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Imputabilità dei minori di 14 anni, cosa dice la legge italiana

da | Ago 13, 2025 | Tecnologia


Imputabilità dei minori di 14 anni in Italia. Se ne parla molto in queste ore: Cecilia De Astis, 71 anni, è la donna deceduta dopo essere stata investita da un’auto pirata a Milano. Secondo quanto ricostruito dalla Polizia locale, al volante del veicolo, che risultava rubato, c’erano quattro minorenni. Dopo l’impatto, i ragazzi avrebbero abbandonato la macchina e in seguito sarebbero scappati a piedi. Dopo ore di indagini, la polizia di Milano ha ritrovato i quattro ragazzi fuggiti: si tratta di tre maschi e una femmina, di età inferiore ai 14 anni. I quattro, tutti nati in Italia da una famiglia di origine bosniaca e con meno di quattordici anni, non possono essere considerati penalmente responsabili secondo la legge.

Cosa dice la legge italiana sull’imputabilità dei minori di 14 anni in Italia

Questo perché, secondo l’articolo 97 del codice penale, i minori di 14 anni non possono mai essere considerati imputabili. L’articolo 98, invece, stabilisce che sono imputabili i soggetti che, al momento del fatto, hanno compiuto 14 anni ma non hanno ancora raggiunto i 18, purché abbiano la capacità di intendere e di volere. Di conseguenza, per i minori tra i 14 e i 17 anni è sempre necessario verificare tale capacità in relazione al reato commesso, mentre negli adulti questa è automaticamente presunta.

I ragazzi sono stati ricondotti al campo rom, mentre la Procura per i minorenni sta analizzando il loro comportamento per capire il livello di rischio sociale e stabilire quali interventi siano più appropriati. Tra le opzioni al vaglio ci sono percorsi educativi mirati o l’inserimento in strutture comunitarie. Parallelamente, viene valutata anche la condotta dei genitori, per accertare eventuali mancanze nella sorveglianza dei figli. Quindi, anche se i minori di 14 anni non possono essere sottoposti a procedimento penale, non restano del tutto estranei al sistema giudiziario. È possibile adottare misure di sicurezza, interventi che non hanno natura punitiva, ma mirano alla tutela e al recupero.

Come ha spiegato il Professore Francesco Centonze al Corriere, “In generale, il nostro legislatore presume che il minore, fino ai 14 anni, non sia imputabile: è privo di un’adeguata maturità e incapace di cogliere il significato etico e sociale delle proprie azioni. Il procedimento, in tali casi, si conclude con un non luogo a procedere, salva l’applicazione di misure come il collocamento in comunità”. Mentre, secondo il professore, i genitori “Potranno essere ritenuti responsabili civilmente e penalmente ma solo se sarà accertata la loro conoscenza della situazione pericolosa e la possibilità di agire per impedire i reati”.

Anche la magistrata Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, ha spiegato al Corriere che “I ragazzi non sono in grado di comprendere le conseguenze delle loro azioni a quell’età e di conseguenza non si asterrebbero comunque dal porle in essere solo perché destinatari dell’azione penale. L’obiettivo, invece, è quello di correggere le loro azioni, far intraprendere loro un percorso di responsabilizzazione, guidandoli e orientandoli in assenza di figure autorevoli nell’ambito familiare”.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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