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martedì, Lug 09

Il romanzo governativo sulle ong criminali


I dati ci risvegliano dalla tentazione di credere che chiudere i porti sia la soluzione e i salvataggi umanitari un incentivo al business degli scafisti. Rivediamo anche l’idea che l’Italia si faccia carico di tutto il peso dei flussi migratori

Da qualche settimana è riesplosa l’offensiva di governo contro le ong che salvano vite nel Mediterraneo. Prima la Sea Watch 3, poi Mediterranea, Sea Eye e Open Arms. Ogni giorno da Lega e Movimento cinque stelle arrivano attacchi a quelle che vengono definite imbarcazioni criminali, in combutta con gli scafisti. “Fanno lo show e favoriscono gli scafisti” ha dichiarato Di Maio nelle scorse ore, mentre non c’è momento della giornata in cui Matteo Salvini non rilasci dichiarazioni e post che auspicano l’arresto dell’equipaggio delle navi.

Alcuni migranti a bordo della nave della Ong Sea Watch 3 dopo il soccorso in mare (foto: FEDERICO SCOPPA/AFP/Getty Images)

I vari procedimenti giudiziari aperti negli scorsi mesi nei confronti delle ong hanno dimostrato che nel loro lavoro non c’è nulla di sospetto e criminale, una verità scomoda per i sovranisti di casa nostra che continuano con i loro attacchi fondati sul nulla. La guerra giallo-verde alle ong va avanti su più fronti: non solo la presunta – e smentita – natura criminosa del loro lavoro di salvataggio, ma anche l’effetto pull factor per le partenze che deriverebbe dalla loro presenza in mare, oltre al fatto che sarebbero proprio loro a tenere in piedi il flusso migratorio Africa-Italia. Altre falsità, come mostrano i dati, questi sconosciuti.

Nei primi sei mesi dell’anno (1 gennaio – 30 giugno) dalla Libia sono partite almeno 6.178 persone. Con Ong al largo, 32 partenze al giorno. Senza Ong, 34 partenze”, ha sottolineato il ricercatore dell’Ispi, Matteo Villa. Ong o meno, le persone si mettono ugualmente in mare. Semmai, la presenza delle ong garantisce un migliore soccorso verso un flusso migratorio che ci sarebbe in ogni caso. Inoltre, anche la teoria secondo cui le ong stanno contribuendo all’invasione (che non esiste) di migranti in è pura fantascienza. Nel 2019 sono arrivate in Italia oltre 3mila persone, di queste sono solo 300 quelle sbarcate dalle navi umanitarie – un decimo. Le restanti 2800 appartengono ai cosiddetti sbarchi fantasma, quegli arrivi su barchini di cui volutamente si parla poco e che smentiscono più che mai la dialettica dei porti chiusi. Basta pensare che nelle due settimane in cui Matteo Salvini faceva la guerra ai 42 migranti che si trovavano sulla Sea Watch 3 al largo di Lampedusa, vietando loro di sbarcare, centinaia di persone sono arrivate indisturbate sull’isola, in modo indipendente.

I porti sono sì chiusi, ma solo alle ong, che come mostrano i dati hanno un ruolo marginale nel flusso migratorio e si limitano a salvare chi si trova in difficoltà in mare. Anche il vittimismo sull’Italia che deve sobbarcarsi tutto il peso del flusso migratorio mentre il resto dell’Europa sta a guardare, è una falsità. Come sottolineano i dati dell’Unhcr, mentre in questi primi sei mesi del 2019 in Italia sono arrivate circa 3mila persone, nello stesso periodo gli arrivi via mare in Grecia sono stati 18.294 e quelli in Spagna 13.263.

Insomma, su migranti e ong il governo ha costruito una narrazione che fa acqua da tutte le parti. Una strumentalizzazione di singoli episodi per propinarci presunte realtà che vengono poi demolite a suon di dati. Salvini aveva promesso gli zero sbarchi e i porti chiusi, ma questo non è possibile. Serve allora trovare un capro espiatorio, qualcuno verso cui puntare il dito e a cui addossare la responsabilità di un flusso migratorio che ci sarebbe comunque: le ong, appunto. Colpevoli di salvare vite e portarle verso un porto sicuro, che per ovvi motivi geografici è italiano quando il salvataggio avviene nel Mediterraneo centrale.

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