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venerdì, Lug 12

Il Giappone torna ad atterrare sull’asteroide Ryugu, con Hayabusa 2


Per la sua seconda volta, il rover giapponese Hayabusa 2 è atterrato con successo sull’asteroide Ryugu. In questo caso ha prelevato campioni di roccia incontaminata che potremo analizzare al suo ritorno sulla Terra, nel 2020

hayabusa 2
(foto: Behrouz Mehri/AFP/Getty Images)

Altro touchdown perfetto per la sonda spaziale giapponese. Giovedì 11 luglio, infatti, il rover Hayabusa 2 è atterrato con successo (per la seconda volta) sulla superficie dell’asteroide Ryugu, lontano circa 300milioni di chilometri da noi. Segnando così un altro suo successo: subito dopo il touchdown, infatti, è riuscito a raccogliere campioni di roccia e detriti dal suolo dell’asteroide, che verranno portati sul nostro pianeta nel 2020 per aiutarci a far luce sull’origine del nostro Sistema solare. Ma non solo: oltre ai campioni, Hayabusa 2 ci ha regalato splendide foto dell’asteroide, sia prima che dopo il suo touchdown perfetto.

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Ricordiamo che la missione della sonda dell’Agenzia spaziale giapponese, Jaxa, è cominciata nel dicembre del 2014, e solamente a giugno 2018 il rover giapponese è riuscito ad arrivare nelle vicinanze (a circa 20 chilometri di distanza) di Ryugu. Il suo scopo? Prelevare campioni di roccia e polvere incontaminati per comprendere meglio quale sia il processo che ha portato alla formazione del Sistema solare, avvenuta circa 4,6 miliardi di anni fa.

Da qui, Hayabusa 2 ha collezionato una serie di successi: il 20 settembre scorso, per esempio, ha cominciato la discesa, arrivando a una distanza di soli 55 metri sopra la superficie, permettendogli di rilasciare i due rover (Rover 1A e Rover 1B) in grado di muoversi a piccoli salti e scattare le prime fotografie. Poco dopo, inoltre, ha rilasciato il lander Mascot, per fare rilevazioni e scattare foto. Lo scorso febbraio e aprile, invece, il rover è riuscito ad atterrare su Ryugu, lanciando alcuni proiettili sia per sollevare la materia superficiale sia per creare un cratere artificiale e riuscire a raccogliere campioni di roccia più profonda, che sono stati prelevati proprio con questo ultimo atterraggio.

“Abbiamo raccolto una parte della storia del Sistema solare”, ha riferito il responsabile del progetto Yuichi Tsuda. “Non abbiamo mai raccolto materiale al di sotto della superficie di un corpo celeste così lontano. L’abbiamo fatto e ci siamo riusciti per primi”. Alla fine di quest’anno Hayabusa 2 inizierà il suo lungo viaggio verso casa. Finora è andato tutto secondo i programmi.

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