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venerdì, Dic 27

Il ritratto del decennio in 10 immagini


Dalla parabola di WikiLeaks alle primavere arabe, quello ormai agli sgoccioli è stato un decennio in chiaroscuro. Abbiamo deciso di raccontarlo attraverso i suoi scatti più iconici

Quello che si avvia alla conclusione è stato un decennio quantomai in chiaroscuro, caratterizzato da grandi stravolgimenti, piccole prese di coscienza e da dinamiche molto complesse, sulle quali sarebbe difficile formulare subito un giudizio netto.

Dieci anni nei quali abbiamo parlato molto dei social network (oltre che sui social network) e della loro centralità nel processo democratico, utilizzando parole abusate per provare a esprimere concetti nuovi. Dieci anni nei quali abbiamo riscoperto vecchie fratture – una su tutte quella tra popolo ed élite – ma anche nuovi modi di stare insieme, che forse ci torneranno utili nel decennio che verrà. Dieci anni di trame fondamentali, di partite chiuse per sempre e di speranze appena abbozzate, a partire dalla rinnovata sensibilità sulla crisi climatica che ha portato in piazza i ragazzi di Friday For Future. Dieci anni di funerali – alcuni molto dolorosi, altri festeggiati in mondovisione – di nascite, rinascite e consacrazioni.

Dieci anni come tanti, insomma, ma scanditi da momenti particolarmente intensi, che vale la pena mettere insieme e ricordare attraverso la forza espressiva delle immagini che hanno accompagnato questi nostri anni Dieci.

10. WikiLeaks

(Foto di Peter Macdiarmid/Getty Images)

Un video confuso, ripreso da un elicottero Apache dell’esercito americano durante un raid contro presunti terroristi, poi rivelatisi civili iracheni e giornalisti di Reuters. È con Collateral Murder che nel 2010 abbiamo a imparato a conoscere WikiLeaks, l’organizzazione internazionale che ormai da un decennio si occupa di pubblicare e diffondere informazioni riservate di interesse pubblico.

Al momento della pubblicazione, il video suscitò enorme scalpore attorno all’operato dell’esercito americano, facendo di WikiLeaks e del suo fondatore, Julian Assange, dei veri e propri simboli della libera informazione. Col tempo l’immagine pubblica dell’organizzazione ha subito una serie di duri colpi e di recente è finita nell’inchiesta americana sul Russiagate, con l’accusa di aver pubblicato decine di migliaia di mail della casella postale di Hillary Clinton per conto del governo russo.

9. Abbiamo fotografato un buco nero

(Foto di National Science Foundation via Getty Images)

Mercoledì 10 aprile 2019, il mondo è rimasto col fiato sospeso per la prima immagine mai prodotta di un buco nero. Tecnicamente non si tratta di una vera e propria fotografia – anche perché sarebbe impossibile ottenere immagini fotografiche di un corpo celeste che per sua natura assorbe la luce stessa – ma di un’elaborazione grafica di dati radio osservati dal consorzio di telescopi Event Horizon.

Ad ogni modo il nostro protagonista è un buco nero supermassiccio situato nella galassia Messier 87 (o Virgo A, non esiste ancora una denominazione ufficiale), distante 55 milioni di anni luce dalla terra. Nonostante si tratti di una ricostruzione, l’immagine è già stata ribattezzata la foto del secolo e rappresenta un enorme passo avanti nella nostra conoscenza di uno degli oggetti più misteriosi dell’universo.

8. Obama e la fine della crisi di Cuba

(Foto di Chip Somodevilla/Getty Images)

“Da oggi cambiano i rapporti tra il popolo americano e quello cubano. Si apre un capitolo nuovo nella storia delle Americhe”. Così il 17 dicembre 2014 l’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama annunciava la storica riapertura dei rapporti con l’Avana, 53 anni dopo la crisi innescata dalla rivoluzione di Fidel Castro.

Come tante delle dinamiche consumatesi nel corso del decennio, anche l’impeto di quel significativo progresso diplomatico era però destinato a scontrarsi con l’ascesa di Donald Trump, che nel maggio di quest’anno ha ripristinato el bloqueo, l’embargo nei confronti di Cuba che nel tempo è diventato il simbolo dell’incomunicabilità tra due pezzi di mondo così vicini, eppure irrimediabilmente lontani.

7. L’era dei due papi

(foto: Maurix/Gamma-Rapho via Getty Images)

Anche se con il passare degli anni abbiamo smesso di farci caso, quella in cui viviamo è stata un’epoca piuttosto particolare per il soglio pontificio. Per la prima volta in quasi 600 anni, infatti, il 28 febbraio 2013 il massimo rappresentante della Chiesa cattolica ha pronunciato la formula di rinuncia al ministero petrino, lasciando la carica nelle mani di un successore, pur essendo ancora in vita.

Fin dal primo momento la decisione di Benedetto XVI sembrava destinata a scuotere le fondamenta della Chiesa, ma in pochi avrebbero potuto immaginare che il suo successore, Jorge Bergoglio, su quell’azione di rottura avrebbe edificato l’intero indirizzo del suo pontificato.

6. Il genocidio dei Rohingya

(Foto di Kevin Frayer/Getty Images)

Una delle pagine più drammatiche del decennio agli sgoccioli è stata senza dubbio la persecuzione contro la minoranza musulmana in Birmania.

Si calcola che dall’inizio delle violenze, nell’agosto del 2017, più di 740mila persone appartenenti alla minoranza etnica Rohingya siano state costrette a lasciare il paese a causa di una brutale campagna di eliminazione sistematica portata avanti dall’esercito birmano. I rapporti stilati dalle organizzazioni umanitarie parlano di civili uccisi – almeno 6700 secondo Medici senza Frontiere – e di interi villaggi dati alle fiamme, un’operazione che l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Ra’ad al-Hussein ha definito “un esempio di scuola di pulizia etnica”.

Nello scorso mese di dicembre la Corte penale internazionale, su mandato dei 57 stati membri dell’Islamic Cooperation Organization, ha approvato l’apertura di un’indagine per appurare l’esistenza di crimini contro l’umanità commessi in Myanmar. La guida della delegazione birmana è stata assunta da Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, oggi schierata contro l’ipotesi del genocidio.

5. Le stragi del fanatismo

(Foto di Hagen Hopkins/Getty Images)

Gli anni Dieci del Duemila saranno purtroppo ricordati anche come quelli del sangue versato in nome del fanatismo, razziale e religioso.

Buona parte del decennio è stata monopolizzata dalla violenza e dal terrore generati dall’Isis, l’organizzazione terroristica di stampo islamista che il 29 giugno del 2014 ha proclamato la restaurazione del califfato islamico. Con una serie di cruenti attacchi, la creatura di al-Baghdadi ha imposto la sua agenda di terrore con il fine ultimo di compattare l’Islam e riunirlo sotto la bandiera nera. Un disegno politico che oggi possiamo definire fallimentare, ma che ha lasciato ferite insanabili ad ogni latitudine del globo.

L’apice dell’orrore suprematista arriva invece nel 2019 a Christchurch, in Nuova Zelanda, con l’assassinio di 49 persone di fede islamica trasmesso in diretta Facebook da Brenton Tarrant, assiduo frequentatore di ambienti online legati all’estrema destra.

Le ragioni del folle gesto sono illustrate in un dettagliato manifesto di 87 pagine pubblicato su 8chan, contenente riferimenti alla teoria razzista della sostituzione etnica e diversi tormentoni utilizzati dall’alt-right, oltre che l’esplicito riferimento ad Anders Breivik e Luca Traini. Tratti e ideologie simili a quelle di Tarrant saranno riscontrati anche negli attentati di El Paso e Halle, le altre azioni a sfondo razziale avvenute nel 2019.

4. La crisi economica della Grecia

(Foto di Milos Bicanski/Getty images)

Quando sul finire del 2009 il governo guidato da George Papandreou svelò al mondo la reale entità del debito pubblico greco – non attorno al 3% del Pil, come assicurato dal precedente esecutivo, ma sopra al 16% – nessuno poteva immaginare il peso che quei numeri avrebbero avuto sugli equilibri dell’intero continente.

A dieci anni dall’inizio della crisi, l’eco di quei giorni non si è ancora del tutto spento. Non per la Grecia, tornata a crescere dopo gli anni bui dell’austerity, ma ancora attanagliata dal piano di rientro di un debito salito ormai a 100 miliardi di euro. Ma soprattutto non per il progetto europeo, che in quella crisi ha scoperto tutti i limiti di un modello in grado di mettere in discussione la sua stessa esistenza.

3. “How dare you?

(Foto di Spencer Platt/Getty Images)

Con i suoi 16 anni e undici mesi, Greta Thunberg è sicuramente la più giovane protagonista di una teoria del complotto mai formulata su Twitter. Tra i suoi tanti record collaterali, però, dal 23 settembre di quest’anno l’attivista simbolo della lotta contro il riscaldamento globale può vantare anche una partecipazione al vertice sul clima delle Nazioni Unite.

Con un discorso molto duro, pronunciato di fronte a 60 tra capi di stato e di governo, Greta Thunberg ha sottolineato la necessità di un maggiore impegno politico sul tema della crisi climatica, accusando i leader mondiali di sottovalutare il problema e le richieste di un’intera generazione. Il video dell’intervento è stato molto condiviso su internet, particolarmente nel passaggio del “how dare you” in cui Thunberg se la prende con una politica troppo distante dai problemi dei giovani (“Voi venite da noi giovani e ci parlate di speranza? Come osate? Mi avete rubato i sogni e l’infanzia con le vostre parole vuote”).

Tra i grandi assenti del vertice c’era naturalmente il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, impegnato nello stesso momento in un incontro sulla libertà religiosa. L’incrocio fortuito tra Trump e Thunberg, diventato immediatamente virale, riassume alla perfezione il leitmotiv dell’anno che sta per finire.

2. L’America di Trump

(Foto di Ralph Freso/Getty Images)

La notte dell’8 novembre 2016 sarà ricordata per sempre come uno spartiacque della storia americana recente. Quella in cui Donald John Trump, imprenditore e personalità televisiva, ribaltando tutti i pronostici della vigilia è diventato il quarantacinquesimo inquilino della Casa Bianca.

Sull’influenza – non solo politica – esercitata da Trump in questo scorcio di secolo è stato detto e scritto tanto, così come molte sono state le analisi finalizzate a comprenderne il successo. Ciò che è certo è che il nuovo decennio si aprirà con un giudizio inequivocabile sulla sua eredità e solo le presidenziali del 2020 ci aiuteranno a capire se il prossimo sarà un altro decennio nel segno di Trump.

1. Le primavere arabe

(Foto di Ed Giles/Getty Images)

La libertà, si sa, è un processo contagioso. A un certo punto della storia inizia da qualche parte, in qualche modo, e alla fine nessuno può più farne a meno.

Questo particolare afflato di libertà prende piede da una vicenda tragica, dal gesto estremo di Mohamed Bouazizi, venditore di frutta tunisino che il 17 dicembre 2010 decise di darsi fuoco per denunciare le violenze della polizia. Poi, proprio come in un domino, i moti di rivolta si allargarono a macchia d’olio, arrivando a coinvolgere, tra gli altri, i governi di Libia, Siria, Egitto, Tunisia e Yemen. Oggi sappiamo che non tutte le primavere arabe hanno ottenuto i risultati sperati e che anche nei luoghi in cui le rivolte sembravano aver attecchito – come in Egitto – il contraccolpo autoritario non è stato indolore.

Nonostante tutto, quel vento di cambiamento partito dal Nordafrica ha innescato una serie di avvenimenti ancora oggi centrali nella nostra attualità e con il suo andamento altalenante rappresenta alla perfezione un decennio in chiaroscuro.

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