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Immunoterapia, al via la fase dei test del farmaco italiano per renderla più sicura

da | Apr 29, 2025 | Tecnologia


Una sperimentazione potrebbe aprire nuovi orizzonti nel campo dell’immunoterapia. Si tratta di una ricerca che ha preso le mosse dieci anni fa all’Università degli Studi di Milano da cui è nata come spin off la startup CheckMab e che adesso si appresta ad entrare nella fase più delicata, quella dei test. L’obiettivo è realizzare un farmaco innovativo in grado di superare alcune criticità esistenti.

Eliminare gli effetti dell’immunoterapia sugli organi sani

Le cure immunoterapiche, relativamente recenti, sono state adottate per combattere i tumori assieme a quelle più classiche come la chirurgia, la chemio e radioterapia. A differenza di queste ultimi, l’immunoterapia agisce per potenziare la risposta da parte delle cellule che si occupano della difesa del nostro organismo, sfruttando la capacità da parte del sistema immunitario di riconoscere e attaccare gli agenti esterni, come il cancro in questo caso. Una reazione che non sempre avviene, perché i tumori inibiscono la risposta da parte del sistema immunitario: gli immunoterapici servono proprio a evitare questo effetto, facendo in modo che la risposta sia sempre attiva. Come spiega Sergio Abrignani, docente di Patologia Generale e cofondatore di CheckMabl’immunoterapia è abbastanza efficace nei tumori esposti al mondo esterno – come il melanoma della cute, il carcinoma polmonare, i tumori delle vie urinarie o i tumori dell’area testa-collo – dove agisce togliendo il freno alla risposta immunitaria imposto nel microambiente tumorale dalle cellule cancerose. Con l’immunoterapia adottata negli ultimi anni si recupera la funzionalità delle cellule del sistema immunitario presenti attorno al tumore che possono così provare ad eliminare le cellule tumorali”. Il problema è che questa terapia si estende anche dove non dovrebbe rischiando di essere controproducente:Questi stessi farmaci – continua il professore – agiscono anche sulle cellule del sistema immunitario presenti negli organi sani dove l’eliminazione del freno naturale causa malattie autoimmuni che nel 10% dei casi costringono all’interruzione della terapia che sarebbe molto utile contro il tumore del paziente”. L’obiettivo della startup è di evitare questi effetti collaterali in modo da preservare l’effetto positivo della cura: “I nostri anticorpi, anziché bersagliare le molecole che sono sulle cellule immunitarie di tutto l’organismo, bersagliano solo quelle che stanno nei tessuti tumorali e così riescono a togliere il freno in modo selettivo, evitando di conseguenza che il sistema immunitario si attivi inopportunamente

Si prepara la fase 1 con la sperimentazione su 50 pazienti

Il team di CheckMab è formato da 8 persone della Statale di Milano, con il coordinamento di Renata Grifantini, direttore Scientifico e General Manager, con alle spalle incarichi nel privato e presso istituti come il Max Planck. “Dopo 3 anni e mezzo – ricorda Abrignani – avevamo una pipeline con due ottimi anticorpi monoclonali, farmaci biotech prodotti in cellule di mammifero, che ci hanno resi appetibili ad aziende farmaceutiche. Nel 2023 abbiamo concluso un accordo di licenza esclusiva di un nostro anticorpo monoclonale con la Big Pharma tedesca Boehringer Ingelheim che ha sviluppato questo anticorpo” Entro l’inizio del prossimo anno la società avvierà la sperimentazione della cosiddetta di fase 1 su circa cinquanta pazienti per verificare se insorgono effetti collaterali e ottenere qualche indicazione preliminare sulla bontà dell’ipotesi terapeutica. In seguito, ci sarà una ulteriore fase con diverse centinaia di pazienti per dimostrare in modo statisticamente significativo l’efficacia terapeutica e verificare l’eliminazione degli effetti collaterali della immunoterapia classica.

Tra due anni il nuovo farmaco

Qualora la sperimentazione dovesse procedere senza controindicazioni tra due anni si dovrebbe arrivare al nuovo farmaco. Sarebbe un risultato molto importante nella cura ai tumori che aprirebbe nuove prospettive all’immunoterapia: secondo la Fondazione Veronesi nel 2010 la sopravvivenza a un melanoma metastatico era di 6-9 mesi mentre oggi con l’immunoterapia il 20 per cento di questi pazienti è vivo a dieci anni dalla diagnosi. Non solo il melanoma ma anche il tumore al polmone e al rene possono essere trattati con questa terapia che necessita di un potenziamento della ricerca per consentire a tutti i pazienti di usufruirne. Consapevoli di questa urgenza il gruppo di CheckMab è impegnato nello studio altre applicazioni: “Stiamo lavorando per realizzare altri trattamenti terapeutici – annuncia Abrignani –che possano togliere il freno nel modo più equilibrato possibile, in modo che l’immunoterapia sia più sicura. Aspettiamoci altre sorprese positive.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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