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martedì, Ott 22

Il Wwf è implicato in un grave caso di violenze e abusi in Camerun


Secondo Buzzfeed, che lo ha scoperto, l’organizzazione internazionale sapeva di denunce di abusi su una popolazione di pigmei in Camerun, ma ha voltato la testa

Una mongolfiera a marchio Wwf sorvola Manaus, in Brasile (foto: EVARISTO SA/AFP via Getty Images)

Il sito americano Buzzfeed ha scoperto che alcune unità anti-bracconaggio finanziate dal Wwf hanno ucciso e stuprato alcune persone facenti parte di una popolazione di pigmei di etnia Baka in Camerun, e che l’organizzazione ne era a conoscenza almeno da un paio d’anni – le prime denunce risalgono al 2015 – ma ha comunque continuato a supportarle economicamente. Le responsabilità di queste guardie e il silenzio del Wwf emergono da un’inchiesta che il sito ha portato avanti negli ultimi mesi e che ha portato alla pubblicazione di diversi articoli a partire dal marzo scorso.

Inizialmente, l’organizzazione aveva provato a minimizzare il caso dicendo che quanto scritto negli articoli non corrispondeva ai fatti dei quali era a conoscenza. Katie J.M Baker e Tom Warren, i due autori dell’inchiesta per Buzzfeed, hanno però dimostrato che si trattava di una menzogna perché a gennaio 2018 il direttore generale Marco Lambertini e il direttore esecutivo Dominic O’Neill hanno ricevuto un report di 60 pagine dal quale emergevano diffuse e preoccupanti accuse a carico di queste guardie. Il documento era stato commissionato dal Wwf e redatto da un avvocato per i diritti umani – di nome Paul Chiy – che aveva anche fatto presente che questi crimini venivano commessi con la connivenza o comunque sotto la supervisione di membri del Wwf.

Interpellato a questo proposito, il Wwf ha risposto di essere ben a conoscenza delle “sfide che deve affrontare in Camerun”. Proprio per questo motivo, si legge in una nota inviata per mezzo dello studio legale Carter-Ruck, ha pensato a una serie di azioni da implementare entro il 2019, e sta ancora lavorando a questo piano. Nella nota si legge anche che il Wwf non ha pubblicato questi documenti perché temeva per la salute e la sicurezza dei testimoni che venivano citati.

Gli abusi dei guardacaccia

Baker e Warren scrivono che il report di Chiy non è che uno dei documenti che dimostrano che il Wwf sapeva di questi crimini commessi dalle unità anti bracconaggio. Ce ne sono almeno altri tre che l’organizzazione ha commissionato a partire dal 2015.

Quello di Chiy, in particolare, sottolineava che queste guardie avevano stuprato una donna, torturato un uomo e ne avevano costretto un altro a mangiare carne cruda di animali selvatici. A seguito di questo episodio, l’uomo si era ammalato ed era in seguito deceduto. Chiy nel report aveva anche messo a punto un piano per risolvere questo problema e consigliato di rivedere il modo in cui venivano riportati gli abusi e di condurre una campagna per far sì che le popolazioni indigene si sentissero meno impotenti.

Non è la prima volta che queste unità vengono accusate di crimini terribili. Buzzfeed scrive che già nel 2015 diverse ong avevano avvertito il Wwf che le guardie terrorizzavano le popolazioni indigene. L’organizzazione però non ha smesso di finanziare queste unità e si è limitata a commissionare alcuni report, senza arrivare a una soluzione, tant’è che nel 2017 è stata denunciata anche dall’Onu. Il motivo: supportava guardie che usavano “l’intimidazione, la tortura e punizioni arbitrarie”.

Molte delle persone che hanno denunciato queste guardie hanno detto che spesso venivano punite perché sospettate di essere dei bracconieri. Spesso però le unità non avevano le prove per dimostrarlo e le sottoponevano a trattamenti disumani o abusavano di loro. I giornalisti di BuzzFeed scrivono che dai report si evince che le vittime (o almeno quelle che sono sopravvissute) erano disposte a denunciare e a identificare i bracconieri, ma pensavano che ciò non avrebbe portato nessun risultato.

Le misure adottate dal Wwf

Buzzfeed scrive che da quando ha iniziato a pubblicare questi articoli il Wwf ha avviato una nuova indagine, promesso di portare il pubblico a conoscenza dei risultati e lanciato un piano per per promuovere i diritti delle popolazioni indigene. Lo stesso direttore esecutivo O’Neill è andato personalmente in Camerun e oggi le guardie non viaggiano più su mezzi col logo del Wwf.

Molti dei consigli che Chiy aveva però dato nel suo report sono rimasti inascoltati e gran parte delle misure devono tuttora essere implementate.

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