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venerdì, Giu 21

Il nuovo primo ministro britannico sarà uno tra Boris Johnson e Jeremy Hunt


La sfida è tra l’ex sindaco di Londra e l’attuale ministro degli Esteri: hanno visioni molto diverse sulla Brexit, tra le altre cose

Da sinistra, Boris Johnson (foto: Peter Summers/Getty Images) e Jeremy Hunt (foto: Chris J Ratcliffe/Getty Images)

Da qualche settimana nel Regno Unito il tema principale non è più la Brexit ma la corsa per la leadership nel partito conservatore che si è aperta ufficialmente con l’annuncio delle dimissioni della premier Theresa May, il 24 maggio scorso. In gioco non c’è solo il destino di un partito, che alle ultime elezioni europee ha ottenuto il peggior risultato della sua storia, ma quello di tutto il Regno Unito. Il prossimo leader dei conservatori sarà infatti anche il primo ministro del paese e dovrà decidere se, come e quando si farà la Brexit.

Dei dieci candidati che si erano proposti per questo ruolo, oggi ne restano due: l’ex sindaco di Londra e hard Brexiter Boris Johnson e l’attuale ministro degli Esteri Jeremy Hunt.

Chi è Boris Johnson

Il vincitore si saprà solo dopo il 22 luglio, quando tutti i 140mila iscritti al partito conservatore avranno votato, ma i bookmaker puntano su Boris Johnson. Ex sindaco di Londra, ex ministro degli Esteri, tra i maggiori oppositori di Theresa May, è uno dei personaggi più controversi della politica inglese. Una parte della popolazione e dei suoi colleghi lo ammira per il suo humour dissacrante, il suo carisma e per le sue conoscenze, ottenute anche studiando nelle scuole migliori del Regno Unito. Altri lo disprezzano per le sue gaffe, il suo atteggiamento elitario, i commenti omofobi e razzisti (tra le altre cose, una volta ha detto “il problema dell’Africa è che non siamo più al potere”) e le bugie che non esita a raccontare pur di convincere qualcuno delle sue posizioni. Durante la campagna elettorale del 2016 sulla Brexit, per esempio, ha ripetuto che il Regno Unito inviava settimanalmente all’Unione europea 350 milioni di sterline: un’affermazione falsa per la quale è stato anche costretto a presentarsi in tribunale con l’accusa di cattiva condotta.

Boris Johnson è nato il 19 giugno del 1964 a New York da genitori inglesi (suo padre è lo scrittore Stanley Johnson). Dopo aver passato l’infanzia nella Grande Mela, si trasferì prima a Bruxelles poi in Inghilterra per studiare a Eton, uno dei college più prestigiosi al mondo, frequentato anche dai membri della famiglia reale. Dopo la laurea a Oxford iniziò a lavorare come giornalista al Times. Durò poco: nel 1988, lo licenziarono perché si era inventato un virgolettato e lo aveva attribuito a un suo padrino. Passò quindi al Daily Telegraph, altro quotidiano nazionale di stampo conservatore. Divenne corrispondente da Bruxelles e si fece notare per i suoi articoli fortemente euroscettici e critici nei confronti dell’allora presidente della Commissione europea, Jacques Delors.

La sua carriera politica è iniziata nel 2001 ma è salito alla ribalta solo nel 2008, diventando sindaco di Londra. Dopo essere stato rieletto per un secondo mandato, nel 2016 è diventato ministro degli Esteri tra le perplessità degli analisti e degli stessi colleghi del suo partito. Si è dimesso il 9 luglio del 2018 per protestare contro il piano sulla Brexit presentato da Theresa May. Da allora, è diventato uno degli esponenti principali della hard Brexit, ha continuato ad attaccare la premier tramite la sua rubrica sul Telegraph e a collezionare figuracce. L’ultima risale a due giorni fa quando su internet è circolata la foto della sua automobile: piena di cartoni di cibo vuoti, abiti sporchi, briciole e fogli sparsi.

E chi è Jeremy Hunt

Classe 1966, Jeremy Hunt è l’attuale ministro degli Esteri, ovvero colui che ha sostituito Boris Johnson dopo le sue dimissioni. Sa parlare giapponese, ha una moglie cinese di 10 anni più giovane, una laurea ad Oxford e prima di entrare in politica, nel 2005, lavorava come imprenditore e insegnante di inglese all’estero. Dopo essere stato ministro ombra per la disabilità, venne nominato ministro della Cultura, dello sport e dei media nel 2011 e raddoppiò il budget per le olimpiadi di Londra nel 2012, portandolo da 40 a 81 milioni di sterline.

A settembre dello stesso anno venne nominato ministro della Sanità, incarico che ha mantenuto fino al 2018, quando ha preso il posto di Johnson.

La carriera di Hunt non è stata esente da scandali, critiche e gaffe. Nel 2009 fu costretto a restituire 9500 sterline dopo essere stato accusato di aver violato alcune norme sulle spese e i fondi dei politici. Fu successivamente coinvolto nell’inchiesta Leveson sulle pratiche scorrette adottate da alcuni media, per i suoi contatti troppo ravvicinati con la famiglia Murdoch. Infine venne pesantemente criticato quando disse che i turni serali e di sabato dei giovani non sarebbero più stati considerati straordinari. Una decisione che convinse la categoria a scioperare e a protestare online con l’hashtag #IAmWorkingJeremy (Sto lavorando, Jeremy).

Hunt è considerato più moderato di Johnson ma ha detto che l’Unione europea ha adottato tattiche simili a quelle della Russia sovietica durante i negoziati sulla Brexit. Un’affermazione che ha fatto infuriare molti politici e costretto Hunt a ritrattare e scusarsi. Vorrebbe una soft Brexit, ma per lui l’importante è raggiungere un buon accordo, non uscire il prima possibile (come vorrebbe invece Johnson che si dice pronto a un no deal).

 

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