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martedì, Dic 17

Il peperoncino riduce il rischio di morte per infarto e ictus


I ricercatori dimostrano che il consumo abituale di peperoncino, a prescindere dal tipo di dieta seguita, è associato a una riduzione del rischio di morte per cause cardiache e cerebrovascolari

peperoncino

Rosso, piccante e addirittura afrodisiaco. È il peperoncino, un ingrediente molto diffuso nelle cucine italiane, componente fondamentale della nostra cultura alimentare. Già elogiato da tanti per le sue molteplici proprietà benefiche, ora per gli amanti del piccante c’è un motivo in più per continuare questa sana abitudine: il peperoncino, infatti, sembra essere anche un grande alleato del nostro sistema cardiovascolare. A riferirlo è oggi un nuovo studio italiano condotto dal dipartimento di Epidemiologia e prevenzione dell’Irccs Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con il dipartimento di Oncologia e medicina molecolare dell’Istituto superiore di sanità, l’università dell’Insubria a Varese e il Centro cuore mediterranea a Napoli, secondo cui un consumo abituale di questa spezia è associato a una riduzione del rischio di mortalità generale del 23%, e in particolare per ictus e malattie cardiache, rispetto a chi non ne consuma. Lo studio è stato appena pubblicato sul Journal of American College of Cardiology.

Per capirlo, il team di ricercatori ha passato in rassegna i dati di 22.811 cittadini della regione Molise, provenienti dallo studio Moli-sani, un ampio programma di ricerca cominciato nel 2005 per indagare i possibili fattori genetici e ambientali alla base di malattie cardiovascolari, cancro e patologie degenerative. Seguendo il loro stato di salute per un periodo di circa 8 anni e confrontandolo con le abitudini alimentari, i ricercatori hanno notato che, nelle persone che consumavano regolarmente peperoncino, ossia minimo 4 volte alla settimana, il rischio di morire di infarto era ridotto del 40%, mentre quello per cause cerebrovascolari più che dimezzato (circa il 60%). “Un dato interessante è che la protezione dal rischio di mortalità è indipendente dal tipo di dieta seguita dalle persone”, commenta Marialaura Bonaccio, autrice dello studio. “In altre parole, qualcuno può seguire una sana dieta mediterranea, qualcun altro può mangiare in modo meno salutare, ma per tutti il peperoncino ha un effetto protettivo”.

“Nel corso dei secoli, proprietà benefiche di ogni tipo sono state associate al suo consumo, principalmente sulla base di aneddoti e usanze al limite della magia”, spiega Licia Iacoviello, direttore del dipartimento di epidemiologia e prevenzione dell’Ircss Neuromed e professore di igiene e sanità pubblica dell’università dell’Insubria di Varese. “È importante ora che la ricerca se ne occupi in modo concreto, con rigore e prove scientifiche. Come già osservato in Cina e negli Stati Uniti, sappiamo che le varie piante delle specie capsicum, sebbene consumate in diversi modi in tutto il mondo, possono esercitare un’azione protettiva nei confronti della nostra salute”.

Ricordiamo infatti che già precedenti studi avevano elogiato le proprietà del peperoncino. In una ricerca pubblicata su Plos One degli scienziati dell’università del Vermont, negli Stati Uniti, veniva infatti evidenziato come il consumo abituale di questa spezia fosse associato a una riduzione del 13% della mortalità generale. Mentre, una ricerca condotta in Cina su 500 mila persone e pubblicata sul British Medical Journal aveva dimostrato una riduzione del rischio di morte del 14%.

Il prossimo passo, concludono i ricercatori, sarà quello di comprendere i meccanismi biochimici attraverso i quali agiscono sia il peperoncino che i suoi parenti, ossia tutti quelli accumunati dalla presenza di una sostanza chiamata capsaicina. Per il momento, quindi, gli amanti del piccante hanno sicuramente un motivo in più per mantenere questa loro sana abitudine.

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