Da Wired.it :
Tra le ossessioni dei Millenial, la generazione di nati tra il 1981 e il 1996, ce ne è una di plastica a forma di uovo. È il Tamagotchi, il giochino elettronico lanciato in Giappone il 23 novembre 1996 (nel resto del mondo sarebbe arrivato il primo maggio del 1997) che ogni bambino o neo-adolescente degli anni 90 ha avuto tra le mani almeno una volta. Imitatissimo nel tentativo di emularne il successo planetario (fino a marzo 2021 ne sarebbe stati venduti 83 milioni di esemplari), il Tamagotchi è un virtual pet, un animaletto fatto di pixel da accudire con costanza e attenzione.
Per farlo crescere (all’inizio è un uovo, non di gallina ma di alieno) deve essere nutrito, coccolato, pulito quando fa i bisogni, pena lo strazio di vederlo morire. Un incrocio tra un cucciolo e un bebè che ha creato una sorta di dipendenza per un’intera generazione. Per festeggiare i suoi 25 anni, Bandai (l’azienda che lo produce, insieme a molti altri giochi e gadget) ha lanciato una nuova versione dell’ovetto di plastica, Tamagotchi Smart. L’ultimo tassello di una storia fatta di edizioni limitate, film, videogiochi e curiosità.