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venerdì, Apr 24

Il Ramadan in quarantena è una cosa complicata



Da Wired.it :

È iniziato il 23 aprile, ma quest’anno il coronavirus impone celebrazioni a mezzo servizio a miliardi di persone: sono state chiuse moschee, e vietati i viaggi e i momenti di aggregazione che fanno parte della ricorrenza musulmana

Una moschea vuota in Malesia (foto: MOHD RASFAN/AFP via Getty Images)

Il 23 aprile è iniziato il mese del Ramadan per quasi 2 miliardi di fedeli musulmani in tutto il mondo. Quest’anno, però, a causa delle misure di distanziamento sociale necessarie per rallentare la diffusione del coronavirus, i fedeli dell’islam celebreranno la ricorrenza in modo diverso. Come è successo nel caso della Pasqua ebraica e quella cristiana, sono state vietati tutti gli incontri di preghiera e i viaggi verso luoghi di culto o di ricongiungimento con i familiari. Come si fa, allora, a passare il mese di digiuno ai tempi del coronavirus?

Si tratta di un cambiamento sostanziale, di certo, ma che per alcuni fedeli enfatizza lo spirito che dovrebbe animare la festività. “Certo, non si può negare che sarà diverso rispetto al solito, ma il Ramadan è anche un’occasione per riflettere sulla propria vita, concentrarsi sulla preghiera e trascorre più tempo con dio. Quindi, una sorta di auto isolamento è già alla base delle celebrazioni. Questa può essere semplicemente un’occasione per capire quanto sia semplice farlo”, ha spiegato all’Indipendent Farhad Ahmad, l’imam della moschea Fazl a Londra. Basta vedere il bicchiere mezzo pieno, quindi?

I provvedimenti imposti dagli stati

Il Ramadan, uno dei cinque pilastri dell’Islam, consiste, tra le altre cose, in un mese di digiuno da praticare dall’aurora fino al tramonto. L’unico pasto consentito è l’iftar che si consuma la sera e rompe l’astensione quotidiana dal cibo. Vista la situazione sanitaria in molti paesi a maggioranza musulmana, l’Organizzazione mondiale di sanità (Oms), nei giorni scorsi, ha diffuso un vademecum di comportamento soprattutto per tutelare le condizioni di salute dei fedeli risultati positivi al coronavirus, consigliando di consultare un medico prima di decidere se affrontare o meno il digiuno. Ma anche per chi si trova nelle condizioni di poter celebrare il Ramadan le cose non saranno semplici: ad esempio, in Egitto è stato imposto il coprifuoco dalle 8 di sera fino alle 6 del mattino, per impedire che l’iftar venga consumato collettivamente fuori dalle mura domestiche. Lo stesso anche in Turchia, dove è stato vietato anche di dare soldi – come invece succede da tradizione durante questo periodo – ai musicanti di strada che camminano per le vie e svegliano le persone prima dell’alba affinché consumino l’ultimo pasto prima del digiuno.

Sono vietate, si diceva, anche tutte le celebrazioni collettive, come le preghiere nelle moschee. Come ricorda l’Indipendent, alcuni imam si stanno attrezzando per renderle disponibili online, provando così a raggiungere tutti i fedeli costretti in casa. In Indonesialo stato con più musulmani nel mondo – sono stati bloccati tutti i viaggi nazionali e internazionali. A rischio è la festa conclusiva del Ramadan, la Eid al-Fitr,  che dovrebbe tenersi il 23 maggio e che, di solito, è caratterizzata da banchetti e celebrazioni.

La comunità religiosa attende gli sviluppi sul contagio nei vari paesi interessati, ma è molto improbabile – se non impossibile – che le celebrazioni vadano di consueto. Il Consiglio consultivo nazionale delle moschee e degli imam del Regno Unito ha dichiarato, ad esempio, che riunire masse di persone per eventi di questo tipo “è un atto estremamente irresponsabile. Durante l’epidemia, è prioritario salvare vite. Pregare in una moschea o riunirsi con altri fedeli passa assolutamente in secondo piano”.

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[Fonte Wired.it]