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martedì, Gen 23

Ilaria Salis, come è andato l’incontro tra il governo e la famiglia



Da Wired.it :

Come anticipato da Wired, il governo Meloni ha incontrato Roberto Salis, il padre di Ilaria Salis, trentanovenne attivista di Monza detenuta a Budapest dall’11 febbraio 2023 con l’accusa di “lesioni potenzialmente mortali” ai danni di due militanti neonazisti, per discutere delle strategie per il rientro della donna dall’Ungheria. L’incontro è avvenuto alle 9.30 ed è finito dopo circa tre quarti d’ora. A rappresentare l’esecutivo c’era il ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

Al centro della riunione, il primo incontro ufficiale ad alto livello con la famiglia Salis “le strategie da mettere in campo per ottenere il trasferimento di Ilaria nel nostro Paese durante la carcerazione preventiva, che dura da oltre undici mesi – spiega Salis a Wired –. Sono state fatte alcune ipotesi di lavoro assieme a Nordio e alcuni tecnici del ministero, che il guardasigilli ha fatto entrare in un secondo momento dopo qualche minuto a tu per tu“. Salis ha trovato il ministro “sinceramente partecipe al problema familiare. Chiaramente, anche in Ungheria vige la separazione dei poteri e la politica non può interferire con la magistratura. Credo però che il governo abbia la possibilità di fare qualcosa, grazie ai contatti personali“. Salis non si sbottona sulle strategie proposte dal ministero. L’idea della famiglia è quella di spingere per cambiare la misura cautelare in corso (ossia il carcere) in attesa della sentenza, aggiunge Eugenio Losco, avvocato italiano dell’attivista, perché i tempi dei procedimenti in Ungheria possono essere lunghi: “Se si arrivasse in fondo ai tre gradi di giudizio, ci potrebbero volere diversi anni“.

Ipotesi non remota, quella del ricorso, dal momento che l’imputata rischia una pena fino a ventiquattro anni, se riconosciuta colpevole. Secondo la difesa il caso è stato gestito in modo sproporzionato: gli aggrediti sono stati dimessi dall’ospedale con prognosi, rispettivamente, di cinque e otto giorni. Nessuna denuncia da parte loro, per un reato che, con questi parametri, in Italia richiede querela di parte perché si avvii un procedimento. “Hanno promesso di vendicarsi in strada – ha raccontato il padre a Wiredmodalità secondo cui dicono essere soliti regolare le proprie questioni. Intanto, hanno pensato bene di pubblicare il mio indirizzo di casa”.

Il centrodestra batte un colpo

Finora c’erano stati scambi solo con il corpo diplomatico. Per la donna si è mobilitato il centrosinistra con diversi parlamentari, tra cui Ilaria Cucchi (Alleanza Verdi-Sinistra) e Lia Quartapelle (Pd), ma anche Ivan Scalfarotto di Italia Viva e Benedetto Della Vedova di +Europa,. Ancora più ampio il movimento d’opinione su media e reti sociali. Ora anche l’esecutivo guidato dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha battuto un colpo. Venerdì 19 gennaio la chiamata dal governo alla famiglia Salis. Le buone relazioni tra la leader di Fratelli d’Italia e il premier magiaro Viktor Orbán potrebbero diventare un elemento cruciale nel complicato caso, che si pone all’intersezione tra diritto nazionale e normative europee, e mette in risalto l’ampia discrezionalità lasciata agli Stati dagli accordi continentali.

Lunedì 22 gennaio il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha visto a Bruxelles l’omologo ungherese. Il ministro è stato attento a non intaccare la credibilità della magistratura magiara per sperare di sbrogliare la matassa. “Ho chiesto un impegno attento da parte ungherese sulla situazione della nostra connazionale per garantire tutti i diritti che hanno i nostri detenuti“, ovvero un “trattamento rispettoso delle regole e della dignità della persona ed eventuali soluzioni alternative alla detenzione”, ha affermato. Una lettera dell’imputata nei mesi scorsi aveva descritto le dure condizioni di detenzione in un regime carcerario assimilabile, spiega l’avvocato difensore Eugenio Losco, a quello di massima sicurezza italiano. Celle anguste, promiscue e poco aerate. Per i primi mesi, niente cambi di biancheria e persino assorbenti. Nessun servizio di traduzione.

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Il governo Meloni non ha fatto ancora nulla per aiutare l’italiana in detenzione preventiva a Budapest da ormai un anno. Al suo fianco della donna e della famiglia la senatrice Ilaria Cucchi e i garanti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale

Il caso dell’attivista monzese

Ilaria Salis è stata arrestata l’11 febbraio 2023 nella capitale ungherese con l’accusa di aver aggredito, assieme ad altri, due neonazisti a margine del Giorno dell’Onore, celebrazione annuale non autorizzata (ma tollerata dal governo di Viktor Orbán) in memoria dei caduti di Wermacht e SS durante la Seconda guerra mondiale. Un raduno in cui, lamenta Roberto Salis, non sarebbero mancate violenze. “Quello che viene contestato a mia figlia è assurdo – ha affermato – Sto raccogliendo un dossier sulle aggressioni neonaziste durante il Giorno dell’Onore: si tratta di militanti, che, a differenza di Ilaria, sono stati colti sul fatto nel commettere reati e rilasciati dopo soli due giorni. Bisogna far capire all’opinione pubblica come sono andati realmente i fatti, e aiutarla a contestualizzare”. Secondo quanto riferito da Salis, alle persone migranti viene consigliato di restare in casa durante la manifestazione neonazista, per evitare il rischio di attacchi xenofobi.

Il processo contro Ilaria Salis si aprirà il 29 gennaio a Budapest, quarantotto ore dopo il Giorno della Memoria dedicato alle vittime dell’Olocausto. A Budapest l’attivista è difesa dall’avvocato György Magyar, una lunga storia di attivista per i diritti civili. Si tratterà di un’udienza tecnica a porte aperte, in cui si prevede che l’accusa scoprirà le proprie carte e Salis si dichiarerà innocente. Saranno presenti la famiglia e rappresentanti del corpo diplomatico italiano. Nei giorni scorsi sono nati due comitati per chiedere il rimpatrio di Salis, entrambi dall’iniziativa di ex compagni di studi. In rete anche una raccolta di firme che è vicina alle cinquantamila adesioni.



[Fonte Wired.it]