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giovedì, Ott 08

Il mistero del disastro ecologico che ha colpito le coste della Kamchatka in Russia



Da Wired.it :

La penisola nell’estremo oriente russo è stata colpita da una catastrofe ambientale che ha ucciso il 95% degli organismi marini delle sue coste sull’Oceano Pacifico. Le autorità russe indagano, ma le versioni sono discordanti

(foto: Yelena VereshchakaTASS via Getty Images)

Nell’estremo oriente della Russia, nella penisola della Kamchatka è in corso un disastro ecologico che ha distrutto il 95% della fauna marina. La spiaggia di Khalaktyrskij e la baia di Avacha sono state le coste maggiormente colpite sull’Oceano Pacifico, dove a partire dal 5 ottobre sono state rinvenute numerose carcasse di foche, polpi, ricci di mare, granchi e pesci. Dopo le prime immersioni subacquee, gli scienziati della Riserva naturale di Kronotskij, dell’Istituto di ricerca della pesca e dell’oceanografia della Kamchatka (KamchatNiro) e della sede locale dell’Istituto di geografia del Pacifico hanno scoperto la morte di massa di gran parte degli organismi viventi a 10-15 metri di profondità, che provocherà conseguenze a lungo termine come la morte dei pesci che se ne nutrono. 

Le conseguenze non sono solo per la fauna, ovviamente, ma anche per gli esseri umani: il fotografo subacqueo Aleksandr Korobok sostiene di aver subito delle ustioni chimiche durante una immersione. Infatti, i primi a lanciare l’allarme erano stati i surfisti che popolano la zona. Anton Morozov, direttore di Snowave, una delle principali scuole di surf della penisola, già una settimana fa denunciava su Instagram che da tre settimane i surfisti “hanno iniziato a presentare strani e spiacevoli sintomi, anche senza il contatto con l’acqua”, ossia bruciore agli occhi, febbre alta, mal di gola, tosse e nausea provocati da avvelenamento. 

Si tratta della seconda catastrofe ambientale nel giro di pochi mesi per la Russia, dopo il disastro di Norilsk, il 29 maggio scorso, quando una ventina di tonnellate di gasolio è fuoriuscita dagli impianti dell’azienda Nornickel inquinando l’Artico.

Le ipotesi su cosa può essere successo

In un primo momento, il governatore della regione russa Vladimir Solodov aveva ipotizzato come possibili cause l’inquinamento provocato dall’uomo, dei fenomeni naturali o un terremoto correlato a della attività vulcanica. Dopo diverse pressioni e missioni di osservazione da parte di Greenpeace Russia, gli esperti del Centro idrometeorologico e del ministero per l’Ambiente locali hanno analizzato dei campioni di acqua in cui è stata rinvenuta una concentrazione dei derivati del petrolio quattro volte più alta della norma, e quella dei fenoli era due volte più alta. Il ministro dell’Ambiente regionale Aleksej Kumarkov ha quindi ipotizzato che a provocare lo sversamento di queste sostanze potesse essere stata una nave di passaggio.

Nonostante la richiesta di un’inchiesta da parte di Greenpeace, infatti, le autorità sostengono che non si siano verificati incidenti industriali o altri eventi anomali nell’area. Tuttavia, secondo l’ecologista Dmitry Lisitsin: “Non c’è nulla che punti all’inquinamento da petrolio come causa di questi eventi. Il petrolio è più leggero dell’acqua e forma una pellicola sulla sua superficie, ha un odore caratteristico e causa la morte soprattutto di uccelli e non dei pesci o organismi del fondale, come in questo caso”. Secondo l’esperto, nell’acqua deve essere penetrato “un veleno molto forte che uccide organismi viventi”: come l’eptile, un carburante per i razzi estremamente tossico che potrebbe essersi sversato nell’Oceano Pacifico da una delle tante basi militari presenti in Kamchatka.

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[Fonte Wired.it]