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lunedì, Dic 16

Il Senato ha rigettato la liberalizzazione della cannabis light


Il sub-emendamento alla legge di bilancio sulla vendita della cannabis leggera con Thc inferiore allo 0,5 per cento è stato dichiarato inammissibile dalla presidente Maria Elisabetta Casellati, poiché “estraneo alla materia”

(foto: Fabio Cimaglia / LaPresse)

La presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati ha dichiarato inammissibili, in quanto “estranei alla materia”, alcuni emendamenti che facevano parte della legge di bilancio in discussione in queste ore in parlamento. Fra questi anche la norma di due senatori del Movimento 5 stelle – Matteo Mantero e Francesco Mollame – sulla liberalizzazione della cannabis light. Nel dettaglio, l’emendamento modificava la tabella la tabella del testo unico delle leggi sugli stupefacenti e le sostanze psicotrope permettendo l’uso di cannabis il cui contenuto di tetraidrocannabinolo (Thc) fosse inferiore allo 0,5 per cento.

Cosa conteneva l’emendamento

L’entusiasmo per l’approvazione dell’emendamento la scorsa settimana, dopo un primo stop subito a inizio dicembre, è dunque durato pochissimi giorni. Come riporta Il Fatto quotidiano.it, nel testo dei senatori M5s veniva regolamentato l’uso della cannabis consentitoin forma essiccata, fresca, trinciata o pellettizzata ai fini industriali, commerciali ed energetici” sempre entro i limiti dello 0,5.

Non solo: la nuova norma prevedeva una tassazione di 0,4 euro per grammo sul prodotto finito. Di fatto, si voleva fare in modo che della canapa light non fosse possibile soltanto la coltivazione (già prevista dalla legge 242 del 2016), ma anche la vendita. La cannabis light è commercializzabile in ma con molti limiti e divieti. Una sentenza dello scorso maggio delle sezioni unite della Cassazione aveva, ad esempio, vietato la vendita di olio, resina e inflorescenze derivanti dalla canapa. Al contempo si era invitato il legislatore a una riforma complessiva del settore.

Fra tecnica e politica

Quando è stata dichiarata l’inammissibilità in aula è scoppiata la polemica. I due esponenti del M5s, promotori dell’emendamento, hanno chiesto a Casellati di dimostrare che la scelta non sia stata frutto della “pressione della sua parte politica. Da parte sua, la presidente ha spiegato che è stata, invece, una “decisione meramente tecnica“, invitando la maggioranza, se interessata, a presentare un disegno di legge. Hanno festeggiato le destre, da sempre contrarie al provvedimento.

A chiedere il vaglio dell’ammissibilità è stata infatti la Lega di Matteo Salvini, che ha dichiarato guerra alla norma insieme a Giorgia Meloni e Fratelli . Mantero ha attaccato: “Questo emendamento, è bene precisare, non riguarda la droga ma va ad incidere sugli agricoltori”, ricordando che si fa danno soprattutto a questi operatori del settore (“oltre 3.000 e quindi a 12mila famiglie”).

Le altre norme stralciate

L’emendamento sulla cannabis non è stato l’unico ad essere stralciato. Spariscono dalla prossima legge di bilancio – sempre perché inammissibili – più di dieci provvedimenti, fra cui la cosiddetta tobin tax, che prevedeva l’introduzione di un’aliquota su alcuni tipi di operazioni finanziarie fatte online e una norma che regolamentava lo spostamento dal luglio 2020 al gennaio 2022 della fine del mercato tutelato dell’energia.

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