abbiamo visto è di fatto il rischio che quella tecnologia dettasse le regole con standard de facto. Intervenire a valle dell’istruttoria ordinaria sarebbe stato ancora più tardivo, noi siamo comunque arrivati tardi ma dall’altra parte abbiamo trovato un interlocutore collaborativo, che ha detto “Dialoghiamo e proviamo a mettere a posto le cose”. Ho visto anche da parte loro un genuino smarrimento rispetto al successo di pubblico”.

Il componente del Collegio del Garante riconosce che potevano essere usate misure di impatto inferiore ma ” è vero anche il contrario, chi fa innovazione può fermarsi un attimo, interloquire con gli stakeholders e chiedersi come farlo bene”.

La vicenda non è ancora terminata: l’autorità ha infatti riconosciuto “i passi in avanti compiuti per coniugare il progresso tecnologico con il rispetto dei diritti delle persone” ma attende altri impegni come gli sviluppi sul fronte verifica dell’età e una campagna di comunicazione.

Più complicata, e non di pertinenza in sé del Garante, la mission di ChatGPT che, percepito dal pubblico come universale problem solver, in realtà non è un surrogato di Wikipedia ma uno strumento per elaborare contenuti. Non spetta insomma al tool una verifica sulla realtà delle cose e o sulla giustezza delle informazioni erogate.

“Gli utenti non lo sanno -afferma Scorza- Ma sappiamo come funziona con le tecnologie, le usi per come ritieni che ti servano. Loro (Open Ai, ndr) dicono: non è il nostro obiettivo, sulle info sbagliate si può fare richiesta e cancellarle del tutto. Ma c’è tantissimo lavoro da fare”.

Se ChatGTP è, al momento, la madre di tutti gli interventi italiani sul campo, è chiaro che nasceranno altri strumenti e che c’è bisogno di linee comuni a livello continentale. La visione è chiara: “Io spero che si parli a una (OpenAi) per parlare a tutti, se domani ci troveremo di fronte ad altro caso agiremo con strumenti nostri. Credo che questo giro della regolamentazione europea sia più illuminato, più spostato sui principi che sulle regole di dettaglio.

Ma gli strumenti del Garante saranno sempre al passo dell’evoluzione dell’Ai? O è la stessa authority a dover evolvere? “La risposta è sì, il Garante deve cambiare e crescere. Non è solo fatto quantitativo ma anche un problema qualitativo. Tutte le autorità nascono intorno a un nucleo forte di giuristi. Ci servono tecnologi, ne abbiamo dentro ma non bastano. Ma non sono metamorfosi che fai dall’oggi al domani”.



[Fonte Wired.it]