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sabato, Ott 05

Il ministro dell’Innovazione studia la “deroga speciale” per startup


Il ministro Pisano lancia l’idea di un esonero per le aziende che vogliono innovare. E il commissario Attias annuncia il progetto di inclusione digitale

Il ministro per l'Innovazione, Paola Pisano, all'Ey digital summit
Il ministro per l’Innovazione, Paola Pisano, all’Ey digital summit

Capri – Una deroga speciale alle leggi per consentire a startup e aziende che vogliono sperimentare un servizio innovativo di avviare un pilota sul campo, purché accettino di farsi monitorare da tutte le autorità regolatorie che hanno titolo per ficcare il naso nel progetto. È questa una delle idee che il neoministro per l’Innovazione, Paola Pisano, sta studiando per il piano di trasformazione digitale dell’Italia da presentare al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

All’Ey digital summit, il forum sull’innovazione organizzato dalla società di revisione contabile Ernst & Young, Pisano ha spiegato che uno degli obiettivi dell’esecutivo Conte bis è il “diritto di innovare. In alcuni casi l’innovazione non si è potuta scaricare a terra per norme e cavilli legali, scritti quando queste idee non esistevano. Se siete un’azienda o una startup avete il diritto di scaricare a terra l’idea, con una deroga. Ma vi faremo monitorare da tutte le autorità”.

Un perimetro delimitato

In sostanza, come ha potuto appurare Wired, l’idea è di riconoscere una deroga a regole amministrative che impediscono lo sviluppo di un progetto tecnologico all’interno di un recinto ben delimitato di tempo e luogo. Le aziende potranno candidare un pilota per test specifici, con scadenze definite e in luoghi delimitati, e saranno esonerate da norme amministrative che, sulla carta, ne impedirebbero lo sviluppo. Ma dovranno accettare, come regola del gioco, di farsi sorvegliare da una o più autorità (per esempio, quella della concorrenza o quella regolatoria dei trasporti, a seconda della loro attività) e di mettere a disposizione tutte le informazioni necessarie.

L’authority controllerà il progetto e, al termine del pilota, sarà tenuta a spedire a governo e parlamento le proprie osservazioni. Suggerendo se modificare le regole o, al contrario, se conservare lo status quo. Un’idea simile al sandbox per il settore fintech, il perimetro entro cui le aziende che innovano i servizi finanziari possono fare test, ma in orizzontale, aperto a progetti in tutti i campi. La deroga alle startup potrebbe già essere parte del piano di interventi sul digitale che Pisano presenterà a Conte entro poche settimane.

Il commissario per la Trasformazione digitale, Luca Attias, all'Ey digital summit
Il commissario per la Trasformazione digitale, Luca Attias, all’Ey digital summit

Un ministero da costruire

In parallelo c’è da costruire il ministero vero e proprio. Una delega che Palazzo Chigi ha riassegnato dopo tredici anni, quando toccò a Lucio Stanca. Il ministero gestirà il dipartimento per l’innovazione presso la presidenza del Consiglio, in cui confluiranno le risorse del team digitale. Pisano ha lasciato intendere di voler continuare a lavorare con lo stesso commissario straordinario, Luca Attias, il cui mandato scade a fine anno.

Entro quella data il team, avviato nel 2016 dall’allora commissario Diego Piacentini, vuole lanciare sugli store Io, la app che aggregherà sugli smartphone i servizi della pubblica amministrazione. I primi test, con mille cittadini tra Milano, Torino, la piccola Ripalta Cremasca (nel Cremonese), ma anche Aci e Agenzia delle entrate, hanno dato buoni risultati. Ora si lavora alla messa in sicurezza della app, visto che Io permetterà di pagare i servizi pubblici e archiviare dati personali. E, in parallelo, a preparare la macchina per quando le varie funzioni della pubblica amministrazione saliranno a bordo.

Le piattaforme cardine

Io vuole essere l’anello di congiunzione tra il cittadino e le piattaforme sottostanti, le fondamenta su cui si incardina la pubblica amministrazione 4.0. Prima tra tutte l’Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr). “Puntiamo a chiudere tutto nel 2020”, spiega Attias a Wired. Al momento i dati di più di 30,5 milioni di persone e 3.489 Comuni sono migrati in Anpr. Napoli e Palermo sono subentrati nell’ultimo mese, che ha registrato un picco di 436 ingressi.

Il Friuli Venezia Giulia, la regione più in difficoltà, ha accelerato e recuperato un 30%. All’appello delle grandi città mancano solo Roma, che punta a entrare entro l’anno, e Bari, in pre-subentro. “Entro il 2020 tutte le città metropolitane sono dentro. A quel punto aiuteremo i Comuni più piccoli, anche con forme di sussidiarietà sul territorio”, sottolinea il commissario.

Altro elemento pronto a camminare con le sue gambe è PagoPa. La piattaforma dei pagamenti verso la pubblica amministrazione dallo scorso 24 luglio è una società, al 100% dello Stato, che sarà vigilata dal ministero della Pisano. Ora sta reclutando personale, mentre si scrive un piano di business per andare sul mercato. “Sta andando a regime anche la carta di identità elettronica, Cie. I tempi di consegna si sono accorciati”, dice Attias.

La app dei servizi pubblici Io (foto: Team per la trasformazione digitale)
La app dei servizi pubblici Io (foto: Team per la trasformazione digitale)

La razionalizzazione dei data center

Sono tre i progetti su cui puntare il faro. Numero uno, il sistema pubblico di identità digitale. In una sigla: Spid. Ha raggiunto quasi i 5 milioni di utenti, sostenuta dall’abbinamento alle domande del reddito di cittadinanza, ma Attias vuole spingere l’acceleratore. E per farlo servono due cose: mettere nero su bianco che non si paga per averla e stabilire un modello di business.

Numero due, il piano di razionalizzazione dei data center. Forse il progetto più complesso, insieme alla migrazione sul cloud. “Il tema è creare poli strategici nazionale dove alloggiare i servizi essenziali”, spiega Attias, rinforzando le difese cibernetiche, come prescrivono la direttiva europea Nis e il perimetro di sicurezza informatica di Palazzo Chigi. “Ed è un tema di spending review: oggi abbiamo tra 11mila e 14mila data center pubblici”. Razionalizzare, quindi, come ha fatto Attias nella sua precedente vita in Corte dei conti, affidando il data center a Sogei (società informatica in-house), dove poi sono confluiti anche Avvocatura di stato e Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Anche perché, per Attias, la conseguenza è una “riqualificazione dei posti di lavoro” di occhi vigila su questi data center.

Formazione e competenze

L’ultimo appunto in agenda è Repubblica digitale, un progetto di inclusione nazionale per superare il divario di conoscenze e competenze informatiche. Il team farà da collettori dei tanti programmi di formazione presenti in li integrerà se corrispondono ai principi di un proprio manifesto e gli assegnerà un bollino di qualità. “L’Italia ha il maggior numero di servizi digitali ma la più bassa penetrazione in Europa”, spiega Attias.

E la digitalizzazione della pubblica amministrazione, d’altronde, è considerata una delle emergenze tecnologiche in Italia, seconda solo alla sostenibilità energetica, come dimostra un sondaggio della società Swg presentato all’Ey digital summit. Lo pensa il 35% dei 1.017 cittadini intervistate e la stessa percentuale delle 600 imprese interpellate. Tra i primi a partire c’è Tim, con una scuola mobile che sarà presentata a fine ottobre.

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