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Il Medio Oriente e AI, le regione è entrata nella corsa con l’aiuto di Trump

da | Mag 26, 2025 | Tecnologia


Nel 2020, gli Emirati hanno messo Eric Xing, un importante ricercatore di AI, a capo dell’Università di intelligenza artificiale Mohamed bin Zayed. Successivamente un laboratorio di ricerca del governo ha lanciato una serie di modelli di AI avanzati in lingua araba, noti come Falcon. Nel 2021, l’Università King Abdullah per la Scienza e la Tecnologia dell’Arabia Saudita ha affidato a Jürgen Schmidhuber, un pioniere dell’AI moderna, la guida degli sforzi nel settore.

Secondo Triolo, la ricerca sull’AI prodotta dai due paesi è stata fin qui di qualità modesta se confrontata ai progressi raggiunti dagli Stati Uniti e dalla Cina. Ma l’accesso a una maggiore potenza di calcolo potrebbe imprimere un’accelerata alla regione. “Cambieranno l’equilibrio“, dice Tager a proposito dei chip Nvidia diretti in Arabia Saudita. “Questi non sono i chip di ieri, ma quelli di nuova generazione“, gli fa eco Georgia Adamson, ricercatrice associata dell’Istituto Wadhwani per l’intelligenza artificiale presso il Centro per gli studi strategici e internazionali.

China calling

A complicare il quadro ci sono però le tensioni tra Stati Uniti e Cina. L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sono più vicini a Pechino che a paesi tradizionalmente considerati alleati di Washington. Per le loro infrastrutture di telecomunicazione, per esempio, utilizzano apparecchiature Huawei, un’azienda finita nella lista nera americana.

Per placare i timori degli Stati Uniti, gli Emirati Arabi Uniti stanno cercando di interrompere alcuni di questi rapporti. Nel 2024, G42 ha annunciato che avrebbe rimosso le apparecchiature cinesi dalle sue strutture e ha poi firmato un accordo con Microsoft incentrato sulle infrastrutture. Il paese è anche uno dei principali finanziatori del progetto Stargate di OpenAI, che promette di investire 500 miliardi di dollari per la creazione di infrastrutture AI negli Stati Uniti.

Lo sviluppo locale del settore potrebbe essere ulteriormente ostacolato dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Nonostante il recente accordo tra Washington e Pechino, i dazi e le restrizioni alle esportazioni rischiano di alzare i costi di questi progetti.

Secondo Adamson, gli Stati Uniti corrono due rischi principali quando si parla di Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. Il primo è che i nuovi accordi favoriscano il contrabbando di chip in Cina o l’accesso delle aziende cinesi a grandi cluster di ultima generazione. Il secondo è che questi paesi diventino rivali tecnologici degli Stati Uniti.C’è un tema di concorrenza – osserva la ricercatrice –. Non vogliamo che gli alleati di oggi diventino i nemici di domani“.

Per il momento, le potenze petrolifere sono una manna per i piccoli attori statunitensi impegnati nella corsa all’intelligenza artificiale. A febbraio, l’Arabia Saudita ha dichiarato che avrebbe investito 1,5 miliardi di dollari per espandere un centro dati di Dammam gestito da Groq, un’azienda statunitense che produce chip AI. E lo scorso marzo, G42 ha dichiarato che avrebbe finanziato lo sviluppo di un grande centro dati negli Stati Uniti dotato di chip Cerebras, un’altra società statunitense che sta provando a imporsi come rivale con Nvidia.

Gli accordi siglati da Trump “segnalano che l’Arabia Saudita punta a diventare un attore globale nell’AI“, afferma una fonte che lavora a stretto contatto con diversi governi sul tema dell’intelligenza artificiale (e che ha chiesto di rimanere anonima per evitare di compromettere le proprie relazioni diplomatiche).

L’Arabia Saudita ha intrapreso sforzi ambiziosi per digitalizzare la sua economia e favorire così il settore dell’intelligenza artificiale. “Questi impegni suggeriscono che l’Arabia Saudita vede l’AI non solo come una frontiera tecnologica, ma come un settore strategico per diversificare la propria economia andando oltre il petrolio“, aggiunge la fonte.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired US



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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