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martedì, Set 29

Il sovraffollamento degli hotspot genera disturbi mentali nei migranti?



Da Wired.it :

Lo dice uno studio appena pubblicato, che dimostra che chi vive nei campi accoglienza con più di mille migranti, come il Cara di Mineo, presenta disturbi mentali con effetti pari a quelli dei maltrattamenti e la prigionia

(Il campo di Moria. Foto: Nicolas Economou/NurPhoto/Getty Images)

L’organizzazione umanitaria Medici per i diritti umani (Medu) ha condotto una ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica International Journal of Social Psychiatry, sulla presenza dei sintomi di stress post-traumatico (pstd) nei rifugiati e nei richiedenti asilo ospitati nei grandi centri d’accoglienza. Lo studio si è concentrato, nello specifico, su una delle strutture più rappresentative in quest’ambito: il Cara di Mineo che, prima della sua chiusura, è arrivato ad accogliere 4mila migranti in Sicilia. I ricercatori hanno scoperto che “le condizioni di vita precarie nei grandi e sovraffollati centri di accoglienza producono effetti negativi sulla salute mentale dei rifugiati e dei richiedenti asilo al pari delle violenze subite nei paesi di origine o lungo la rotta migratoria”.

I pazienti seguiti, infatti, presentavano “un quadro clinico di Pstd significativamente più grave rispetto ad altri provenienti da centri di accoglienza di minori dimensioni”. La stessa incidenza è stata riscontrata anche in un’altro campo, quello di Moria a Lesbo, che prima di essere distrutto da un incendio è arrivato ad accogliere quasi 13mila persone, il quadruplo rispetto alla capienza consentita.

I dati dello studio

La ricerca è stata condotta su 122 persone tra richiedenti asilo e rifugiati. I primi rappresentano la quasi totalità degli intervistati (94%), ma come i secondi (6%) erano arrivati relativamente da poco in Italia (più o meno 11 mesi, in media). Anche la provenienza era omogenea: 91% dall’Africa occidentale, 6% Nord Africa e 3% Corno d’Africa. Praticamente tutti hanno raggiunto il nostro paese via mare, con imbarcazioni precarie che hanno navigato per giorni nel Mediterraneo, e sono stati detenuti per mesi nelle prigioni libiche. “Il 79,5% dei partecipanti presentava una probabile diagnosi di Ptsd”, si legge nel documento con riferimento alla sindrome da stress post-traumatico. È stata infatti riscontrata un’alta incidenza di eventi traumatici: un numero consistente di migranti è stato torturato (82%), detenuto in maniera arbitraria (68%), aggredito fisicamente (65%) ed è stato costretto ad assistere alla morte di una o più persone (51%). Il range osservato comprende circa 18 situazioni di questo tipo, come violenze sessuali o rapimenti. Tutte circostanze che hanno portato a “pensieri ed emozioni negative, insonnia, comportamenti autolesionisti o esplosioni di rabbia” che dovrebbero essere trattati da specialisti una volta raggiunti i centri di accoglienza. Invece raramente ci sono approcci di questo tipo, ed essere costretti a sostare per periodi lunghi in centri sovraffollati non fa altro che amplificare e aggravare questi comportamenti. È stato notato che un quadro clinico più grave si presentava in quei centri con più di mille migranti, proprio come il Cara.

“I mega centri in cui ammassare richiedenti asilo e rifugiati, non solo si sono dimostrati dannosi per la salute dei migranti ma in ultima analisi rappresentano anche una scelta miope da un punto di vista meramente utilitaristico in quanto le conseguenze producono nel medio e lungo termine gravosi costi economici e sociali per l’intera collettività”, scrivono i ricercatori del Medu. L’appello al governo italiano e alle istituzioni europee, nonostante i cambiamenti in fase di discussione apportati al Trattato di Berlino e ai decreti sicurezza, è di rivedere completamente il modello di prima accoglienza.

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[Fonte Wired.it]