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Il vibecoding e l’arte di creare software senza saper programmare

da | Mar 7, 2025 | Tecnologia


Il vibecoding, un termine che sta diventando popolare sul web, descrive l’esperienza di creare software senza una conoscenza diretta della programmazione. Un concetto che sta riscrivendo le regole del gioco, grazie all’intelligenza artificiale. Se prima scrivere codice era il regno degli ingegneri informatici, oggi basta un’idea, un prompt e un po’ di pazienza per costruire strumenti digitali perfettamente funzionanti.

Il fascino del vibecoding sta nella possibilità di costruire software su misura, progettati per esigenze specifiche che le grandi aziende difficilmente prenderebbero in considerazione. C’è chi ha realizzato strumenti per trascrivere podcast, organizzare segnalibri sui social, calcolare se un mobile entra nel bagagliaio della propria auto o persino decidere cosa mettere nel pranzo scolastico del figlio, analizzando il contenuto del frigorifero. Soluzioni che non rivoluzionano il mondo, ma semplificano la vita quotidiana.

Le piattaforme per il vibecoding

Il vibecoding, che si potrebbe tradurre con programmare a sensazione seguendo l’istinto e la creatività del momento, non è nato dal nulla. Negli ultimi decenni, la programmazione è passata da un’arte oscura, riservata a pochi esperti con accesso a strumenti tecnici, a un’abilità sempre più diffusa grazie a linguaggi più semplici come Python e a piattaforme educative gratuite. L’AI ha dato il colpo di grazia a questa evoluzione: se prima servivano anni per padroneggiare sintassi e logica, ora basta un’idea e un’interfaccia intuitiva. Pensiamo a come i no-code tools come Bubble o Webflow abbiano preparato il terreno, permettendo a non programmatori di creare siti e app. Il vibecoding è il passo successivo, un’evoluzione che unisce la potenza dell’AI generativa alla creatività umana.

Oggi esistono diversi strumenti che permettono di sperimentare con la programmazione senza scrivere una sola riga di codice. Tra i più noti c’è Cursor, un editor che guida l’utente passo dopo passo nella creazione di software, proponendo suggerimenti e debug automatico. Replit offre un ambiente online per sviluppare e testare codice con il supporto dell’AI, mentre Bolt e Lovable permettono di costruire app e siti web a partire da descrizioni in linguaggio naturale. Alcuni di questi tools offrono versioni gratuite con funzionalità limitate, mentre i piani a pagamento sbloccano opzioni avanzate.

L’output di queste piattaforme può variare da semplici frammenti di codice, utili per automatizzare compiti specifici, a intere applicazioni complesse, pronte per essere utilizzate. La flessibilità è massima, con la possibilità di specificare linguaggi di programmazione e librerie di destinazione, e persino di sfruttare le capacità di generazione di codice di modelli linguistici di grandi dimensioni LLM come ChatGPT o Gemini, che possono interpretare le richieste in linguaggio naturale e tradurle in codice funzionante.”“Programmare sta diventando sempre più simile a un processo intuitivo. Descrivi l’idea, interagisci con l’AI e lei si occupa dei dettagli. La barriera alla creazione di software sta scomparendo ha scritto l’informatico Andrej Karpathy che ha creato il neologismo dedicato alla programmazione intuitiva.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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