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venerdì, Ott 25

Il Regno Unito andrà a elezioni anticipate per la seconda volta in due anni?


Il piano del premier Boris Johnson: proroga su Brexit, ma con la Gran Bretagna che torna alle urne il prossimo 12 dicembre. I laburisti però non sono molto dell’idea

Da sinistra, il leader laburista Jeremy Corbyn e il primo ministro conservatore Boris Johnson (foto: Kirsty Wigglesworth – WPA Pool / Getty Images)

Giovedì 24 ottobre il premier del Regno Unito Boris Johnson ha scritto una lettera al leader laburista Jeremy Corbyn per informarlo che è disposto a prorogare la Brexit, ma vuole convocare elezioni anticipate. Se BoJo – come è soprannominato – riuscisse nel suo piano, il Regno Unito andrebbe alle urne per la seconda volta nel giro di due anni. L’ultima risale all’8 giugno del 2017: un giorno che i Conservatori ricordano come una sconfitta, dato che ha segnato un netto passo indietro rispetto ai sondaggi, e ha portato all’attuale governo di minoranza supportato dal partito nordirlandese del Dup. Da allora i Tory hanno perso la maggioranza in parlamento.

Johnson, che in questi ultimi mesi ha giurato e spergiurato che il Regno Unito sarebbe uscito dall’Unione europea entro il 31 dicembre, ha fatto questa concessione perché ha capito che non ci sono i tempi per approvare l’accordo su Brexit entro questa scadenza, e spera di ottenere con le elezioni una maggioranza più solida per accelerare il processo e arrivare a una ratifica dell’accordo nel più breve tempo possibile. “Se tornassimo alle urne il 12 dicembre avremmo un nuovo parlamento e un nuovo governo entro Natale”, si legge nella lettera. “Se vincessi le elezioni, potremmo ratificare l’accordo, fare la Brexit e il paese potrebbe finalmente andare avanti”.

Il piano di BoJo

Johnson vuole chiedere e ottenere il ritorno alle urne all’inizio della prossima settimana, concedere ai parlamentari altre due settimane per approvare l’accordo in maniera definitiva e dedicarsi alla campagna elettorale per tutto il mese successivo.

Affinché ciò accada, devono verificarsi due condizioni. L’Unione europea deve approvare il rinvio e almeno 434 parlamentari devono appoggiare lo scioglimento dell’assemblea di Westminster per il ritorno alle urne. Per quanto riguarda la prima, non sembrano esserci problemi: Donald Tusk, il presidente dell’organo comunitario che raduna i capi di stato e di governo del blocco, ha già fatto sapere che tutti sono d’accordo a concedere una proroga; va solo deciso se optare per un periodo di tre mesi, come ha chiesto il governo britannico una settimana fa, o uno più breve.

Sulla seconda invece ci sono molti dubbi: il leader dei laburisti Jeremy Corbyn ha detto che, prima di tornare a nuove elezioni, bisogna escludere una volta per tutte l’ipotesi di un no deal, cioè la possibilità che il Regno Unito esca dall’Ue senza un accordo. Alcuni colleghi di Corbyn, poi, si oppongono alle elezioni, perché temono di perdere voti; altri ancora sperano di poter convocare un secondo referendum sulla Brexit, per annullare l’esito di quello del 23 giugno del 2016.

Fonti vicine al governo hanno detto che se il parlamento non approverà il ritorno alle urne, Johnson ritirerà l’accordo e farà campagna elettorale, perché “non si può permettere ai laburisti di tenere in ostaggio il paese”. Uno scenario che ha infastidito l’Unione europea: “Abbiamo bisogno di fatti per prendere decisioni”, ha detto questa mattina Amélie de Montchalin, la ministra francese degli Affari europei, in un’intervista alla radio Rtl. “Capiremo cosa fare nei prossimi giorni e nelle prossime ore a seconda di cosa dirà e farà il parlamento britannico”.

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