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giovedì, Apr 01

Il pesce d’aprile del Cern: un nuovo acceleratore di particelle in verticale e un ascensore spaziale



Da Wired.it :

Un lunghissimo acceleratore combinato con un ascensore spaziale di 2,5 km. Questa la scherzosa proposta di fisici e ingegneri del Cern di Ginevra, per studiare meglio materia oscura e gravità. Ecco l’esperimento (che non c’è) del Cern

acceleratore
Una ricostruzione artistica di come potrebbe apparire l’acceleratore Eiffel (foto: Dominguez/Cern)

Come una Torre Eiffel delle particelle, oggi i fisici e gli ingegneri del Cern di Ginevra propongono un nuovo acceleratore che per la prima volta si dispiegherebbe non in orizzontale, come Lhc e tutti i suoi colleghi, ma per la prima volta in verticale. È il pesce d’aprile del Cern. Ma la proposta c’è davvero, anche se per ora rimane teorica e piuttosto scherzosa. L’acceleratore si chiamerebbe proprio come la famosa torre parigina, Elevator-Inspired Fast-Fermion Endwise Linac collaboration (Eiffel). Insieme all’acceleratore bisogna poi aggiungere un ascensore spaziale. Secondo gli scienziati del Cern un simile apparato potrebbe consentire di studiare meglio diverse proprietà della materia e dell’universo. In particolare, aiuterebbe a capire il comportamento della materia oscura, che rappresenta circa l’85% della composizione dell’universo, e a conoscere la forza gravitazionale, non inclusa dal Modello standard della fisica, la teoria che descrive 3 delle 4 forze fondamentali (nucleare forte e debole ed elettromagnetica, ma non la gravità).

Come è pensato l’acceleratore

Nella loro bizzarra proposta, la realizzazione di questo colosso lungo e stretto avverrebbe in due fasi. In primo luogo il progetto prevederebbe un ascensore verticale di 500 metri a partire dal basamento dove è alloggiato il Large Hadron Collider (Lhc) del Cern – la sua base è in profondità di quasi 200 metri. In questo modo, facendo un paragone con la Torre Eiffel, l’acceleratore si innalzerebbe dal livello del suolo di 325 metri, praticamente come la Tour (che è 324 metri). Il Cern, poi, chiederebbe aiuto alla Nasa per utilizzare rivelatori sulla Stazione spaziale internazionale, in modo che i fasci di particelle sparati verso l’alto siano rivelati.

2,5 km di ascensore spaziale

Ma non è tutto qui. Questa prima fase di ricerca e realizzazione del progetto potrebbe consentire di capire se l’ipotesi di un ascensore spaziale molto più lungo è percorribile e quali sono le complessità.

Oltre all’acceleratore, una seconda fase vedrebbe la creazione di un ascensore spaziale la cui altezza dal suolo complessiva, incluso l’acceleratore, potrebbe essere di circa 2,5 km – tre volte più alto del grattacielo di Dubai Burj Khalifa, la struttura più alta al mondo con quasi 830 metri. Non poco, se lo immaginiamo visivamente, ma nemmeno lungo tanto quanto una primissima e teorica ipotesi dello scienziato russo Konstantin Tsiolkovsky, che aveva pensato a un acceleratore spaziale di oltre 35mila chilometri dal livello dell’Equatore in su.

Come funzionerebbe

Il Modello standard della fisica delle particelle rappresenta un grande successo, ma non riesce a spiegare il 95% della composizione dell’universo, che è oscura”, sottolinea Flora Oilp, fisica teorica,“e né Einstein né altri fisici finora sono riusciti a inventare una teoria della gravità quantistica che funzioni”. Manca un tassello, quello che riguarda la gravità e come questa si inserisce in una teoria che includa anche le altre tre forze fondamentali. Il nuovo esperimento potrebbe aiutare a trovare indizi su questo fronte.

L’idea è che con tecnologie e materiali rivoluzionari si possano accelerare le particelle, sparate in una camera a vuoto, anche in verticale, e calcolare quanto tempo impiegano a tornare sulla Terra. Una delle domande che i fisici del Cern potrebbero porsi è“come cadono le mele di antimateria?” – non la mela di Newton. La materia oscura, infatti, potrebbe cadere in maniera diversa rispetto a quanto avviene per la materia tradizionale, visibile. Questa differenza potrebbe consentire di rilevare per la prima volta la violazione della simmetria Ctp, che non può essere spiegata dalle teorie già note. Se tutto questo fosse davvero possibile, un esperimento di questo genere potrebbe aprire uno sguardo su teorie ancora da costruire non ci sono e anche su un universo che ancora non c’è, almeno ai nostri occhi. “Il limite è il cielo!”, esclama Pilar Olof, la portavoce dell’esperimento (che non c’è) Eiffel.

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[Fonte Wired.it]