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sabato, Nov 21

Il talento del calabrone è il film del weekend. Dove tutto è finto. Proprio tutto



Da Wired.it :

Sta su Amazon Prime Video. Nonostante sia italiano, è stato pensato e girato diversamente dal solito. È un unicum sulla forza del falso

Se qualcuno avesse messo piede sul set de Il talento del calabrone, in uno degli studios che si trovano sulla Tiburtina a Roma, avrebbe trovato una piattaforma rialzata di due metri da terra. Salendo le scale, poi, sarebbe entrato all’interno di un grattacielo. È il tipo di set che non si costruiscono quasi mai in noi preferiamo andare a trovare i posti, giriamo nelle vere location e, per esempio, se serve di girare nello studio di una radio, si trova lo studio di una radio. E se serve lo studio di una radio che sta a uno degli ultimi piani di un grattacielo che dà su un altro grattacielo di sfondo, beh allora si cambia la sceneggiatura.

Invece Giacomo Cimini, regista de Il talento del calabrone, ha un’altra testa e un’altra mentalità, forte di 12 anni trascorsi a far corti ma anche a insegnare cinema a Londra. Quindi, ha voluto costruire da zero lo studio. Paco Cinematografica, la società che l’ha notato a partire dal suo corto di fantascienza The Nostalgist e che l’ha scelto per realizzare la sceneggiatura che aveva acquistato da Lorenzo Collalti, gli ha dato mano libera. Il risultato è che lo studio ricostruito non è stata l’unica deviazione dalle classiche abitudini del cinema italiano.

Del resto, la storia non è proprio tipica da film italiano. C’è un dj in una radio commerciale che riceve telefonate nella sua trasmissione della notte, una però è particolare, è un uomo che sostiene di volersi suicidare e di farlo con una bomba che ucciderà altre persone. Per dimostrare che non è uno scherzo, fa saltare in aria un piano di un grattacielo della città. Se la radio smette di andare in diretta, lui fa saltare la seconda bomba, devono ascoltarlo tutti perché ha qualcosa da dire. Intanto le forze dell’ordine cercano di tracciarlo ingaggiando una lotta informatica, tecnica e di furbizia.

Anche nel cinema italiano ora vengono usati i green screen, cioè le pareti solitamente di colore verde che poi, in postproduzione, vengono riempite con uno sfondo. Spesso sono utilizzati per estendere sfondi inesistenti, altre volte per i trasparenti delle auto quando qualcuno finge di guidare e in realtà sta fermo o, ancora, proprio per sfondi impossibili. In questo caso sarebbero stati perfetti, ma Cimini voleva un po’ di più. Così in realtà è tornato indietro, a tecnologie anni ’70.

Lo studio radiofonico in cui è ambientato il film stava a due metri d’altezza, perché sotto c’erano otto proiettori da eventi, cioè potenti, che proiettavano lo sfondo su uno schermo cinematografico come non ne esistono nelle sale, più grande di quelli degli IMAX. Sul set, quindi, lo sfondo (finto, immagini realizzate in computer grafica) si vedeva già, gli attori recitavano guardando la vista dall’ultimo piano del grattacielo in cui sta la radio nel film; e quando (lo si coglie già nel trailer) esplode qualcosa nello sfondo, la luce dell’esplosione gli si riflette addosso, perché in realtà gli si sta riflettendo la luce dell’immagine proiettata.

Questo thriller di parole e voci, tutto in una stanza e in una macchina (più o meno) è stato girato quasi interamente al chiuso. È ambientato a Milano, ma in realtà non si sono mossi da Roma e anche le poche scene all’aria aperta, cioè i terrazzi della radio, sono state girate nel palazzo della BNL di Roma. Niente è vero ne Il talento del calabrone, come in fondo non sono vere le maschere che portano i personaggi, non sono veri i loro passati e, si scoprirà, nemmeno le loro intenzioni. Un film sulla forza del falso, che però è un giallo. Anche l’automobile da cui parla e minaccia Sergio Castellitto (bravissimo in una parte per la quale in Italia non ci sono riferimenti) non esisteva, o meglio, esistevano solo le parti inquadrate: era un pezzo d’auto su una piattaforma girevole, dietro la quale (di nuovo) gli sfondi erano proiettati.

Così, quando si arriva al gran finale incaricato di dare risposte (perché agisce così? Come mai ha chiamato proprio quella radio? Che cosa vuole dimostrare? Perché non si trovano informazioni su di lui?), la sorpresa sarà un gioco molto particolare tra realtà del film e realtà del set in cui è stato girato.

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[Fonte Wired.it]