Seleziona una pagina
giovedì, Apr 02

Il rinvio del vertice mondiale sul clima Cop26 non è per forza una brutta notizia



Da Wired.it :

A causa della pandemia è stata posticipata la Cop26 di Glasgow, un summit decisivo nella lotta al riscaldamento globale. Però forse non tutto il male vien per nuocere

Il 2020 era considerato un anno cruciale per le sorti del clima, ma l’emergenza Covid-19 ha sparigliato tutte le carte. A farne le spese è anche la 26esima Conferenza delle parti sui cambiamenti climatici (Cop26), l’atteso vertice previsto a novembre a Glasgow (Scozia) che avrebbe dovuto rendere finalmente operativo l’accordo di Parigi. Dopo settimane di incertezza, è arrivato l’annuncio ufficiale: il summit è rinviato al 2021. E per quanto inevitabile nel contesto in cui ci troviamo – con l’Europa diventata l’epicentro di una pandemia che si avvicina al milione di contagi – per l’ambiente è una doccia fredda.

Dopo il sostanziale fallimento del vertice di Madrid, lo scorso dicembre, la Cop26 di Glasgow era considerata decisiva per concordare quelle politiche di mitigazione si cui abbiamo urgente bisogno. Come aveva rivelato un impietoso rapporto del Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite (Unep), gli impegni presi finora per ridurre le emissioni sono infatti scandalosamente inadeguati per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. A Glasgow i governi avrebbero dovuto presentare impegni molto più ambiziosi e un piano per arrivare a emissioni nette zero entro il 2050. Insomma, il vertice era considerato l’ultima occasione (l’ennesima ultima occasione) per evitare una catastrofe climatica. Ecco perché un rinvio, anche di pochi mesi, suscita tante preoccupazioni.

D’altra parte, oggi tutte le priorità sono inesorabilmente cambiate. A Glasgow erano attesi 30mila partecipanti da oltre 200 paesi: avrebbero dovuto riunirsi negli spazi dello Scottish Events Campus, dove oggi si sta invece allestendo un ospedale da campo per curare i pazienti affetti da Covid-19. “Il mondo affronta una sfida senza precedenti e le nazioni si stanno giustamente concentrando sugli sforzi per combattere la pandemia. Abbiamo perciò deciso di posticipare la Cop26”, ha spiegato in un tweet Alok Sharma, ministro dell’energia del Regno Unito e presidente della conferenza.

La scelta di rinviare il vertice è considerata opportuna anche dalle associazioni ambientaliste. Meglio un rinvio che una conferenza di facciata o il rischio di assistere all’ennesimo accordo annacquato se a Glasgow si fosse arrivati senza un serio lavoro di preparazione . Nel frattempo, del resto, erano già saltati diversi incontri preliminari, mentre anche il pre-vertice di Bonn, previsto a giugno, aveva subito un rinvio a causa delle restrizioni sui viaggi in vigore in molti paesi.

Ora il timore diffuso fra gli attivisti per il clima è che la Covid-19 possa offrire un pretesto per rinviare ogni impegno sulla crisi climatica, che purtroppo sarà lì ad attenderci anche quando ci saremo lasciati alle spalle l’emergenza. Perché se è vero che il lockdown ha frenato le emissioni di gas serra, gli esperti avvertono che, in assenza di cambiamenti strutturali nel nostro modello economico alimentato dai combustibili fossili, l’effetto sarà soltanto temporaneo e impercettibile. L’esperienza passata insegna infatti che, con la ripresa delle attività economiche, le emissioni torneranno a salire in fretta recuperando anche il tempo perduto: è quel che accadde per esempio dopo la crisi finanziaria del 2008. Il calo del prezzo del petrolio potrebbe inoltre ostacolare la transizione verso le energie rinnovabili e rendere meno competitiva la mobilità elettrica, con ripercussioni a lungo termine difficili da quantificare.

Purtroppo, neppure questa terribile pandemia, che ha messo a soqquadro tanti aspetti delle nostre vite, può essere una scorciatoia per risolvere la crisi climatica, che richiede interventi strutturali e duraturi per ridurre in modo significativo le emissioni gas serra. Per questo Christiana Figueres, responsabile delle Nazioni Unite per il clima, fino all’ultimo aveva cercato di fare pressioni affinché l’appuntamento di Glasgow fosse mantenuto. Il celebre economista Nicholas Stern si era persino appellato al premier Boris Johnson, convinto che rinviare il vertice fosse una brusca frenata proprio quando avremmo avuto bisogno di accelerare gli impegni contro la crisi climatica: “È una sfida così urgente, e c’è ancora così tanto da fare che non possiamo permetterci di perdere questa occasione e vanificare il lavoro fatto finora”, aveva detto Stern.

La verità è che oggi ci troviamo di fronte a due crisi globali senza precedenti e intrecciate fra loro, dal cui esito dipende il nostro futuro comune. Nei prossimi mesi i governi dovranno stanziare enormi somme per rilanciare l’economia e potremmo avere un’occasione unica per indirizzare questi investimenti verso uno sviluppo sostenibile. “La Cop26 potrebbe diventare un’opportunità per ricostruire le economie colpite dal coronavirus e renderle più sane, più resilienti agli shock futuri e più eque”, ha detto alla Bbc Adair Turner dell’Institute for New Economic Thinking di New York.

E con lo sguardo alle presidenziali statunitensi, c’è un’altra ragione per lasciarsi cullare dalla speranza che non tutto il male venga per nuocere, e che un rinvio di qualche mese della Cop26 possa rivelarsi un vantaggio. Il summit di Glasgow era infatti previsto la settimana successiva alle elezioni americane: troppo presto per assistere a un cambio di rotta degli Stati Uniti persino se Donald Trump, strenuo oppositore degli accordi di Parigi, dovesse uscirne sconfitto. In caso di vittoria dei democratici, un rinvio al 2021 consentirebbe invece al nuovo presidente, in carica da fine gennaio e (si spera) più sensibile alla causa ambientale, di partecipare ai negoziati sul clima. Questa, però, è una storia ancora tutta da scrivere.

Potrebbe interessarti anche





[Fonte Wired.it]