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Il gruppo Facebook “Mia moglie”, dove 32mila uomini condividevano immagini intime delle partner, è stato chiuso, ma chi è vittima di queste violenze come si può difendere?

da | Ago 21, 2025 | Tecnologia


C’era chi aveva deciso di condividere una foto della fidanzata sdraiata a pancia in giù sulla spiaggia, nel gruppo Facebook “Mia moglie”, chiedendo Che ne pensate?. Chi, invece, aveva pubblicato immagini intime della propria compagna, pregando gli utenti di andarci giù pesante nei commenti. Scatti a volte rubati, quelli finiti nel gruppo Facebook aperto a tutti, dove le violenze non solo erano ammesse, ma incentivate, descritte, elogiate. Stupri digitali che avevano nel mirino mogli, partner e amiche, meglio se inconsapevoli.

L’abbiamo rimosso per violazione delle nostre policy, fa sapere un portavoce del social network a Wired. Eppure, sono decine i canali in cui lo schema viene replicato, non solo su Facebook. Gli stessi amministratori del gruppo appena chiuso, poco prima di essere cacciati dalla piattaforma, hanno comunicato ai propri fan di essersi trasferiti altrove, “al riparo dai moralisti”. Per le vittime difendersi è possibile, ma le tutele legali non bastano “senza un’educazione alla cultura del consenso, che deve valere tanto offline quanto online”, spiega Nicole Monte, avvocata e vicepresidente di PermessoNegato, un’associazione no-profit che fornisce supporto tecnologico e consigli legali alle vittime di violenze online.

Il caso del gruppo Facebook “Mia Moglie”

A sollevare il caso è stata la scrittrice Carolina Capria. “Ieri – ha raccontato su Instagrammi è stata segnalata l’esistenza di un gruppo Facebook di 32mila persone nel quale i membri si scambiano foto intime delle proprie mogli per commentarne l’aspetto in modo esplicito e dar voce alle proprie fantasie sessuali”. Un gruppo in realtà creato nel 2019 che non metteva particolari barriere all’ingresso. Si chiamava “Mia Moglie” e bastava iscriversi per leggerne i contenuti. Post per lo più testuali, ma solo in apparenza: era tra i commenti che venivano nascoste decine di foto. Come apprende Wired da fonti di Meta, nel maggio 2025 alcuni utenti prendono il controllo del gruppo pubblico, creato nel 2019 da un utente di Facebook che non è più attivo sul proprio account personale dallo stesso anno e fino a maggio non era stato pubblicato nulla sul gruppo. Una sorta di takeover che apre la pagina alla violenza di gruppo.

Dentro, si trovava di tutto. C’erano coppie di scambisti consenzienti, immagini sottratte o condivise con i partner dalle stesse donne, credendo che sarebbero rimaste private. In molti casi si trattava di foto scattate in momenti di intimità, ma non mancavano quelle che ritraevano scene di vita quotidiana: ragazze in costume, o pronte per una festa, che diventavano così oggetto delle più feroci fantasie. I volti erano spesso oscurati, ma altrettanto spesso non era difficile risalire all’identità delle vittime.

Dopo le segnalazioni, anche da parte di Wired, la piattaforma ha preso provvedimenti.Non consentiamo contenuti che minacciano o promuovono violenza sessuale, abusi sessuali o sfruttamento sessuale sulle nostre piattaforme”, ha precisato il portavoce, aggiungendo: “Se veniamo a conoscenza di contenuti che incitano o sostengono lo stupro, possiamo disabilitare i gruppi e gli account che li pubblicano e condividere queste informazioni con le forze dell’ordine”.

Oltre Facebook

Eppure, i precedenti non mancano. Basti ricordare Babylon 2.0, un gruppo Facebook belga che contava 52mila iscritti, prima della chiusura imposta da Facebook dopo la denuncia di una blogger. In Italia il primo ad affrontare l’argomento, nel 2017, è stato il blog Il Maschio beta, tracciando un profilo degli utenti di questi gruppi. “I maschi che ne fanno parte – scrivevano gli autori – sono davvero nostri amici, colleghi di lavoro, magari familiari che scaricano le foto della sorella, o della fidanzata, per condividerle su gruppi dove degli sconosciuti dichiarano che ci si masturberebbero sopra”.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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