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martedì, Mar 10

Il video sul coronavirus di Sgarbi e l’apologia di reato



Da Wired.it :

Il critico d’arte e politico si inserisce nel dibattito sul virus a modo suo: con un dilagare di parolacce e insulti e ventilando l’ipotesi del complotto

“Chi cazzo è Pregliasco”, si chiede Vittorio Sgarbi nel suo ultimo video sul coronavirus, anzi contro il coronavirus (che noi non embeddiamo per scelta). “Chi cazzo è Burioni”, ripete poco dopo. Verrebbe in realtà da chiedersi “chi cazzo è Vittorio Sgarbi”, per dirci che l’epidemia in corso è un falso allarme, che non c’è alcun pericolo e che si può andare in giro tranquillamente senza stare ad ascoltare appelli e decreti di, appunto, Pregliasco, Burioni e governo.

Vittorio Sgarbi è un critico d’arte. Quegli altri che lui cita sono invece virologi. Di fronte a un virus che a oggi ha causato 463 morti in Italia e che vede 733 persone ricoverate in terapia intensiva, il buon senso porterebbe a fidarsi più di questi ultimi che di una persona che, al massimo, può raccontarci la Nascita di Venere del Botticelli via skype per intrattenere i nostri lunghi pomeriggi di quarantena. Insomma, sarebbe finito qui il discorso, se non fosse che Vittorio Sgarbi è un personaggio pubblico, ha un forte seguito e, soprattutto, è un deputato.

Le teorie del complotto si sono sprecate in queste settimane a proposito del Covid-19, ma tendenzialmente si sono sviluppate nei gruppi Facebook e sui forum di no-vax e simili. Tutto cambia quando questi discorsi entrano in parlamento, o vanno in televisione. In una situazione di totale emergenza quale è quella attuale, in cui l’esecutivo ha dovuto di fatto ordinare l’isolamento delle persone per frenare la propagazione del virus e ripetere (o quanto meno provarci) il buon modello-Wuhan, chi incita alla libertà di movimento, alla violazione delle regole e, dunque, ridicolizza l’emergenza, semplicemente andrebbe messo nelle condizioni di non farlo. Di fatto, siamo davanti a un’apologia di reato, se si pensa che se si decidesse di seguire le indicazioni di Sgarbi, si incorrerebbe nella violazione dell’articolo 650 del codice penale – Inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità. Tre mesi di carcere o multa.

Ah allora volete la dittatura come in Cina, in cui il dissenso è silenziato, diranno. Ma quando si è davanti a un’emergenza sanitaria, a centinaia di morti, a migliaia di contagiati, a sistemi sanitari al collasso, siamo già usciti di parecchio dal campo della democrazia. La gestione del Covid-19 non è un dibattito da bar in cui vince chi sa argomentare meglio. Ci sono delle disposizioni da seguire, se no non se ne uscirà più. È un discorso di sicurezza nazionale, la libertà c’entra ben poco in questa fase. Anche perchè se no si entra nel decennale discorso sui vaccini. La libertà di scelta su questi ultimi non è un esercizio democratico, ma un atto terroristico.

Se non si può ovviamente limitare la libertà di ogni cittadino di dire e pensare quel che vuole sull’emergenza in corso, quanto meno si pretende che i personaggi pubblici, la politica, non contribuiscano ad alimentare il caos. I primi sono tenuti a rispettare i nuovi decreti, i secondi a chiedere di rispettarli. La violazione di entrambi questi assunti dovrebbe costituire reato, senza distinzione. Ma d’altronde Vittorio Sgabri è in buona compagnia nel club dei menefreghisti pubblici del virus. C’è il pentastellato Davide Barillari, che qualche giorno fa ci rivelava il suo grande scoop – giuria del premio Pulitzer, tieniti pronta – delle case farmaceutiche che guadagnano a creare i vaccini. E che oggi si sveste dei panni del giornalista d’inchiesta, per mettersi quelli dell’infettivologo e dirci che ora tanto arriva il caldo e il virus sarà solo un lontano ricordo, semmai preoccupiamoci del turismo in questo momento invece di fare gli allarmisti. Ma c’è anche la leghista Barbara Saltamartini, che mentre noi ceniamo chiusi in casa a un metro di distanza l’un l’altro per seguire le indicazioni governative, ci fa vedere quanto siamo stronzi pubblicando una foto del suo private party con 60 persone ammassate a fare trenini, abbracciarsi e flirtare.

Il Covid-19 ha dato pane per i loro denti ai provocatori di professione o a certi dilettanti allo sbaraglio della politica italiana. Eppure questa volta, a differenza di altre gaffe del passato, l’argomento è serio: c’è un dramma sanitario lì fuori. Certi svarioni pubblici non sono più tollerabili, c’è già il gap civico degli italiani a fare abbastanza danni.

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[Fonte Wired.it]