Il Gladiatore trattiene dentro di sé elementi di innegabile bellezza, a partire da una fotografia elegante ed espressiva, che riesce a incorniciare e impreziosire ogni scena di guerra e di lotta, fino a sublimarsi in uno spettacolo visivamente impressionante nel riprodurre il periodo della Roma del II secolo: l’opera, tra scenografie e costumi dettagliati e sontuosi, raggiunge il suo climax nelle emozionanti sequenze di combattimento nel Colosseo. Anche se la CGI, innovativa per l’epoca, in alcuni passaggi oggi mostra inevitabilmente i segni del tempo.
Quel che però sembra non conoscere tramonto, oltre alla colonna sonora composta da Hans Zimmer, con la collaborazione di Lisa Gerrard, che ha avuto un ruolo fondamentale nel definire l’atmosfera epica del film, è l’arco narrativo di Massimo, che attraversa gloria, caduta, perdita, redenzione con uno struggente vigore drammatico; un uomo forgiato nell’ideale di un impero antico e prospero che non esiste più, che sta cedendo alla corruzione e alla sete di potere. Indimenticabili le interpretazioni di Russell Crowe e Joaquin Phoenix, capaci di dare spessore a un conflitto tragico, shakespeariano, un chiasmo visivo carico di tensione emotiva e di dialoghi sublimi che sono ancora oggi citati e ricordati.
Come Il Gladiatore ha ridefinito il cinema epico
Il film vinse cinque premi Oscar, tra cui Miglior film e Miglior attore protagonista per Russell Crowe, e rilanciò i colossal storici, aprendo la strada a opere successive come Troy, King Arthur, Agora, 300. Il Gladiatore non è nato certamente in un periodo storico in cui quel tipo di prodotto era particolarmente favorito e ben visto dal mercato e di conseguenza dalle produzioni. Alla fine degli anni Novanta, Hollywood sembrava essersi allontanata definitivamente dalle narrazioni epiche ambientate nell’antichità, considerate ormai fuori moda e incapaci di attrarre l’interesse del pubblico.
L’opera di Ridley Scott, lungi dall’essere una pura rievocazione dell’antichità, si pone piuttosto come una (ri)costruzione mitopoietica, in cui il passato è stato riscritto e riletto secondo le esigenze e le inquietudini della contemporaneità. Nonostante questo, e una ricezione oscillante tra diffidenza e grandi entusiasmi, è riuscito a consolidarsi e ad affermarsi come uno dei prodotti culturali più incidentali nella dialettica tra cinema e memoria storica. A venticinque anni dalla sua uscita, Il Gladiatore rimane una delle massime espressioni del cinema epico moderno.