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lunedì, Apr 27

Il nuovo dittatore della Corea del Nord sarà una donna di 31 anni?



Da Wired.it :

Le indiscrezioni sulla morte di Kim Jong-un hanno acceso i riflettori sul numero due di Pyongyang, Kim Yo-jong. Chi è la sorella del dittatore, la più probabile continuatrice della dinastia nordcoreana

(Foto diJorge Silva/Pool via Bloomberg)

Nonostante sia appena quattro anni più giovane del fratello, il leader nordcoreano Kim Jong-un, il mondo intero ha iniziato a parlare di lei solo nel 2010, in occasione della sua prima apparizione pubblica. Oggi Kim Yo-jong è considerata la seconda persona più potente della Corea del Nord, nonché consigliera fidata del giovane dittatore e voce autorevole nella gestione dei rapporti con Stati Uniti e Corea del Sud.

Il suo nome è finito in cima ai taccuini di analisti ed esperti di relazioni internazionali dopo le indiscrezioni circolate negli ultimi giorni a proposito della presunta morte di Kim Jong-un. Al di là dell’effettiva veridicità della notizia, che è ancora tutta da confermare (e anzi, secondo fonti di intelligence americane e sudcoreane sarebbe addirittura da smentire), il tema della successione nordcoreana è tornato all’ordine del giorno, e il futuro della dinastia Kim potrebbe essere, per la prima volta, nelle mani di una donna.

La donna del regime

Il cursus honorum di Kim Yo-jong inizia nel 2007, quando, appena diciottenne, entra nei gangli della macchina propagandistica nordcoreana. La sua prima apparizione pubblica arriverà però solo tre anni più tardi, in occasione del terzo congresso del Wpk (Partito dei lavoratori di Corea, l’unico partito dello stato).

Da quel momento la figura della quintogenita di Kim Jong-il diventerà una vera e propria costante negli eventi pubblici del regime, tanto da comparire al fianco del fratello anche durante le celebrazioni di stato per il funerale del caro leader, scomparso nel 2011.

Quella del rapporto tra Kim Yong-un e Kim Yo-jong è una storia iniziata alla fine degli anni Novanta, quando i due fratelli condividevano un appartamento a Berna, in Svizzera, frequentando una scuola elementare privata molto chic, circondati dallo staff del regime e sorvegliati ventiquattro ore al giorno da guardie del corpo.

A questo punto della storia il destino della giovane Kim era già segnato: nella cultura nordcoreana, infatti, due potenziali eredi devono essere allevati separatamente, senza mai incontrarsi (per questo Kim Jong-un non ha mai conosciuto il fratellastro Kim Jong-nam prima di salire al potere). Nei piani del regime, Yo-jong sarebbe dovuta essere una sorta di angelo custode del fratello maggiore, una voce amica che lo avrebbe condotto alla grandezza e al potere.

E così sarà già a partire dal 2014, quando assumerà il ruolo di vice-direttrice del Dipartimento della propaganda, iniziando ad accompagnare regolarmente il fratello nei viaggi diplomatici.

In un certo senso, l’immagine pubblica di Kim Jong-un è una sua creatura, avendone plasmato le apparizioni, le comunicazioni e persino le amicizie, come quella con l’ex star Nba Dennis Rodman. Ogni singola mossa era stata studiata minuziosamente per far apparire Jong-un come un uomo del popolo, coltivando un culto della personalità molto simile a quello del nonno Kim Il-sung.

Le doti propagandistiche di Yo-jong le permisero in breve tempo di scalare le gerarchie del regime, fino a diventare nel 2017 la seconda donna nella storia membro del politburo, l’organo decisionale nordcoreano. La sua influenza fu ben presto chiara anche fuori dai confini asiatici e per questo, sempre nel 2017, Yo-jong finì sotto i riflettori del dipartimento del tesoro americano con l’accusa di “gravi violazioni dei diritti umani”.

A livello internazionale, Yo-jong è diventata la voce del regime nei processi diplomatici con Washington e Seoul, l’alter ego del fratello nelle occasioni pubbliche – come le Olimpiadi invernali di Pyeongchang, in Corea del Sud – e la mente dietro la politica di denuclearizzazione discussa nei summit con Donald Trump.

Proprio il fallimento dell’incontro di Hanoi ne ha momentaneamente ridimensionato l’ascesa, portando alla sua rimozione dal politburo, ma le fortune della giovane Yo-jong sono tutto fuorché arrivate al capolinea.

Da qualche giorno infatti, la numero due di Pyongyang ha ripreso il suo posto nella struttura verticistica governativa, arrivando a pubblicare la sua prima dichiarazione ufficiale, nella quale ha definito la Corea del Sud dei “cani spaventati che abbaiano“, dopo la risposta di Seoul ad una esercitazione militare.

La presunta morte di Kim Jong-un

Da alcuni giorni si susseguono rumors circa la presunta morte di Kim Jong-un, inaugurati da un articolo del sito sud coreano (con agganci nel nord) Daily NK, che ha riferito di un intervento chirurgico cui il dittatore sarebbe stato sottoposto per un problema cardiovascolare.

La notizia è stata ripresa dalla Cnn, che, in un articolo pubblicato il 21 aprile, ha dato conto di un’operazione di intelligence americana per monitorare le condizioni del leader nordcoreano, descritte come “molto gravi”. Donald Trump ha definito la notizia una “fake news”.

A sostegno dell’ipotesi giornalistica ci sarebbe l’inusuale assenza di Kim Jong-un ai test missilistici dello scorso 14 aprile e soprattutto agli annuali festeggiamenti per il Giorno del sole, la festa nazionale sancita in onore di Kim Il-sung, fondatore della nazione. L’occasione è di solito utilizzata da Jong-un come vetrina propagandistica e a insospettire l’opinione pubblica internazionale ha contribuito anche il silenzio dei media di regime.

Da lì in poi le voci sono diventate incontrollabili: secondo la rivista giapponese Shukan Gendai, Kim sarebbe attualmente in stato vegetativo, a causa di un’operazione al cuore tardiva, mentre per una dirigente di un canale televisivo di Hong Kong sarebbe già morto (come riferitole da un “fonte molto solida”).

Le informazioni più affidabili sul tema arrivano però da Reuters, che dà notizia di una delegazione cinese, composta da medici e consulenti politici, inviata in Corea del Nord per gestire la situazione.

Alle smentite che arrivano da Pyongyang si somma una foto satellitare che ritrarrebbe il treno di Jong-un fermo vicino al resort privato di Wonsan e la dichiarazione di un funzionario del governo americano (rimasto anonimo) secondo cui il dittatore sarebbe stato visto proprio a Wonsan, in buona salute.

È al momento impossibile verificare le reali condizioni di salute di Kim Jong-un, complice l’opaca gestione della comunicazione nordcoreana, ma secondo Francesco Sisci (sinologo e professore di politica internazionale all’Università di Pechino), il ritardo nell’eventuale comunicazione della morte sarebbe compatibile con i dubbi relativi alla successione, che, per la prima volta nella storia, vede una giovane donna come candidata principale.

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[Fonte Wired.it]