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lunedì, Feb 24

Il nuovo coronavirus non è ancora una pandemia: che cosa significa?



Da Wired.it :

Il nuovo coronavirus minaccia di diventare la prossima pandemia, ma ancora non è stata dichiarata tale. Ma che cosa significa davvero?

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(foto: Getty Images)

Pandemia. All’emergere di un nuovo virus la parola aleggia nell’aria suscitando tutto un range di reazioni tra l’ansia e la psicosi collettiva. Al momento il nuovo coronavirus Sars-Cov-19 non è stato definito pandemia, ma potrebbe esserlo presto. Siamo davvero sicuri di sapere cosa significhi questo termine, e quindi di usarlo in modo opportuno? Uno sguardo al dizionario potrebbe già toglierci qualche dubbio. La Treccani, per esempio, definisce pandemia (dal greco pan-demos, cioè “tutto il popolo“) un’epidemia con tendenza a diffondersi ovunque, cioè a invadere rapidamente vasti territori e continenti.

Ma partiamo dall’inizio: un’epidemia viene definita tale nel momento in cui all’interno di una popolazione circoscritta il numero di persone colpite da una certa malattia supera di molto la sua incidenza media (facendo un esempio estremo, un singolo caso di vaiolo, il cui virus è stato dichiarato eradicato, è tecnicamente un’epidemia). Ciò che distingue una pandemia da una semplice epidemia, invece, è la dimensione della popolazione colpita dalla malattia e la diffusione rapida di questa per il globo.

Il sito dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) chiarisce ulteriormente le idee ponendo l’accento sul fatto che una pandemia riguarda solo malattie infettive, cioè scatenate da un agente patogeno (il cancro non è una pandemia, nonostante sia ampiamente diffuso in tutto il mondo) per le quali l’essere umano non ha immunità preesistenti. Cruciale è la rapidità con cui il patogeno è in grado di diffondersi.

Pandemie nella storia

La storia è costellata da pandemie. È considerata una pandemia la peste nera del XIV secolo, che secondo le ricostruzioni uccise un terzo della popolazione del continente europeo. Lo è stata la stracitata influenza spagnola (virus H1N1) che in nemmeno due anni (1918-1919) fece decine di milioni di morti in tutto il mondo. E nel passato recente come non citare la Sars nel 2003 o la cosiddetta influenza suina (più propriamente influenza A H1N1) scoppiata nel 2009.

La realtà, come non mancano di ricordarci i comitati di esperti di varie organizzazioni internazionali, è che la possibilità che una nuova pandemia emerga è sempre dietro l’angolo. Difficile prevederla, ancora di più prevenirla. Dobbiamo imparare a farci i conti.

Prepararsi alle pandemie

Proprio per questo l’Oms e la Banca Mondiale hanno creato il Global Preparedness Monitoring Board (Gpmb), una commissione indipendente di 15 esperti internazionali che ha lo scopo di monitorare la situazione mondiale e stilare raccomandazioni, strategie per prepararci ad affrontare la prossima pandemia. In poche parole, per tracciare una roadmap per un mondo più sicuro.

Il primo report del Gpmb, pubblicato a ottobre dello scorso anno, dipinge un quadro non proprio roseo, segnalando tutte le debolezze dei sistemi dei singoli Paesi e delle reti globali per la tutela della salute pubblica. Ma traccia anche i consigli esecutivi più urgenti che i governi dovrebbero attuare per rispondere in maniera efficiente all’insorgere di una nuova pandemia.

Riassumendo, ogni Paese dovrebbe investire di più in sanità pubblica e prevedere una copertura sanitaria per tutti. I membri di organizzazioni come il G7 o il G20 dovrebbero dare il buon esempio realizzando gli impegni politici e monitorando i progressi. Tutti i Paesi dovrebbero rinforzare i propri sistemi, individuando figure ad hoc investite di autorità e responsabilità politica per condurre simulazioni e allo stesso tempo ampliare il coinvolgimento di tutti gli stakeholder (dai legislatori a chi si occupa di salute umana e animale, dai responsabili della sicurezza e degli affari esteri fino ai semplici cittadini).

Servono anche più investimenti per lo sviluppo di processi efficienti di produzione di vaccini e antivirali ad ampio spettro su larga scala. La commissione non manca di sottolineare che alle pandemie sono connessi anche rischi economici ingenti, a cui enti come la Banca Mondiale o il Fondo monetario internazionale devono prepararsi. Non esiste poi la protezione nazionale quando si parla di pandemie: più sono i Paesi vulnerabili maggiori sono i rischi per tutti. Per questo il Gpmb raccomanda di creare incentivi e aumentare i finanziamenti internazionali agli stati più poveri, per creare un sistema efficace di risposta all’emergenza sanitaria. Ultimo ma non ultimo, essenziale è lo sviluppo della collaborazione internazionale, la condivisione trasparente e immediata delle informazioni su qualunque nuovo agente patogeno potenzialmente pericoloso per la salute umana.

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[Fonte Wired.it]