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sabato, Dic 04

Il mio anno stranissimo: il racconto della pandemia vista dai preadolescenti



Da Wired.it :

Nel programma del Festival del cinema di Torino di quest’anno non potevano mancare documentari e film nei quali la pandemia gioca un ruolo più o meno rilevante. Un paio di esempi: nell’ambito fiction, 14 giorni di Ivan Cotroneo, con Thomas Trabacchi e Carlotta Natoli, che mette in scena (l’impianto del film è teatrale perché filmato tutto dentro un appartamento durante il primo lockdown) le due settimane fatte di liti e riavvicinamenti di una coppia di neo separati in casa.

Mentre, tra i documentari, citiamo Interno giorno di Luca Rea (autore già di Django & Django, su Quentin Tarantino, presentato a Venezia lo scorso settembre), girato sempre nel periodo del lockdown, in cui quattro protagonisti del cinema italiano – Jasmine Trinca, Valerio Mastandrea, Saverio Costanzo e Domenico Procacci – rispondono alla stessa domanda: “Perché si fa cinema?”. Un quesito che assume una sfumatura diversa in una fase in cui, per continuare a realizzare film, occorre un’ulteriore dose ulteriore di perseveranza e coraggio, di fronte alle sale mezze vuote e all’avanzata dei servizi di intrattenimento online.

Un altro documentario che parla di Covid in maniera ancora più diretta è Il mio anno stranissimo, mediometraggio che assume un punto di vista particolare: quello della preadolescenza. “Una fase di trasformazione delicata che un’intera generazione ha vissuto in modo inusuale”, dice il regista Marco Ponti.

Il trailer de Il mio anno stranissimo

Il documentario, spiega, è stato concepito sull’onda lunga del libro Ombre che camminano che Marco Ponti aveva pubblicato per Salani nell’estate del 2019. Prima della pandemia quindi. “Ma nei mesi prima delle chiusure, avevo avuto modo di incontrare molti studenti delle medie per parlare del libro, una storia di fantasmi incentrata proprio su quella fase della vita, e mi ero reso conto che dialogare alla pari con quei ragazzini mi aveva arricchito più di quanto fosse successo in anni di presentazioni nel mondo degli adulti”.

Il mio anno stranissimo, prodotto da Daniele Segre e Daniele De Cicco per Redibis Film in collaborazione con Rai ragazzi, è un collage di video realizzati da giovanissimi protagonisti, nei quali raccontano la loro esperienza aiutati solo da poche linee guida: “Era importante per non influenzare le loro confessioni”, dice Ponti. Aggiungendo che si trattava di“ un’occasione unica per cogliere le loro sensazioni e sentire le loro voci, le meno ascoltate dall’inizio della pandemia”.



[Fonte Wired.it]