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giovedì, Gen 12

Il telescopio spaziale James Webb realizza una nuova immagine di NGC 346

da Hardware Upgrade :

Abbiamo appena pubblicato la notizia della rilevazione dell’esopianeta LHS 475 b da parte del telescopio spaziale James Webb. Lo strumento scientifico, lanciato poco più di un anno fa e pensato all’inizio degli anni ’90, ha però diverse novità da mostrare al Mondo e agli appassionati. Se nel caso dell’esopianeta non ci sono immagini ma dati rilevati dallo spettrografo, in questo caso invece c’è la nuova immagine di NGC 346.

Questa è una delle regioni di formazione stellare più attive e particolari nelle galassie vicine e gli scienziati sperano, grazie al JWST, di svelarne molti dei segreti che ancora si celano al suo interno. Questa nebulosa si trova a 200 mila anni luce di distanza dalla Terra e proprio per via delle capacità del telescopio spaziale sono state rilevate caratteristiche sconosciute fino a poco tempo fa. Ecco quello che c’è da sapere.

NGC 346 vista dal telescopio spaziale James Webb

Oltre a essere moderatamente distante, NCG 346 si trova all’interno della Piccola Nube di Magellano, una galassia nana che si trova nelle vicinanze della Via Lattea. Questa regione di Universo è particolarmente interessante per le sue componenti: i ricercatori infatti hanno notato come la quantità di molecole più complesse di idrogeno ed elio (metalli) sono similari a quelle delle galassie primordiali.

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In particolare la Piccola Nube di Magellano ha una composizione simile a quando l’Universo era al suo massimo nella formazione stellare (epoca conosciuta come mezzogiorno cosmico). Certo, non si tratta di pochi centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang, ma un periodo compreso tra due e tre miliardi di anni. In quel momento le galassie erano particolarmente attive nella creazione di nuove stelle ed è stato quindi un periodo fondamentale per l’Universo come lo conosciamo ora.

Margaret Meixner (astronoma dell’Universities Space Research Association) ha dichiarato “una galassia durante il mezzogiorno cosmico non avrebbe una NGC 346 come la Piccola Nube di Magellano; ne avrebbe migliaia di regioni di formazione stellare come questa. Ma anche se NGC 346 è ora l’unico ammasso massiccio che forma furiosamente stelle nella sua galassia, ci offre una grande opportunità per sondare le condizioni che erano in atto a mezzogiorno cosmico”. Si tratta quindi di un vero e proprio sguardo al passato dell’Universo.

Si potranno analizzare i processi di formazione stellare di NGC 346 e confrontarli con quelli della Via Lattea per capirne differenze e similitudini. Qui “entra in gioco” il telescopio spaziale James Webb. Infatti grazie alle sue capacità risolutive è possibile analizzare negli infrarossi protostelle più piccole e leggere di quanto fatto in passato (anche grandi un decimo del Sole). La minore quantità di metalli ha influito sulla loro formazione ed evoluzione? Lo scopriremo.

Ma le stelle/protostelle non sono l’unico obiettivo. Infatti le analisi coinvolgono anche “i mattoni costituenti” per esopianeti e nuovi sistemi planetari. Trovare, per esempio, pianeti rocciosi all’interno della Piccola Nube di Magellano potrebbe ridefinire quando questi erano in formazione all’inizio della vita dell’Universo. In particolare NIRCam ha osservato nelle frequenze di 2,0 μm, 2,77 μm, 3,35 μm e 4,44 μm alle quali sono stati assegnati i colori (rispettivamente) blu, ciano, arancione e rosso donando così questo aspetto che varia da dorato al violaceo. Come sempre si può notare “la firma” del JWST con alcune stelle che presentato sei punte (e due più piccole) dovute alla conformazione dei segmenti dello specchio primario (e al supporto di quello secondario).


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