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martedì, Mag 16

il ministro scivola ancora su razza e Costituzione | Wired Italia



Da Wired.it :

Francesco Lollobrigida trascorre più tempo fra razze, etnie e relative sostituzioni che fra pomodori e cavolfiori, come si attaglierebbe a un ministro dell’agricoltura e soprattutto della sovranità alimentare. Dopo le uscite sull’”etnia italiana” – ma perché non italica allora? – nel corso del programma di Nicola Porro su Rete4 si è lanciato lunedì sera in una singolare esegesi costituzionale. Quella, ben nota da tempo, legata alla presenza del termine “razza” all’articolo 3 della Carta, dove si legge che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Il dibattito sul mantenere o meno quel termine è aperto da tempo e, come ha spiegato con grande acume il sociologo Valerio Pocar, sia chi vuole mantenerla che chi intende eliminarla ha buone ragioni da portare al cospetto di Lollobrigida e Porro.

Detto questo, il problema del cognato più potente d’Italia è un altro. Vediamo cosa ha detto all’inizio dell’intervista. Secondo Lollobrigida “la razza è prevista dalla Costituzione: non faccio il costituzionalista ma nel momento in cui uno afferma che non ci deve essere distinzione di razza, di fatto afferma anche l’esistenza della razza. Sarei anche per togliere quella parola dalla Costituzione, e voterei per l’abolirla se l’accezione che viene data di fatto implica un elemento negativo”. Peccato: ci è andato vicino. Pure stavolta ci toccherà smentire questo sgangherato sillogismo perfino con una certa facilità.

In nessun modo i costituenti “prevedevano” programmaticamente l’inserimento della razza nella Carta, né avrebbero potuto in nessun modo considerare fondata la bontà della categoria. Il loro interesse era semmai tenere fuori selezioni e atteggiamenti legati al razzismo, che della razza – insieme alla xenofobia – è stato precursore. Salvo poi tentare di avvalorarne le presunte radici biologiche, smentite dai successivi decenni di studi scientifici. In altre parole, i padri costituenti non credevano certo nel concetto di razza ma nel suo uso strumentale e, appunto, discriminatorio. L’Italia aveva appena mandato 9mila ebrei nei campi di concentramento tedeschi, quello era il punto di partenza: il razzismo come ideologia ufficiale della Germania nazista e, dal 1938, anche dell’Italia fascista. Di certo, dunque, non confermare l’idea di razza con una lettura elementare – “se usano la parola vuol dire che esiste” – ma evitare che chi la considerasse fondata non potesse in ogni caso impiegarla nei codici penali e civili, nell’assegnazione di posti pubblici, nella vita associata di un sistema che rinasceva dalle sue ceneri (ceneri appunto e fra l’altro razziste).

Dunque, caro Lollobrigida, certo che l’accezione che viene data implica un’interpretazione negativa della parola “razza”. Ma è proprio la ragione per cui – secondo noi – non deve essere cancellata dalla Costituzione: non ne certifica sic et simpliciter l’esistenza ma l’impiego in ambito culturale e sociale che trasforma una pseudo-categoria biologica in uno strumento di esclusione e magari di violenza. Anche perché nei razzismi viviamo purtroppo ancora immersi, come dimostra il suo alacre lavoro sulla biogenetica degli italiani. Ci rendiamo conto che il passaggio è complesso e richiede una riflessione un po’ più articolata di un dialogo Lollobrigida-Porro, ma questo è.

C’è semmai qualcos’altro da modificare, in quell’articolo. Ed è la parola “cittadini” che sembra declinare l’applicazione di quelle garanzie costituzionali ai soli italiani secondo l’interpretazione lollobrigidiana. Ebbene dovremmo sostituirla con un più sensato “tutte le persone”: oltre che di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali, dovremmo essere uguali e con pari dignità anche a prescindere dai documenti che abbiamo in tasca.



[Fonte Wired.it]